L’INTERVISTA A DOMENICO COPPI
Dopo la presentazione del video “Emigranti” abbiamo voluto intervistare il Dott. Domenico Coppi per approfondire un tema più che mai attuale.
L’Associazione Turesi nel Mondo: una breve presentazione …
L’Associazione Turesi nel Mondo è stata costituita formalmente, presso un notaio, nel gennaio del 2006. Le sue attività, comunque, cominciarono nell’agosto del 2001 con una mostra di foto storiche dell’emigrazione turese dall’inizio del ‘900 fino agli anni ’60. Il grande riscontro di pubblico di quella mostra, che fu vista da più di 1000 visitatori, ci spinse a continuare ad organizzare nuove iniziative nell’intento di tenere vivo il legame culturale , affettivo e storico con le comunità dei turesi e dei pugliesi che vivono altrove nel mondo, con buoni risultati. Infatti, negli anni, anche per le nostre sollecitazioni, il Comune di Turi ha istituito con Delibera di Giunta “La giornata dei turesi nel mondo”, ora diventata anche del multiculturalismo, e ha promosso il gemellaggio con il Comune di Roeser in Lussemburgo. Il tema del rapporto con i turesi emigrati continua ad essere presente nel dibattito cittadino almeno una volta all’anno. E questo è già un buon punto di partenza che, negli ultimi anni, si è sempre più associato alla grande ed attualissima questione dell’immigrazione di persone straniere in Italia ed anche a Turi. L’Associazione tra gli scopi principali descritti nel suo statuto presenta l’impegno ad assicurare il pieno esercizio dei diritti civili e sociali agli immigrati e agli emigrati.
L’ultimo intervento, sul nostro portale, della Associazione Turesi nel Mondo generò grande interesse e ben 90 commenti.
QUESTO DICEVANO DEGLI ITALIANI NEL 1912 NEGLI STATI UNITI
Quali elementi di discussione vorrebbe far emergere dal film-documentario Emigranti?
I numerosissimi commenti al testo del 1912 hanno dimostrato, se ce ne fosse ancora bisogno, che i temi riguardanti i flussi migratori sono sempre di più centrali nella discussione pubblica. Questi argomenti presentano tali e tante implicazioni sociali, economiche, politiche ed anche emotive che tutti dobbiamo farci una opinione. Dobbiamo avere un atteggiamento difensivo e respingere coloro che vengono da noi a cercare una vita migliore o dobbiamo essere disponibili ad accoglierli ed integrarli? Quanto l’arrivo di persone con usi e costumi diversi dai nostri possono rappresentare un pericolo per noi? Queste persone danno un contributo allo sviluppo del nostro Paese o sono solo nostri concorrenti sleali nella ricerca dei posti di lavoro?
Queste ed altre domande noi ce le poniamo ogni giorno. Io credo che per darci delle risposte dobbiamo in primo luogo conoscere approfonditamente i fenomeni. Leggere cosa pensavano i governanti americani nel 1912 e vedere e sentire i racconti dei nostri emigrati del secondo dopoguerra può essere molto utile per farsi pacatamente e fuori dalle dispute ideologiche un’idea più precisa della questione.
Io personalmente credo che noi italiani per questa nostra storia di recente emigrazione (unici tra i Paesi più avanzati al mondo) abbiamo, più degli altri, il know how per capire bene le implicazioni dell’immigrazione e per affrontare con maggiore oculatezza i problemi che ne derivano. Possiamo capire, per esempio, che seppure definiti straccioni, violentatori e puzzolenti come nel testo del 1912, gli italiani sono diventati nel tempo una delle comunità più apprezzate, contribuendo a far diventare gli Stati Uniti il Paese che oggi è. Mi chiedo: perché i nostri immigrati non potrebbero seguire la stessa strada contribuendo al rinnovamento e allo sviluppo dell’Italia?
Nel film vivono le voci dei nostri nonni. 23 protagonisti – emigranti 40-50 anni fa alla ricerca di un’opportunità. Quanto oggi, pensando a chi studia e lavora, i nostri giovani sono emigranti?
Le Nazioni Unite definiscono “migrante” una persona che per motivi economici o politici vive per più di un anno in un Paese straniero.
