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CONTURBAND: REPORTAGE BANJA LUKA

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Una fenomenale Conturband è tornata a casa il giorno 17 ottobre dopo l’esperienza a Banja Luka, la capitale della Repubblica Srpska – Bosnia Erzegovina. Invitata insieme ad altre realtà musicali del sud Italia dalla locale Università (Dipartimento di Italianistica) per l’annuale Settimana della Cultura Italiana, la band turese ha potuto vivere una scatenata ed energica settimana all’insegna della musica da strada.

All’arrivo, la Conturband ha trovato un clima non troppo mite: pioggia, freddo ed addirittura una spolverata di neve il mattino di giovedì 15; a riscaldare l’avventura ci ha pensato la gente, davvero cordiale, disponibile e aperta. I ragazzi si sono trovati di fronte ad una terra con clima, cultura e tradizioni estremamente vari e non comuni ai nostri (basti pensare alla religione: le popolazioni serbe sono per la maggior parte ortodosse).

L’avventura è iniziata la sera del 10 ottobre: la band alle ore 22,30 si è imbarcata per Dubrovnic, una ridente cittadina croata. Da qui un pullman ha condotto i musicisti a destinazione; nel frattempo gli streeter hanno potuto gustare il primo pasto bosniaco presso un ristorantino nei pressi di Mostar: menù a base di arrosto di agnello accompagnato con della buona birra prodotta in loco.

Domenica pomeriggio la Conturband ha trovato sistemazione in una pensione con camere da tre, quattro e sei persone; l’accoglienza è stata delle più cordiali. “Impossibile capacitarsi del fatto che in queste terre abitate da gente così cordiale, fino a dieci anni fa vi era la guerra” – hanno commentato i ragazzi. La cena è stata organizzata presso un pub della zona, a base di burèk (una pietanza tipica serba a base di carne) e birra. Di giorno, escluse le mattinate di martedì 13 e mercoledì 14 a causa della pioggia e del vento freddo, la band ha approfittato per conoscere la città, perlustrandola in lungo e in largo; dapprima nelle strade principali di Banja Luka, poi anche in quelle più piccole e nascoste della città storica. Le impressioni dei componenti della band sono state molto positive: si tratta di una città con grande rispetto per l’ambiente e il verde. “La gente del luogo è apparsa civilissima”. I grandi spazi verdi, le strade larghissime e sempre alberate e le file delle auto incolonnate, rispettose di un silenzio difficile da concepire nelle nostre grandi città, sono state le costanti particolarità notate durante la visita a Banja Luka. Ha colpito molto anche la vita culturale e sociale notturna: la sera, infatti, nei locali prescelti dall’organizzazione dell’evento si sono tenuti i concerti degli altri artisti del Sud Italia invitati a suonare per l’occasione. Ne citiamo alcuni: Sergio Laccone e il suo trio, AcomeAndromeda, Volveretas Trio, Davide Torrente Ensemble e Il Tratturo.

La Conturband si è esibita mercoledì 14 e venerdì 16 nella strada principale di Banja Luka, Godspovska Ulìca. Un vero successo di piazza dimostrato dal bagno di folla, gli scroscianti applausi, incessanti “biis”, i canti corali e le danze scatenate di un pubblico giovanissimo (per lo più ragazzi dai 10 ai 30 anni) che ha risposto alle note di “YMCA”, “Rocky’s Theme”, “Another brick in the wall” e altri pezzi storici. Ogni sfilata durava un’ora. Un’ora di sudore ed energia.

Una curiosità: l’esibizione della Conturband, oltre ad aver attirato l’attenzione delle autorità e organizzatori locali – tanto da essere già richiesta per l’anno prossimo -, ha anche avvicinato questi giovani all’artista Sergio Laccone. Il Direttore Artistico, prof. Angelo Gasparro, e il Presidente dell’Associazione “Conturband”, dott. Nuccio Gargano, stanno valutando la possibilità di avviare una collaborazione duratura con lo stesso Laccone. Questo dimostra come la musica non sia solo ponte tra civiltà diverse ma anche, soprattutto, tra persone con esperienze, preparazione e professionalità diverse. Pare che ci siano tutti i presupposti affinché quest’idea si concretizzi.

Altro punto di forza della “vacanza musicale” della band è stata la conoscenza di nuove persone, soprattutto studenti del Dipartimento di Italianistica dell’Università di Banja Luka. Questi ultimi hanno avuto la possibilità di mettere giornalmente alla prova il proprio italiano; allo stesso tempo i nostri hanno provato a spiccicare qualche timida parola in inglese e ad impararne qualcuna della lingua serba. Insomma, uno scambio culturale interessante, intenso e vivo.

Non sono mancati momenti toccanti: alla richiesta di qualche “conturbandista”, rivolta agli amici serbi, di parlare dell’ultima sanguinosa guerra, le risposte sono state complete, lucide, ma non prive di lacrime. Hanno raccontato il proprio vissuto dettagliatamente con un briciolo di malinconia e tristezza: sentimenti di chi ha visto la guerra con i propri occhi. Una dimostrazione di spiccata sensibilità per ragazzi coetanei alla maggior parte dei componenti della Conturband.

Proprio da questi momenti, e dai momenti di rumorosa compagnia conviviale, sono nate amicizie e anche amori. Certo, la distanza potrebbe incidere negativamente per chi avesse trovato la propria dolce metà.

Ad ogni modo, le impressioni di tutti i musicisti sono state ottime, malgrado un iniziale pizzico di pregiudizio nei confronti di queste terre martoriate. Al momento del ritorno qualcuno aveva le lacrime agli occhi. Bello il commento del Presidente della Conturband, dott. Nuccio Gargano, che ha rivelato come in realtà la band abbia esportato “un repertorio italiano in una terra straniera, con risultati certamente positivi dal punto di vista del calore umano e dell’energia che è stata trasmessa, a prescindere dai valori della cultura italiana: è stato costruito, grazie alla musica, un ponte tra due popoli. Le differenze tra popolo serbo e popolo italiano sono lampanti, sotto il profilo musicale, della religione, degli stili di vita, ma il fatto che la Conturband sia stata apprezzata fa capire che il messaggio musicale è arrivato a gente che è abituato a sonorità e tipologie di musica differenti da quella occidentale”.

E se chiediamo alla band come reputa il raggiungimento di questo traguardo, ossia l’essere stati chiamati per la prima volta in Bosnia?”. Unanimemente ci rispondono cosi: “questo non rappresenta punto di arrivo, ma un punto di partenza verso nuovi obiettivi e orizzonti culturali“.

Ed è quello che noi auguriamo a questi giovani ragazzi, affinché continuino a crescere musicalmente e umanamente, costruendo ponti tra culture diverse. In bocca al lupo per il futuro!

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