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DA LARGO POZZI……. A…….. RECAPITO FINALE

impegno

Ciò che vi racconto è realmente accaduto. Estate di circa 40 anni fa. Pineto. Provincia di Teramo. Un bambino di nome Piero (il sottoscritto) si perde in spiaggia. I ragazzi dello staff del lido lo trovano e cercano di aiutarlo a rintracciare i genitori. Gli porgono delle domande… nome…. Cognome… indirizzo di residenza o domicilio. Potete immaginare quanto rimasero sbigottiti i soccorritori quando, alla domanda “Bimbo, dove abiti?”, il bimbo rispose: “Giù ai pozzi”, traducendo maldestramente dal proprio idioma “Abbasch e’ pozz”.

Invano cercarono lumi, chiedendo spiegazioni ai miei genitori che, sollevati per il ritrovamento, conclusero con una sonora risata.

Io sono di quel luogo. A quel luogo appartengo. Un amico non italiano mi ha detto: guarda che lì c’è la tua storia…. Non la mia.

Con questi ricordi, armato di binocolo, scrutavo dalla finestra del terzo piano del mio condominio le macchine affaccendate nelle opere di scavo per il recapito finale della fogna bianca a Largo pozzi.

Mi sentivo un poco a disagio a sbirciare…. quasi spiare quello che stava accadendo in un luogo che così visceralmente mi appartiene; a cui è legata la storia e la vita della mia gente; a cui sono legati i ricordi dell’infanzia e delle mille interminabili partite a pallone.

Vallo a spiegare a mio figlio col suo sguardo accigliato, perplesso ed acutamente interrogativo.

Avrei voluto chiedere a qualcuno di poter guardare dentro…. Da vicino. Un’occasione forse unica per un viaggio nella storia del mio paese.

Ad un certo punto, intravedo, con il mio binocolo da quattro soldi, la sezione di una specie di cunicolo. Che avranno trovato? Non sarà mica….

Mio figlio mi guarda sempre più perplesso.

Poi il fermo dei lavori.

Dalla lettura dei giornali apprendo che si è aperto, all’improvviso, un dibattito su qualche ritrovamento “inatteso”.

Incredibile: si è scoperto che sotto Largo Pozzi ci sono i Pozzi. Strano a dirsi. Sissignori. Proprio le cisterne che, chissà per quanti, anni hanno custodito la risorsa più importante della nostra comunità: l’acqua.

Un fatto di cui nessuno era a conoscenza, sembra.

In ciascuno di noi, invece, sono vive le immagini nelle foto, pur sbiadite, che raffigurano quei luoghi all’inizio del novecento, con il grande piazzale allora alla periferia del paese, con i boccagli delle cisterne e le portatrici d’acqua che scrutano l’obiettivo del fotografo. Volti segnati bidimensionali immortalati per un viaggio nel tempo fino ad i giorni nostri.

Torno un attimo nei panni del tecnico. Sono un ingegnere.

Ogni volta che in un cantiere si comincia a scavare siamo costretti a comunicare i lavori alla Soprintendenza, affinché un archeologo assista alle prime opere di sbancamento.

Possibile che in un luogo del genere nessuno ci abbia pensato prima?

E’ davvero possibile sostenere che quei ritrovamenti fossero imprevedibili?

Ciò che è accaduto dopo è ancora più deludente. Giusto gli articoli di giornale a far da corollario alle argomentazioni borbottate negli uffici di palazzo.

Quasi come se l’argomento ai turesi non riguardasse affatto.

E così, freddamente e laconicamente si decide: riseppelliamo tutto e spostiamo le cisterne.

Non sarebbe opportuno, spontaneamente, portare a conoscenza della cittadinanza i dettagli della vicenda? Aprire un confronto senza aspettare le odiose richieste di “accesso agli atti”?

Non basta dire “Quel luogo non è sottoposto a vincolo”!!. Lì sotto è comunque seppellita una fetta importante della nostra storia, peraltro con una architettura tutta da scoprire.

Si potrebbe pensare pure di portarne alla luce un pezzettino. Se non lo si fa adesso non lo si farà mai più.

Estate 2050. Pineto. Provincia di Teramo. Un bimbo si perde in spiaggia. Una ragazza dello staff lo soccorre. Proietta la sua immagine con un ologramma tridimensionale dal palchetto del lido; gli porge delle domande. Bimbo…. Dove abiti? Il bimbo risponde: “Presso il recapito finale di Largo Pozzi gentile signora”…….

Direi che suona decisamente male….

Il movimento si impegna ad approfondire l’argomento con ogni mezzo possibile affinché si faccia chiarezza, rendendo partecipe la cittadinanza.

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