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S. MARIA DELLE BATTAGLIE, TRA SACRO E PROFANO

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Come sempre quando si parla di letteratura e cultura, Alina Laruccia ci mette una grande  passione; la stessa con la quale ha organizzato il 7 agosto alle ore 20.00 in Piazza SS. Annunziata ( presso la Cappellina di S. Rocco) la presentazione del libro “Santa Maria delle Battaglie” di Raffaele Nigro, il grande giornalista Rai, premio Campiello, presente all’ evento.

Dopo un breve saluto in cui l’ Assessore Tateo ha sottolineato il dovere dell’ Amministrazione  Comunale di partecipare a questi eventi, il responsabile della cultura turese ha affermato che anche se lo scenario scelto potrebbe non piacere a qualcuno, la sua opinione  è molto positiva circa l’ uso di una piazza (ex Piazza Caracciolo) restaurata da poco.

È , poi , intervenuto il Professore Matteo Pugliese che ha detto di conoscere molto bene  la grandezza di Raffaele Nigro, sia sul piano umano, che per i suoi scritti.

Ha raccomandato a tutti la lettura di “Viaggio in Puglia”dello stesso Nigro, asserendo che non possa esserci turese che dopo la lettura di questo libro, pur avendo un cuore di pietra , non versi una lacrima di commozione.

Il libro sulla Puglia raccoglie diverse conversazioni di Lino Patrono sulle nostre  tradizioni familiari, urbanistiche e culturali. Ha concluso il suo intervento preannunciando l’ uscita di  un intero quaderno “Sulle tracce” sulla partecipazione di Raffaele Nigro alla storia culturale di Turi.

Il romanzo

Il romanzo “Santa Maria delle Battaglie” unisce sogno, avventura, memoria, brigantaggio, capitani di ventura, imperatori ed eretici. Al suo interno ci sono vari personaggi femminili, tra cui Federica.

Federica è una ragazza di 18 anni che a causa di un incidente entra in un coma profondo e perde la memoria.

I genitori portano la figlia in vari ospedali ma non c’è niente da fare: l’ultima speranza è una scultura della Madonna( che da generazioni si conserva in casa) alla quale chiedere un miracolo.

Tutto il racconto è affidato alla bocca della statua di legno “S. Maria delle Battaglie”, che racconta la sua vita; da quando è stata scolpita nel ‘500, fino ai nostri giorni.

La sua vicenda si snoda tra Puglia, Napoli e Algeri.

Viene narrato il mondo della mitologia di santi che non riescono  più a fare miracoli perché siamo in un era in cui di miracoli non ce ne sono più in giro: i veri miracoli li devono fare gli uomini e non i santi.

Interessante è la figura di Belisario (combatte ad Algeri con Carlo V) che è un giovane innamorato della poesia che scrive con i fuochi d’artificio, nel cielo della notte, i propri desideri.

Ci sono anche delle ottave (pur trattandosi di un romanzo storico) di  un certo Colantonio, ortolano di Bovino, diventato cantastorie, dopo essere stato colpito da un fulmine.

Domande allo scrittore

Come ha deciso di scrivere questo libro ed intitolarlo “S. Maria delle Battaglie”?

Molti anni fa ho comprato una scultura: una madonna policroma del ‘500.

La guardavo innamorato.Dopo cinque volte mi sono convinto che non ero io a possedere l’oggetto ma che la scultura si impossessava di me, delle cronache della mia vita .

Non siamo noi uomini che abbiamo gli oggetti, ma gli oggetti che si impossessano di noi e delle nostre storie.

Chissà quante storie, ad esempio, possiede la  Chiesa di S. Rocco .

Ho pensato che l’oggetto potesse parlare a Federica che in realtà rappresenta la società intera, che si è istupidita, addormentata, che ha dimenticato la memoria.

La nostra vita è pubblicità, economia e veline.

“S. Maria delle Battaglie” difende la bellezza perduta.

La società ha bisogno di poesia, di ciò che Kant chiama “il sublime”.

Il linguaggio essenziale, del contenuto, è diverso da quello della  semplice chiacchera.

Da dove le parte l’ ispirazione?

La questione dell’ispirazione è un po’ più complicata.

Bisogna innanzitutto fare la distinzione tra la letteratura dell’ 800 e quella del ‘900.

Mentre la prima osserva la realtà, la seconda racconta il mondo, interrogando la realtà.

Io mi accorgo molte volte di parlare attraverso i concetti: mi invento delle metafore per risvegliare ciò che il famoso esistenzialista Kirkegaard ha definito l’ “io addormentato”.

Sono d’accordo con i presidi del libro che per me costituiscono un avamposto per seminare e in un certo senso ripristinare le coscienze.

La letteratura non è solo intrattenimento: è impegno civile.

Nei miei libri parto dalla società e vado in modo inverso rispetto al Realismo: la trama crea l’ innamoramento alla pagina; noi ci innamoriamo di storie di individui più che a storie di popolo.

Cerco di esprimere il mondo come appare a me e l’ immagine del mondo dentro di me.

Sta scrivendo un altro libro?

Si.Vi consiglio la lettura del mio prossimo libro dal titolo provvisorio “Hemingway e i cinghiali bianchi”, che uscirà a settembre.

Visita http://picasaweb.google.it/redazioneturiweb/ 2009/raffaelenigro{/gallery}

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