UNA TRADIZIONE CHE NON “PASSA PASSA” MAI
Tutte le foto A COLORI by CLAUDIO SPADA
un bel modo di riguardare gli eventi…
Arte. Devozione. Tradizione. Questi tre elementi sono
bastati per riconsegnare alla cittadinanza di Turi il monumento più antico
dell’intero parco architettonico locale:
più comunemente chiamata “Cappellina dell’Annunziata”. I nostri avi vollero
elevare questo tempietto unico nel suo genere dedicandolo ad uno dei Santi più
amati e popolari, Rocco di Montpellier, affinché intercedesse nella
quotidianità di una vita non facile, ma intrisa di Dio. Poi la storia ci dice
che dall’inizio del secolo scorso
Annunziata. In suo onore, in occasione del 25 aprile, Festa della Liberazione
Italiana dal regime fascista,
a Turi si ripete il rito religioso del “Passa a Passa”. Una tradizione con la
quale mamme, papà e compari si rivolgono alla
Vergine, affinché vegli specialmente sui più piccoli che partecipano al
passaggio, appunto, attorno alla chiesetta.
La mattinata di ieri, conclusasi con questo rito, ha
seguito un ordine martellante di appuntamenti. Alle ore 8.30 si è svolta
Lucia, festeggiata insieme alla SS. Annunziata. Alle 9.00 la sezione locale dei
Bersaglieri ha deposto una corona di fiori in onore dei caduti in guerra presso
il monumento di Piazza Aldo Moro. Alle 9.30 è avvenuta la benedizione e l’inaugurazione
della Piazzetta e della Cappellina completamente restaurata, con la
partecipazione delle Autorità Civili e Militari. Alle 10.30, sulla piazzetta
che ora circonda
Chiesetta
alla celebrazione della Messa. La benedizione della stessa è avvenuta alla fine
del rito: tre giri intorno allo spiazzale, ora denominato “Piazza Tito
Caracciolo”; in futuro potrebbe essere rinominato a San Rocco o all’Annunziata.
Tanta, tanta, tanta gente ha partecipato attivamente, o
soltanto assistendo, al Passa a Passa. Qualche forestiero che ieri per puro
caso è passato vicino
Chiesetta
di una festa Patronale. Invece no: è “solo” una delle feste minori. Ma di quelle
che richiamano la gente, legata ai riti e ai valori della famiglia. Ad occhio e
croce oltre 200 bambini hanno sfilato insieme ai loro cari. Ognuno di essi
indossava uno, due o tre fiocchetti di colori diversi. Uno per ogni anno. Con
la terza ripetizione dei tre giri si conclude un rito che crea un legame
similare a quello dei “compari” o “padrini”. In fila, ordinatamente, hanno
camminato sotto il sole e un venticello frizzante, davanti alla Statua della
Madonna, custodita durante l’anno nella Chiesa Matrice, e all’amministrazione
Comunale. Ultimata la passeggiata, l’arciprete Don Giovanni Amodio, assieme
allo storico Don Giovanni Cipriani, hanno benedetto la folla. Un applauso
scrosciante ha chiuso in bellezza una mattinata davvero stupenda. Va ricordato
che il 30 Marzo scorso, Monsignor Domenico Padovano, vescovo
cattolico della diocesi di Conversano-Monopoli, dopo aver presieduto
la messa delle Cresime ha visitato e benedetto la chiesetta, preparandola
all’evento di ieri.
Affinché la chiesetta raggiungesse lo splendore che ha
assunto attualmente, si sono impegnati in molti. Il Sindaco, dott. Vincenzo
Gigantelli, nel suo saluto mattutino alla cittadinanza ha spiegato come
Amministratori, Tecnici e Progettisti, abbiamo collaborato per portare a
termine un progetto finalizzato alla restituzione dell’antico valore della
chiesa, trasformatasi negli anni in un umile spartitraffico. Grazie alla
adesione, voluta dagli Amministrazioni Comunali degli anni Duemila al P.I.S.
-Programma Integrato Settoriale, Itinerario “barocco Pugliese” – “Sapienza
della Pietra”- è stato possibile, nel corso del mandato del sindaco Vito Nicola
Degrisantis, richiedere e reperire i fondi necessari alla realizzazione del progetto
di “Recupero della chiesa di San Rocco e riqualificazione e arredo urbano
dell’area circostante”, come anche per il restauro della Chiesa Madre. Al
Suddetto fondo regionale di 980mila €, si sono aggiunti i 15mila di fondi
comunali, per un importo totale di 1milione e 130mila €, di cui 300mila sono
stati destinati al restauro della Chiesetta di San Rocco. Ieri, finalmente, la
cittaidinanza è accorsa per “riprendersi” la propria “bomboniera”: così ci
piace chiamarla, per la grazia e la piccolezza rispetto alle altre chiese.