MANZINI E VALERIO RACCONTANO
Nella serata di ieri, 10 ottobre, presso la Sala Convegni del Centro Culturale Polivalente, l’Associazione Presidio del Libro di Turi ha presentato Nudo di famiglia di Gaia Manzini e La gioia piccola di esser quasi salvi di Chiara Valerio. L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con il Comune di Turi e la libreria Eleutera e promossa dalla Regione Puglia.
Apre la serata un pezzo del brano “Ancora qui”di Renato Zero, interpretato da quattro membri dell’Associazione Presidi del libro. Alina Laruccia, responsabile dell’Associazione, con il commento del Dott. Paolo Danza, psicopedagogista, commenta i libri avvalendosi di letture e spiegazioni delle autrici.
La presentazione si sviluppa con l’intreccio dei contenuti dei due testi, in un gioco di lettura e ricerca conoscitiva ed introspettiva dei personaggi descritti. Immagini di una realtà complessa nella quale ognuno vive ed agisce in maniera solitaria, con una incapacità di comunicare all’interno della stessa famiglia, con sentimenti forti ed a volte ostili, nei confronti anche del proprio vicino di casa o dell’amico di famiglia.
NUDO DI FAMIGLIA
Danza descrive le vicende narrate dalla Manzini delle “storie invisibili, rese visibili”. Storie molto forti, che ci liberano dalle classiche immagini di “famiglia da Mulino Bianco”, dal velo di ipocrisia e di falsità che la televisione o le apparenze ci vogliono quotidianamente fornire. Ne emerge il ritratto di famiglie nelle quali regna l’incomprensione, l’incomunicabilità e l’ignorarsi. Famiglie nelle quali neppure i membri si conoscono tra loro e si ignorano le necessità, i desideri o i sogni altrui. Nudo di famiglia racconta 15 storie, tutte tra loro diverse, ma crea un’immagine comune ed unitaria di quello che è la società odierna.
Il risultato finale sembra la rappresentazione di un immenso quadro, o di un puzzle variegato, composto di tanti pezzi, tra loro differenti, ma che guardati nell’insieme creano un’immagine sociale unica. Se avesse voluto dipingere realmente un quadro della sua società quale sarebbe stato il colore dominante?
“Sicuramente il blu. O meglio: il blu notte, il blu profondo, come profondi sono i sentimenti e le emozioni che emergono e che volevo far emergere. Il blu, ancora, è il colore che più adoro; è il colore che sempre mi accompagna; è il colore dell’acqua profonda; è il colore che più degli altri esprime me stessa”.
C’è un racconto, tra i 15, che maggiormente sente suo?
“Tra tutti Salmoni. È il racconto di una figlia che dopo un lungo periodo di assenza torna a casa e trova la sua camera affittata ad un’altra ragazza. La sconosciuta si trova a vivere con i suoi genitori, così come faceva lei anni prima. Le sembra che il tempo non sia mai passato, come se la vita non fosse andata avanti. È una sensazione che anche io – dice Gaia Manzini – ho provato per lungo tempo”.
LA GIOIA PICCOLA DI ESSERE QUASI SALVI
Chiara Valerio è al suo secondo romanzo. Inizia subito col dire che voleva “scrivere un libro che comincia e finisce con scene di morte. Ma la morte non intesa con un’accezione negativa bensì con un significato neutro, perché è una cosa naturale, alla quale tutti dobbiamo arrivare”.
Anche i suoi personaggi sono il riflesso della società odierna, una realtà nella quale sembrano perduti gli antichi valori e i più piccoli non guardano più al mondo con lo sguardo del fanciullo. I ragazzi manifestano un’incapacità di “esprimere desideri guardando una stella cadente. Solitamente si chiede la prima cosa che passa per la mente, ma la maggior parte delle volte, non sono veri desideri”.
Il romanzo ruota attorno alla figura di nonna Agata che a causa dell’età dimentica giorno dopo giorno i nomi e le cose: tutto quello su cui aveva basato la sua esistenza. “Di fronte alle diverse necessità e difficoltà del vivere quotidiano si rifugiava nel libro, nella lettura, dove pensava di trovare la soluzione ad ogni suo problema. Oggi, però, Agata è persa nella memoria”, la traccia di un passato che cerca di far convergere con il futuro degli altri protagonisti. Il risultato è un equilibrio instabile, “una precarietà che sembra essere per il mondo contemporaneo la nuova normalità”. Insicure e precarie sono le condizioni dei ragazzi rappresentati, condannati ad un destino comune, inevitabile, dal quale non ci si può salvare. Il romanzo però ha un risvolto positivo con la figura di una ragazza, Leni, unica “salvatrice”, unico “personaggio di carne”, consapevole di sé e delle sue capacità. Sarà lei a far conoscere quali sono, nell’odierna società, le “piccole gioie di essere quasi salvi”.
C’è un o una protagonista del libro?
“La protagonista è Giulia che porta il nome di mia sorella. Io ne ho due: Silvia, di cui ho dato il nome alla protagonista del mio primo libro, e Giulia, appunto. Lei subisce un trauma durante la sua infanzia: assiste al suicidio della propria madre, la figlia di Agata. L’immagine del sangue per terra e la rapida consapevolezza della morte e dell’esistenza umana la condurranno a fuggire lontano dal luogo della sua tristezza alla ricerca di una salvezza. Si accorge dell’impossibilità di vivere una vita felice e che la sua condizione di smarrimento sarà più forte al suo ritorno a casa. Nonna Agata sarà incapace di riconoscerla: non ricorda di avere una nipote, ha dimenticato che lei esiste”.