PROSTITUZIONE LA STORIA DI ROXANA
LA STORIA DI ROXANA: “Prostituta? Un pò mi vergogno ma lo fanno in tante, dalla televisione alla politica. E poi si guadagna bene…”.
E’ un tiepido pomeriggio di settembre, uno di quelli che ti ricorda come l’estate sia ormai finita e l’inverno è alle porte. Siamo in viaggio, verso Bari, per sistemare delle questioni di studio.
Una svolta sulla statale e siamo sulla corsia di accelerazione per immetterci in carreggiata. Vediamo una donna, al centro della strada, che ci fa cenno di fermarmi. Preoccupati, accendiamo le frecce e accostiamo. E’ una donna di circa 35 anni, alta, magra, e bella. E’ vestita con una gonna che le cade sulle ginocchia, indossa una maglietta finissima, rosa, scollata. Lo zainetto in spalla.
Biascica qualche parola: non sarà italiana, ha uno strano accento. Le chiediamo cosa succede; dice che le serve un passaggio per Bari. Noi stiamo andando verso quella direzione, c’è un posto in macchina per lei.
Le offriamo un passaggio, lei entra subito in auto, senza pensarci più di tanto. Sistema le sue cose sui sedili posteriori e partiamo per Bari. Quando proviamo a rivolgerle la parola, si capisce subito che è una donna “particolare”; Accanto a noi c’è una prostituta. Nell’aria si respira il timore che ci siano pattuglie della polizia e vorremmo evitare situazioni scomode.
Roxana, questo il suo nome, racconta così la sua esperienza, qui, in Italia, da prostituta “protetta”. La prostituzione è un mondo osceno, brutto, freddo, serve protezione, cinismo e indifferenza: “Anche se un po’ mi vergogno -si giustifica- in fondo lo fanno in tante, perché io no dovrei?”.
- Come ti chiami? Da dove vieni?
- Mi chiamo Roxana. Ho 25 anni. Sono di C?pâlna, un villaggio rumeno vicino S?sciori (distretto di Alba, in Transilvania).
- Come mai sei in Italia? Come ci sei arrivata?
- Sono in Italia perché in Romania c’è miseria. Siamo diventati cittadini europei da poco, ma siamo pur sempre di etnia Rom. E questo in Romania non è bello. Siamo arrivati qui passando dalla Grecia. Siamo partiti dal porto di Atene in un mercantile, chiusi in venti nel cassone di un camion che portava verdure. Stretti tra le casse, con un forte odore di verdure, in pessime condizioni igieniche. Siamo stati chiusi lì dentro per almeno due giorni e mezzo, quasi tre.
- E dalla Grecia a Bari?
- No. A Brindisi. Da lì, poi, a Bari.
- Cosa hai fatto, il primo giorno che sei arrivata in Italia? Avevi contatti qui? Una guida, un’amica, un familiare?
- No, nessuno. Non mi aspettava nessuno. Vengo da una famiglia distrutta dalla miseria: mio padre, proprietario terriero, cadde in disgrazia sotto il regime del dittatore Ceau?escu. La mia famiglia, non avendo più i mezzi economici per crescermi ed educarmi, mi abbandonò in strada. Avevo 10 anni. Dovevo vivere in qualche modo, non avevo altri parenti, a parte la nonna da materna con cui, però, la mia famiglia non aveva più rapporti da venti anni. Iniziai a vivere di piccoli espedienti, piccoli furti, accattonaggio. Finché iniziai anche a prostituirmi. Riuscivo finalmente a guadagnare qualcosa in più, ma in Romania comunque era insufficiente. Una mia amica allora mi suggerì di partire con lei in Italia. Se proprio dovevamo prostituirci, almeno lo avremmo fatto con una paga decente e sfruttando appieno le nostre possibilità fisiche. Dopotutto, pensavo, era un lavoro come tanti altri, e potevo smettere quando volevo. Allora siamo venute insieme in Italia. Nessun parente qui, nessuna guida.
- Da quando sei qui, però, hai continuato a prostituirti?
- Si. Mi son sistemata in qualche modo a Bari da quasi 5 anni. Vivo nello scantinato di un palazzo in pieno centro. Tutti sanno che vivo lì, ma nessuno sa cosa faccio. Ricevo anche in casa, se per questo, ma preferisco la strada. E’ più pratica, c’è più domanda e io posso rivolgermi a più clienti e guadagnare meglio. Quando però ho cercato di prostituirmi a Bari, sono sorti i primi problemi.
- Di quali problemi parli?
- Diciamo che per me non c’era posto sulla strada. Bisogna avere una sorta di autorizzazione, una protezione. E pagare, ovviamente, per quella protezione. Se non hai la protezione, le prostitute stesse sono autorizzate ad aggredirti e a cacciarti dal marciapiede su cui ti sei messa a lavorare. Mi è capitato nella zone del Lungomare. Una volta Luana, la mia amica, è stata picchiata persino con bastoni dalle altre prostitute nere che lì ci lavorano da ormai tanti anni. Ma non voglio parlarne.
- Una domanda particolare: la crisi di cui tutti parlano si fa sentire?
- Bella domanda! Io sinceramente non vivo la crisi. Sono ancora giovane e attraente, ho una buona clientela e molti di essi sono anche fissi. Gente distinta, pagamento immediato e tempi abbastanza ragionevoli. Guadagno bene, metto da parte anche 1600 euro al mese. E con quei soldi aiuto i miei genitori in Romania. Stiamo costruendo casa nel mio villaggio. Ai miei dico di lavorare come cameriera in un bar…purtroppo non è così.
- Hai mai provato vergogna per questo lavoro?
- Un po’ si…ma lo fanno in tante. Guarda in televisione, nella politica, quante ce ne sono e nessuno si indigna. E poi mi sento costretta da uno stato di necessità.
- Pensi che ci siano altri metodi per guadagnarsi il pane?
- Questo è il metodo più veloce per guadagnare in breve tempo, senza dover affrontare troppe problematiche.
- Qual è la tua clientela?
- Tutte le fasce d’età: giovani, uomini di mezza età sposati, con figli o senza figli, divorziati, separati. Persino, a volte, anziani sui settant’anni, ma io con loro non vado. Pensano che tutto sia loro garantito, quando vengono da noi. E ti trovi davanti alle richieste più assurde…
- Cosa vedi nel tuo futuro?
- Semplicemente il mio futuro non è qui. Il mio futuro è in Romania, con i miei cari. Lì troverò l’uomo della mia vita, in Romania costruirò la mia casa e le mie certezze. Aprirò una bottega, mi metterò a confezionare maglie, e chissà se prima o poi la fortuna mi bacerà.
L’arrivo a Bari è stato veloce. La storia di questa ragazza dagli occhi dolcissimi non ci lascia indifferenti.