TURI, I GIOVANI, LE IMPRESE.
Gentili lettori, giorni fa abbiamo ricevuto un invito per partecipare ad un evento organizzato dall’azienda turese Fimer. Ci siamo recati lì e abbiamo pensato di pubblicare un’articolo. Sia ben chiaro: nessuna sponsorizzazione. Inoltre è presente l’idea da attuare nell’immediato futuro di "portare in rete" tutte le realtà imprenditoriali di spicco del nostro paese (in modo gratuito). Questa premessa per dialogare in massima trasparenza con tutti e scongiurare ogni mal pensiero.
Durante l’incontro abbiamo avuto modi di poter intervistare il titolare e nostro concittadino Angelo Orlandi.
Vorremmo riproporre qui l’intervista perchè, potrebbe, essere stimolo per una dibattito costruttivo con voi tutti.
Intervista a Angelo Orlandi
intervista di Valentina Cascelli
Ho letto sul sito aziendale che la Fimer ha alle spalle quasi 30 anni di attività e di esperienza commerciale. E’ stato difficile crescere a Turi?
La crescita a Turi non è facile, ma non perché si tratti di un piccolo paese. Indipendentemente da questo, un percorso di crescita imprenditoriale è sempre difficoltoso e le difficoltà si acuiscono quando mancano alcuni presupposti, quando per esempio mancano gli aiuti da parte delle istituzioni e non c’è la voglia di aprirsi a nuovi sviluppi. Infatti spesso ripenso a quando, ventenne, ho iniziato questo percorso e mi chiedo come un ragazzo possa cominciare oggi a intraprendere un’attività in proprio, in un contesto che sembra essere per certi versi ancora quello di trent’anni fa, caratterizzato dalla mancanza di sostegni per questo tipo di iniziative. Per sostegni non intendo fare riferimento agli aiuti finanziari che tutto sommato credo sia un aspetto secondario, ma intendo l’evitare gli impedimenti da parte delle istituzioni alla realizzazione delle idee di persone capaci e competenti.
A qualche ragazzo che mi ha chiesto dei consigli in merito, a volte ho risposto che non ci si deve preoccupare mai dell’aspetto finanziario perché i soldi si possono reperire attraverso vari sistemi, per esempio il credito bancario che, nonostante non sia una procedura semplice, vede protagoniste delle banche disposte ad aiutare, oppure dei fondi messi a disposizione, ma tutto questo può essere vano se non si hanno le idee chiare e se non c’è il contesto giusto.
Nel 1980 abbiamo iniziato l’attività io e mia moglie. Oggi a livello societario siamo ancora noi alle prese con questo progetto con in più il contributo dei figli, ormai diventati grandi, e grazie ai quali la situazione attuale può assistere ad una accelerazione, anche se tutto è frutto di una politica fatta di piccoli passi che, anno dopo anno, hanno raggiunto piccoli traguardi. Da diversi anni l’organico è composto da otto dipendenti e insieme abbiamo sempre dato una mano all’economia turese nel nostro piccolo, senza mai illuderci di mettere in atto cose straordinarie, facendo solo quello che, secondo me, tutti dovrebbero fare oggi per il proprio paese, cioè contribuire alla sua crescita, come per esempio lo state facendo voi con la vostra iniziativa editoriale e come posso farlo io sponsorizzando le società calcistiche e di pallavolo o comunque costituendo una fonte economica per otto famiglie. Penso sia un dovere contribuire allo sviluppo del proprio paese e noi da questo punto di vista non ci siamo mai defilati.
Lei pensa che oggi per i giovani sia più difficile rispetto al passato metter su un’attività in proprio e costruirsi un futuro più sereno?
Oggi è più difficile a causa della crisi economica che ormai ci accomuna a livello mondiale e dalla quale sicuramente verremo fuori. Quindi non è facile iniziare in questo contesto un’attività. Ma questo è un discorso che avrà un limite di tempo. Io sono ottimista. Penso che, entro la fine di quest’anno o gli inizi del prossimo, questa crisi tenderà a finire. Di certo non avverrà improvvisamente ma quando essa si sarà conclusa, le probabilità di riuscire in un progetto imprenditoriale aumenteranno. Quindi consiglierei di attendere per stemperare i rischi.
Quali sono le sue opinioni in merito a quei giovani che decidono di andar via dalla nostra realtà per cercare fortuna altrove?
