“COSTI ECCESSIVI PER UN GUADAGNO IRRISORIO”
Per strada non si ascolta altro che commenti sull’annata cerasicola. Prezzi bassi, mancanza di personale, ciliegie lasciate vicine agli alberi e speranza che le condizioni climatiche siano favorevoli a completare l’intera raccolta.
Come ogni anno serpeggia un clima di malcontento tra i produttori, anche se quest’anno rivolto verso il ‘trattamento’ che il nostro prodotto sta riscuotendo nella vendita.
La nostra redazione ha accolto le parole di un produttore, Piero Divitini, che lamenta un costo di gestione e di produzione della ciliegia, eccessivo e non recuperabile dai prezzi che quest’anno rivolgono alle ciliegie.
“Costi eccessivi per i prodotti, i fitofarmaci, a cui si aggiungono le spese per l’irrigazione, il mantenimento del terreno e le tecniche di coltivazione”. Così commenta il nostro interlocutore che punta il dito nei confronti di un mercato aperto a frutta proveniente da tutto il mondo e incapace di applicare una importante politica di esportazione. “Manca un mercato ortofrutticolo e molti acquistano il prodotto da altri paesi, ad un prezzo più basso”.
“Dieci anni fa le ciliegie costavano circa 1.50 €, pari alle vecchie 3 mila lire, mentre l’operaio guadagnava circa 45 mila lire. E oggi, invece?”
Un altro problema indicato dal cerasicoltore riguarda il ritardo nella maturazione del prodotto e l’attenzione rivolta dalla maggior parte dei produttori e mediatori a richiedere manodopera da paesi distanti da Turi, impoverendo in questo modo il turese e soprattutto il giovane che, di contro, non ha voglia di andare in campagna. “C’è lavoro ma manca la volontà di operare; mancano potatori esperti per gli alberi da frutto e si sente l’esigenza che venga avviata, anche a livello amministrativo, locale o provinciale, un percorso di formazione di esperti” – continua il signor Divitini.
Dopo aver letto, sulle pagine del nostro precedente numero, le parole dell’Assessore Resta, aggiunge – “condivido la necessità di un maggiore controllo dei prodotti fitosanitari impiegati in agricoltura ed io per primo avvierò una guerra al Dormex”.
“La grande distribuzione inoltre, impone dei costi che vanno contro il piccolo produttore. La soluzione è che noi piccoli produttori ci rivolgiamo ai mercati di Milano, Verona, Roma o Bologna, direttamente, creando una rete logistica che abbraccia il sud – est barese e si indirizza, senza mediazione, verso il centro e nord Italia”. Auspicabile, aggiunge, “sarebbe puntare anche su nuovi mercati, quali Russia, Cina o India” portando il nome di Turi anche dove oggi non si conosce.