In mostra le “Mummie di Roccapelago”
Sarà inaugurata il 22 luglio ed aperta sino al 14 agosto la mostra ”Le Mummie di Roccapelago (XVI-XVIII sec.): vita e morte di una piccola comunita’ dell’Appennino modenese” sull’eccezionale scoperta rinvenuta dall’equipe della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna (il turese Donato Labate, Luigi Malnati, Luca Mercuri) con il coordinamento scientifico di Barbara Vernia e la collaborazione di Vania Milani e Mirko Traversari. A poco più di un anno e mezzo, la mostra, interamente curata da Giorgio Gruppioni e Donato Labate espone 13 delle 281 mummie e circa 150 tra i reperti i più significativi rinvenuti nello scavo. Alcuni pannelli illustrano al pubblico gli aspetti salienti di questo straordinario ritrovamento, fornendo i primi dati di una ricerca multidisciplinare che sta coinvolgendo archeologi, antropologi, archivisti, genetisti, esperti di tessuti e devozioni.
Promossa da Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Laboratorio di Antropologia dell’Università di Bologna (sede di Ravenna), Comune di Pievepelago e Associazione Pro Rocca in collaborazione con Accademia “lo Scoltenna”, Comunità Montana del Frignano, Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, Musei Civici di Modena, Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, Parrocchia di Roccapelago, Provincia di Modena e Ufficio Diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e il contributo di IBC Emilia-Romagna, Agenzia Onoranze Funebri Gianni Gibellini di Modena e CNA di Modena, tale mostra rappresenta l’apice di un lavoro di analisi, studio e ricerca di una fossa comune scoperta nel gennaio 2011 durante i lavori di restauro della Chiesa di Roccapelago (MO).
Una fossa comune con 281 inumati, di cui circa 60 mummificati, sepolti dalla metà del Cinquecento alla fine del Settecento, che fortunatamente è riuscito a conservarsi fino ad oggi, offrendo agli occhi degli operai, prima e degli archeologi, dopo, i morti di un’intera comunità. La loro presenza è stata individuata scoperchiando il soffitto della cripta, da cui era apparsa una piramide di corpi accatastati uno sull’altro, una montagna di ossa, pelle, tendini e capelli ancora avvolti in sacchi-sudari, con camice, calze, cuffie e piccoli oggetti d’uso quotidiano.
La mostra ha il compito di portare a conoscenza dei curiosi e dell’intera nazione la vita di quell’umile gente, di quella piccola comunità montana, uomini e donne, vissuti a 1095 metri di altitudine. Studiando i loro resti, esperti di tessuti e devozione religiosa, archeologi, antropologi e genetisti stanno ricostruendo la loro vita, scoprendo le abitudini dei contadini, le vesti intime, i modi di sepoltura, la dieta e le carenze alimentari, le malattie, i traumi e i tentativi di cura. Le informazioni più struggenti vengono dalle cure applicate alle salme, amorevolmente preparate dai propri cari prima dell’inumazione. I capelli delle donne erano acconciati con trecce e chignon o raccolti in cuffie, le mani intrecciate in atto di preghiera o adagiate sull’addome, i polsi e le caviglie legati per mantenerli uniti, i menti fasciati per evitare che la bocca si spalancasse. Ed ancora anelli, orecchini, collane o bracciali, gioielli semplici, in linea con il tenore di vita della comunità ma mai in metallo prezioso, caratterizzano le figure femminili.
Per chiunque fosse interessato, la mostra si svolgerà a Roccapelago di Pievepelago (MO), presso il Museo “Sulle orme di Obizzo di Montegarullo” e Chiesa della Conversione di San Paolo dal 22 luglio al 14 ottobre 2012. Gli orari della mostra: LUGLIO tutti i giorni 16-19; AGOSTO tutti i giorni 10,30-12,30 e 16-19; SETTEMBRE tutti i giorni 16-19; OTTOBRE sabato 15-18 e domenica 10,30-12,30 e 15- 18. Per info e aperture straordinarie su prenotazione 0536 71890 e 329 3814897. Ingresso gratuito.