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BASTA CON L’ETICA UMANITARIA MEGLIO LA XENOFOBIA-RAZIALE

Riceviamo e pubblichiamo il seguente articolo che potrebbe generare un inteso confronto. Impegnamoci nel renderlo costruttivo.

Dopo aver portato il vessillo dell’emergenza sicurezza per tutta la campagna elettorale, il nuovo governo – il prossimo 25 luglio – passerà all’approvazione del cosiddetto “pacchetto sicurezza”. Un agglomerato di leggi che lascia molto perplessi e che rievoca scenari xenofobi non tanto lontani, piuttosto che un reale interesse per l’incolumità pubblica. È, infatti, predisposta l’espulsione dello “straniero”, oltre che nei casi già previsti dalla legge, anche quando ci sia una condanna superiore a due anni. Ciò vuol dire che persino per reati minori, per cui un italiano non vedrebbe neanche l’ombra del carcere grazie all’indulto, uno straniero guadagna l’espulsione. Ottimo esempio di uguaglianza sociale! Ma il “capolavoro” è l’articolo 4, il quale aggrava di un terzo le pene per chi commette un reato “durante la permanenza illegale nel territorio dello Stato”. Ovvero se un italiano ed un immigrato clandestino commettono lo stesso reato, la pena comminata sarà diversa: un terzo in più per l’immigrato clandestino. Per quanto sia vero che la legge si lascia interpretare in miriadi di modi, qui c’è poco da dire. Non è forse una palese violazione del principio di uguaglianza davanti alla legge, sancito dalla nostra Costituzione?

Novità anche per l’annoso problema dei Centri di Permanenza Temporanea (Cpt). Incominciamo dall’onomastica, nettamente programmatica: ora si chiameranno “Centri di Identificazione ed Espulsione”. Ma Maroni e Frattini, dopo le accese polemiche e accuse di razzismo da parte dell’Unione Europea, hanno preferito la più accattivante denominazione di “Villaggi di Solidarietà”. Si apprezzi lo sforzo e non si dica che è un provvedimento razzista… Dall’onomastica alla pratica: in base a questo pacchetto, il clandestino prolungherà la sua permanenza in questi centri fino a 18 mesi, se non dichiara la sua identità (e questo non lo farà mai… altrimenti non avrebbe alcun bisogno di essere clandestino). Rassicuriamo chi sospetta che non ci sia spazio sufficiente: Maroni ha già messo in cantiere la conversione di edifici statali (in particolar modo le caserme dismesse) in “villaggi vacanza”. Rassicuriamo chi  sospetta che gli ex Cpt possano trasformarsi in affollati mini-lager: si vocifera che verrà elargita financo la colazione in camera da Maroni in persona. Quale incompreso spirito di sacrificio, ingrata patria!

Lasciamo l’ironia e ritorniamo alla legge. È il caso di dire che l’inventiva non manca al governo in carica, e allora introduciamo un nuovo reato che puniamo con la reclusione da 6 mesi a 4 anni: “immigrazione clandestina”. Una norma anticostituzionale, oltre che eticamente indefinibile, poiché trasforma  in reato una condizione temporanea e inerente il soggetto, violando tutte le convenzioni del Diritto Internazionale. Potremmo continuare elencando ad oltranza tutti i provvedimenti e le leggi accessorie sul ricongiungimento dei familiari, sulla fissa dimora, sull’accattonaggio, sui venditori ambulanti (la vera piaga della società!), sulle impronte digitali per i bambini appartenenti all’etnia rom… Ma sarebbe un volersi accanire contro chi, evidentemente, ha dell’immigrazione clandestina una scarsa conoscenza e si limita a tartagliare parole senza senso: spazio vitale, identità razziale, italianità. Si incita all’odio perché, in un periodo in cui il pane manca un po’ per tutti, è più facile additare il capro espiatorio che cimentarsi in una politica di coscienza. Attenzione, dunque, a  non dimenticare che il clandestino, con le dovute eccezioni, non è un turista. Egli è mosso da stringenti necessità umanitarie e mette a rischio la sua vita nella speranza di conquistare un pezzo di futuro per la sua famiglia. Quello che gli serve non è un regime di polizia ma una politica di integrazione che miri a garantirgli i diritti minimi di rifugiato e a sottrarlo all’emarginazione e alle lusinghe della criminalità organizzata. Infatti, anestetizzati dai media, ci siamo convinti che la maggior parte dei reati italiani sia commessa da questi “presuntuosi” extra-comunitari, quando in realtà in Italia non si muove foglia che “mafia” non voglia. È davvero colpa dei “presuntuosi” se, per un pezzo di pane, cedono alla tentazione di diventare manodopera a basso costo per i “crimini sporchi”? Non è forse l’assenza di una manovra volta a realizzare una stabile società multiculturale di cui tanto si parla? Tra l’altro, notiamo di passaggio, queste manovre vengono sovvenzionate con i fondi europei: non pesano un centesimo sulle tasche degli italiani. Con questo non si vuole fare una difesa generalista e garantista dei clandestini. Coloro che sbarcano nel nostro Paese con l’idea premeditata di delinquere devono essere puniti, tuttavia non con leggi particolari ma con le leggi già presenti nella nostra Costituzione.

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