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MIMMO LEOGRANDE: SULLA CILIEGIA DOP, CONDIVIDO LA BATTAGLIA DI BIAGIO ELEFANTE

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Il
consigliere di minoranza Mimmo Leogrande prosegue nella sua disamina  politica a tutto campo.
Sul piano politico,
egli esprime senza riserve le proprie scelte.

 




Lei
come si schiera, in merito alla questione della ciliegia ferrovia?  E’ favorevole alla Denominazione di Origine
Protetta (DOP) o alla Identità Geografica Protetta (IGP)?


Io sono favorevole alla DOP, senza dubbio. La DOP consentirebbe davvero di
caratterizzare in maniera forte questo nostro prodotto tipico. La nostra
ciliegia ha bisogno davvero di essere protetta. Leggevo recentemente sulla
Gazzetta del Mezzogiorno dell’esistenza di una grande preoccupazione. Hanno
verificato, a Conversano, la presenza di un notevole quantitativo di ciliegie
rimasto invenduto. E questo si verifica perchè i mercati internazionali esigono
che la ciliegia debba possedere determinate caratteristiche e certificazioni di
qualità del prodotto molto forti. Questo è un altro aspetto che desta in me
forte preoccupazione e per il quale l’Amministrazione comunale dovrebbe preoccuparsi.
Vedo, con rammarico, che non si muove nulla in questa direzione.


Cosa si aspetta dall’Amministrazione?

Non è possibile che una grande risorsa come quella
della ciliegia sia abbandonata al suo destino. Non è possibile, nel 2009, che
non vi sia una programmazione, un’organizzazione, operare in assenza di un pool
di attori in cui l’Amministrazione comunale giochi un proprio ruolo di indirizzo.
Mi riferisco al Sindaco ed all’Assessore all’agricoltura. Devono occuparsi
della tutela di questa grossa risorsa che abbiamo a Turi. Non è immaginabile
che la ciliegia venga abbandonata a sè stessa. I coltivatori diretti hanno
anche necessità di comprendere che i tempi sono cambiati e che, per essere
competitivi sui mercati, bisogna  avere a disposizione un prodotto valido
, con determinate qualità, garantito, sostenuto e protetto.  Se questo
tipo di azione non viene condotta , nel giro di pochi anni andremo incontro a
grossi problemi sui mercati. Altri occuperanno gli spazi che noi lasceremo
vuoti. E questo, non perchè il prodotto di altri sia migliore del nostro.
Avranno, magari, utilizzato tutte quelle cautele e garanzie che consentiranno
loro di avere un prodotto qualitativamente sostenuto. E’ importante, dunque,
che l’Amministrazione cominci a lavorare in questa direzione.

Dunque,
lei si schiera al fianco di Biagio Elefante, nella sua battaglia a favore della
DOP.


Condivido quella battaglia, anche se, in alcuni
passaggi, Elefante, forse a causa del suo particolare temperamento e dei toni
esagerati, fa perdere di vista la validità della sua proposta e dell’azione
condotta. Ci sarebbe bisogno di confrontarsi in maniera serena. Tutti gli
attori che sono interessati a questo progetto dovrebbero sedere intorno ad un tavolo.
Lo ripeto: su questa vicenda non si può nè si deve scherzare. I nostri
agricoltori devono capire che non è più possibile concentrarsi e soffermarsi
solo ed esclusivamente sul lavoro manuale che bisogna dedicare alla
coltivazione e cura delle ciliegie. Accanto a tutto questo, è necessario che vi
sia una partecipazione ed un interessamento verso tutti i nuovi strumenti
impiegati per sostenere un determinato prodotto. Tra questi, vi è senza dubbio
la certificazione. Ce la chiedono i mercati esteri. Se non ci muoviamo per
tempo in questa direzione, saremo tagliati fuori. E molti agricoltori trebbero
subire serie ripercussioni.

Oggi,
il Partito Democratico (PD) rappresenta una forza politica più spostata al
centro che a sinistra. Sul piano delle scelte politiche, lei si sente affine al
PD o ad un’altra forza di centro come l’Unione Democratica di Centro (UDC) di
Casini?

Mi sento più vicino alle posizioni dell’UDC. Tuttavia,
quando il PD nacque mi sembrò un grande partito. Aveva delle idee genuinamente riformiste.
Mi incuriosì un poco. Mi interessai in maniera particolare all’orientamento ed
al percorso compiuto dal PD. Poi, ho constatato che al suo interno domina
ancora la logica del posizionamento, la logica della conquista del potere e
delle poltrone. Logica non ancora superata con la costituzione di un grande
partito. Hanno semplicemente assorbito altri partiti. Sono deluso dall’azione
del leader del PD, Walter Veltroni, che, in un primo momento, vidi affrontare
con coraggio una campagna elettorale. Provavo ammirazione per lui. Poi, mi è
parso di assistere ad un appiattimento di Veltroni verso una situazione interna
in cui convivono forze politiche eterogenee, ciascuna con l’intento di
far valere la propria posizione. Questo non è positivo.

Invece,
l’UDC?

Guardo con estremo interesse al percorso che sta
compiendo l’UDC. Per la verità, in questo nuovo panorama politico nel quale si
procede a tappe forzate in direzione di un bipolarismo forte e quasi perfetto,
guardo a Casini come ad un uomo politico dotato di grande coraggio. Sta rischiando
moltissimo. Ha intuito che, sia nel Popolo della Libertà (PdL) che all’interno
del PD, sono numerosi gli scontenti.

Perchè
scontenti?



Per una serie di motivazioni. Anzitutto, nel PD coesistono forze politiche
eterogenee, in alcuni casi incompatibili tra loro. C’è qualcuno che si sente
più moderato e che aspira ad un approdo verso altri lidi. Anche all’interno del
PdL esistono alcune situazioni che oggi non riescono ad emergere perchè il
dissenso interno è occultato dalla gestione del potere. Tutto pare sopito.
Anche nel PdL cova qualche malumore. Casini ha intuito l’esistenza questo stato
di cose. Ed è in attesa del risultato della imminente competizione elettorale, soprattutto
quella per il Parlamento europeo, per misurare la propria forza. Con queste
aggregazioni politiche, gli spazi politici di manovra si sono ridotti, per molti.
Qualcuno ha il desiderio di essere protagonista e non trova una propria
collocazione. L’UDC potrebbe, rischiando parecchio, rappresentare una terza
forza  centrista, in grado di coagulare il consenso moderato. E tra i
tanti, vi è anche il sottoscritto.

 

 

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