Penso che a volte siano costretti a fare questo tipo di scelta, in quanto quello che loro cercano nel nostro paese manca, per paese intendo sia la provincia di Bari sia la Puglia in generale, e a causa di queste carenze hanno tutto il diritto di provare a crescere altrove. E’ ovvio che bisogna sempre ponderare le situazioni. Sarebbe meglio non andar via solo per partito preso, nell’illusione che partire è sempre e comunque meglio che restare. Io sono dell’idea che il lavoro qui c’è, bisogna solo cercarlo. Comunque, in attesa che la crisi passi, per prepararsi al dopo-crisi i ragazzi dovrebbero far crescere la loro cultura perché è dalla cultura che si può fare l’impresa, ma l’impresa, nella sua mera accezione capitalistica, non fa la cultura. Far crescere la propria cultura non significa solo studiare nel senso stretto del termine, ma anche allargare le proprie conoscenze per essere pronti ad affrontare il mercato del lavoro reale, difficile, diverso da qualsiasi facoltà universitaria, ma non impossibile. Sicuramente una persona più preparata è più in grado di affrontarne le difficoltà.
Noi anziani dal punto di vista lavorativo abbiamo il dovere di trasferire ai giovani le nostre conoscenze, frutto di errori e sbagli già provati sulla nostra pelle. Purtroppo non possiamo trasferire i frutti delle nostre esperienze così come sono e per osmosi. E’ chiaro che le esigenze dei clienti oggi sono cambiate rispetto al passato, ci saranno problematiche diverse rispetto a quelle che noi abbiamo affrontato, però la struttura di base rimane la stessa. Per questo il nostro compito è quello di evitare che i giovani sbaglino commettendo i nostri stessi errori. Sarebbe stupido sbagliare due volte sulla stessa cosa.
Obiettivi futuri?
Dipendono dalla volontà dei nostri figli di voler continuare l’attività, sempre se non hanno intenzione di intraprendere altre strade. Certo le decisioni future che riguardano la Fimer sono proiettate in una Fimer di seconda generazione, con la nostra esperienza da veterani e con la nuova linfa che possono portare i giovani, che siano figli o no. Sicuramente ci aspettano ancora degli anni importanti.
Le lascio spazio per esprimere un suo pensiero su questioni che non abbiamo trattato fin’ora.
Quello che sto per dire purtroppo sembrerà strumentale ma non è così, è solo la realtà dei fatti. In questi ultimi mesi siamo stati coinvolti in una strana vicenda di cui voi di Turiweb siete al corrente poiché ci avete dato la possibilità di chiarire il tutto. Ci lamentiamo del fatto che abbiamo avvertito da parte dell’ amministrazione, attuale e precedente, una mancanza di interesse nei confronti delle nostre problematiche. Ne siamo dispiaciuti perché, ammesso che non abbiamo fatto cose straordinarie, neanche abbiamo fatto cose che andavano contro la comunità e ne’ abbiamo mai chiesto un aiuto, una sollecitazione di alcuni procedimenti. Mi riferisco al mancato rilascio di un permesso per poter costruire e allargare l’azienda in deroga agli strumenti urbanistici. Certamente ci sono delle leggi dello Stato o della Regione Puglia alle quali noi dobbiamo attenerci, e non voglio dare la sensazione che io voglia creare delle leggi ad personam per me. Piuttosto, vista l’interpretazione larga di queste leggi, credo che ci sia la possibilità di adattarle ai vari casi e alle diverse esigenze che si presentano, perché se c’è una caratteristica che riguarda il mercato attuale è la velocità con la quale le problematiche cambiano, quindi le esigenze di cinque anni fa sono diverse da quelle odierne e quelle odierne differiranno dalle esigenze del prossimo quinquennio e direi anche dei prossimi dodici mesi. La macchina pubblica fa finta di non capirlo e quindi ci chiede soltanto di adeguarci alle leggi in vigore e noi imprenditori ci troviamo comunque costretti ad assecondare le dinamiche del mercato che si evolve ma senza l’aiuto delle istituzioni. Nonostante il rammarico andiamo avanti come abbiamo sempre fatto.
Dunque avverte la necessità di avere a disposizione una zona industriale?
Sicuramente risentiamo della sua mancanza perché c’è un periodo di boom economico, e ora questa affermazione sembra essere in contraddizione con la questione della crisi che, ripeto, c’è ed è strutturale e internazionale, però intendo dire che il boom riguarda Turi poiché sta vivendo un momento di crescita e di costruzione, e se noi che siamo nel settore delle ceramiche e dell’edilizia in genere avessimo avuto una struttura più ampia, avremmo potuto sicuramente fare meglio e di più. Questo a vantaggio non solo del nostro profitto ma anche del bene comune perché agli attuali otto dipendenti, avremmo potuto aggiungere un numero variabile di persone da inserire nell’organico. Purtroppo non è andata così e le conseguenze negative ricadono su di noi e, di riflesso, sul resto della cittadinanza turese.