Quindi, tecnicamente i nostri giovani che studiano o lavorano nel Nord Italia non sono dei migranti. Comunque è evidente che i disagi, le difficoltà sono simili. Attualmente ogni anno lasciano le regioni del Sud circa 30 mila giovani per studiare o lavorare al Nord, ed una parte minoritaria di essi va anche all’estero. Numericamente siamo ai livelli degli anni ’60.
Dopo un breve periodo di stasi, nell’ultimo decennio l’emigrazione meridionale è ripresa come prima. (Questo dato dovrebbe far fare consequenziali valutazioni politiche a tutti). Il flusso migratorio interno, solo con direzione Nord, non è più di operai ma è costituito da studenti o da professionisti formati al Sud che cercano opportunità che il Sud non dà. Questo fenomeno è la testimonianza più palese del “dualismo territoriale” che rappresenta un altro poco invidiabile primato italiano.
Il nostro portale è costantemente seguito da molti emigranti e durante la diretta mondiale dei festeggiamenti in onore di Sant’Oronzo abbiamo potuto osservare quanti turesi, pur lontani, siano ancora tanto legati a Turi. La Sua associazione ha mai pensato ad un film-documentario “tutto turese” o ad altre iniziative?
La prospettiva di fare un documentario tutto turese sarebbe possibile se ci fossero finanziamenti adeguati. Vedremo di affrontare la tematica prossimamente anche se già in questo erano presenti 6 compaesani.
Comunque io credo che la vostra esperienza di contatti internet, come quella di altri siti turesi, può essere una buona base di partenza per mantenere il legame con i nostri concittadini all’estero. La nostra Associazione è disponibile a collaborare e a mettere a disposizione le proprie conoscenze per iniziative che hanno questo scopo.
Torniamo al tema dell’immigrazione. “Nell’omelia” di Sant’Oronzo in Vescovo ha adoperato dure frasi: “Non possiamo salvare il barboncino e lasciar morire il barbone”. “Tutti vedevano i treni dell’HaShoah, ma nessuno parlava, stiamo attenti!”. Cosa accade? Questo film che attraversa “il mondo dell’emigrazione” lancia dei segnali?
Il film “Emigranti” secondo me dimostra che le difficoltà attuali degli immigrati sono le stesse che hanno dovuto affrontare i nostri compaesani 40 o 50 anni fa: la lingua, l’ostracismo, le offese alla dignità personale, la clandestinità.
A dispetto di questa nostra storia, ora il Governo Italiano e alcune forze politiche, nell’ambito del giusto obiettivo di migliorare la sicurezza nazionale, mettono in atto iniziative legislative che ledono la dignità umana (una sorta di legge del contrappasso). Mi sembra che tra proclami e azioni improvvide sta montando nel Paese una atmosfera oggettivamente xenofoba, talvolta anche razziale. I dati dicono invece che gli stranieri non tolgono il lavoro agli italiani. Anzi essi fanno lavori che i nostri connazionali non gradiscono, permettendo a questi ultimi di cercare lavori più qualificati. (Rapporto della Banca d’Italia. Articolo pubblicato dal Corriere della Sera del 19/8/2009).
Io però sono fiducioso. Nel paese è in corso un ampio dibattito che vede differenti posizioni anche nella stessa maggioranza di Governo. Un Paese come l’Italia, caratterizzato dal tasso di natalità tra i più bassi e dal tasso di vecchiaia tra i più alti al mondo, deve vedere l’immigrazione di giovani motivati e, possibilmente, preparati come una opportunità per il suo sviluppo. La sicurezza è altra cosa: chi delinque, italiano o immigrato, deve pagare secondo le nostre leggi.
I turesi che non sapevano o non potevano esserci avranno altre occasioni per rivedere il film?
Pensiamo di ripetere le esperienze già fatte presso alcune scuole superiori in tutti gli Istituti che lo volessero. Nel Provveditorato agli Studi di Bari alcuni dirigenti si sono dimostrati molto sensibili, quindi pensiamo che presto avremo qualche riscontro. Nei prossimi giorni pensiamo anche di interpellare i Sindaci dei Comuni vicini per ripetere l’iniziativa fatta a Turi. Se ci fossero richieste di ripetizione della proiezione a Turi non avremmo difficoltà a farlo.
A lei “la voce” per esprimere alcune sue brevi considerazioni.
E’ molto importante la vostra richiesta di intervista. E’ un’ulteriore dimostrazione di quanto il tema sia “caldo”. Noi siamo già soddisfatti per questo.