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Attualità

2 GIUGNO 2009 FESTA DELLA REPUBBLICA

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Sessanta due anni fa il popolo italiano fu chiamato ad esercitare, dopo vent’anni, il proprio diritto al voto per stabilire se continuare ad avere un sovrano o  introdurre una forma di governo democratico: la Repubblica. Anche Turi ha manifestato il 2 giugno scorso, approfittando dei pochi minuti di clemenza concessi dai nuvoloni carichi di pioggia.
Hanno partecipato alla cerimonia della deposizione di una corona di fiori in onore dei caduti in guerra, nonché alla sfilata dal Palazzo Comunale a Piazza Aldo Moro, nell’ordine: la Fanfara dei Bersaglieri, l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi in guerra, l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, l’Associazione Nazionale Bersaglieri, l’Associazione Nazionale Arma Aeronautica, l’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia.
A loro seguito il Gonfalone Comunale, accompagnato dal Corpo di Polizia Municipale, il sindaco, dott. Enzo Gigantelli, il Vicesindaco, Franco D’Addabbo, il Comandante dei Vigili Urbani, dott. Michele Cassano, il comandante dei carabinieri Gianfranco Lozito, seguiti da componenti delle forze dell’ordine e da tutti gli invitati dall’amministrazione.
img_7940.jpgTra questi, la scuola elementare “G.De Donato Giannini”, rappresentata dal dirigente scolastico, Renzo Tardi, e da pochissimi studenti e maestre. Nessun membro dell’opposizione consiliare presente alle fasi della cerimonia. Sempre presente invece, prima, dopo e durante la manifestazione, sempre in prima linea, la banda turese.
Il Paese così rappresentato, riunito in cerchio, ha reso omaggio ai nomi scolpiti sul marmo donando una corona di fiori. Subito dopo essere stata innalzata la bandiera italiana alle spalle del monumento, il Sindaco ha preso la parola “tagliando corto” rispetto al discorso preventivato (in basso ne riportiamo il testo completo) onde evitare di far bagnare tutti i presenti.
La manifestazione si è conclusa con il ritorno al Palazzo Comunale, a percorso inverso, nel medesimo ordine di schieramento.
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Discorso del sindaco:

Cari concittadini,
nell’anniversario che oggi ricordiamo, il 2 giugno 1946, esattamente 63 anni fa, l’Italia sceglieva la Repubblica. Fu la scelta di tutto il popolo italiano, in quanto, per la prima volta nella nostra storia, il diritto di voto fu esteso anche alle donne. Fu una scelta sofferta, che portava il ricordo e le ferite recenti della guerra, dell’occupazione nazista e della divisione del territorio nazionale.
Ma fu allo stesso tempo una scelta irreversibile, da cui prende l’avvio il cammino della nostra Repubblica democratica, che, fondata nel suo atto di nascita dal voto popolare, di lì a poco affermerà solennemente, nell’art. 3 della Costituzione repubblicana, la pari dignità sociale e l’eguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Essa indicherà, con lo sguardo attento alla effettiva e concreta realizzazione dei principi di dignità sociale e di eguaglianza, come compito della Repubblica quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
L’Italia che si recava alle urne per la scelta istituzionale e per l’elezione dell’Assemblea Costituente era un Paese in cui le ferite della guerra si sommavano a quelle antiche di un Paese povero, ancora essenzialmente legato all’agricoltura, con una base industriale molto ristretta e trasporti difficili.
Nella società di quei mesi del ’46 che preparavano l’Italia alla data del 2 giugno, si manifestò quella febbrile mobilitazione, quella riscoperta del gusto della competizione democratica, nella convinzione profonda della capacità della politica di poter affrontare e risolvere i guasti del Paese, convinzione questa che costituì la forza principale per la ricostruzione economica e morale della Nazione.
La radicata e profonda adesione a questi valori è la principale eredità dell’Italia del 2 giugno 1946! Ancora oggi noi tutti dobbiamo gelosamente custodire, ed anzi rafforzare quei valori nei momenti in cui sembrano andare in crisi. L’Italia che fu chiamata alle urne il 2 giugno di 63 anni fa superò, sorretta dalla fiducia di esaltanti prospettive, l’inerzia e l’apatia provocate dalla guerra e dall’azione nefasta di un regime totalitario che, non solo aveva svuotato le istituzioni democratiche, ma aveva altresì addormentato le coscienze individuali, disabituandole all’impegno della libertà. Con la consultazione elettorale e referendaria del 2 giugno 1946, l’Italia espresse una classe politica che si segnalò per dinamismo e fervore progettuale. Il 2 giugno del 1946 non si votò soltanto per decidere della forma istituzionale del paese, ma anche per eleggere l’assemblea Costituente, che dopo circa due anni di lavoro, due anni che videro, come mai nella nostra storia, la feconda collaborazione tra uomini e partiti portatori di storie, culture e ideologie diverse, ci diede una “Carta Costituzionale” fondata sui principi di libertà, di eguaglianza, di rispetto e di promozione della dignità della persona, del cittadino e del lavoratore. Una carta costituzionale che, nella previsione di cui all’art. 5, già indicava, nel 1948, come soluzione più idonea a rispondere ai problemi e ai bisogni dei cittadini, quella del riconoscimento e della promozione delle autonomie locali, ed in generale dell’autonomia e del decentramento amministrativo. Raccogliere ed abbracciare quindi – come ci sembra giusto – in un unico sguardo, scelta repubblicana e costituzione, ci permette di dare un senso più pieno a questa celebrazione, che, dopo 63 anni da quell’evento, non è e non si limita ad una commemorazione rituale. Il nostro compito oggi deve essere quello di leggere, in quel momento fondativo, le scelte irreversibili di democrazia, libertà, ascolto della voce e dei bisogni del cittadino, promozione sociale, apertura all’Europa e al mondo, e di renderle a nostra volta nuovamente attuali nella prospettiva del presente e del prossimo futuro.

Dicevamo dell’apertura all’Europa ed al mondo; anche riguardo a questo tema – possiamo trarre dal passato esempio e ammonimento. Come, nonostante le divisioni ed in contrasti, i nostri padri costituenti compresero che la fondazione del nuovo Stato doveva poggiare su una base ideale nella quale tutti avrebbero dovuto credere e riconoscersi, così i valori ispiratori dell’Europa Unita rappresentano il patrimonio ideale comune di riferimento per un continente prospero ed in pace, assertore della libertà e della democrazia, della solidarietà tra i popoli e dei diritti dell’uomo. Il consolidamento dell’Unione Europea è un obiettivo che non può più essere tralasciato, in quanto il suo raggiungimento significa sicurezza di un futuro di pacifica convivenza fra popoli che condividono la stessa storia e la stessa civiltà e perseguono i medesimi interessi. Per affrontare con prospettive di successo i problemi attuali e del prossimo futuro, è infine davvero importante che si sappia cogliere e apprezzare il valore ed il significato di quell’esperienza che, a partire dal secondo dopoguerra, ha dato
all’Italia una forte personalità internazionale, facendone una protagonista, fra le Nazioni democratiche, del processo di unificazione europea. Come ha rivendicato con orgoglio il Presidente della Repubblica la crescita e la maturazione dell’identità e dell’appartenenza nazionale procedono di pari passo con il rafforzarsi del sentimento di appartenenza all’Europa. Ed è bene perciò che le nuove generazioni conoscano la storia della nostra Repubblica e colgano il grande valore simbolico e storico del suo atto fondativo, perché possano trarre motivo di consapevolezza e di fiducia nei più alti valori che sorreggono la nostra comunità nazionale. E come ha ricordato il Presidente Napolitano, celebriamo dunque il 2 giugno, festeggiando tutti il compleanno della Repubblica, onorando i simboli della Nazione ed esprimendo insieme un sentimento di forte e intensa appartenenza alla Patria e all’Europa. Lungo questa via, già tracciata di democrazia e di libertà, di una identità nazionale aperta al confronto con l’altra, lavoriamo perché sia sempre più esteso il senso di una cittadinanza consapevole e attiva e siano sempre più forti e salde le basi e le motivazioni del nostro agire individuale e collettivo. Viva la Repubblica, Viva l’Italia !

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