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FOSSE ARDEATINE:RICORDO POCO.. RICORDATO

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Qualche giorno fa l’Italia si è fermata per festeggiare i 150 anni dell’Unità e ricordare quanti hanno sacrificato la prorpia vita per donare la Patria agli italiani. In pochi, però, ricordano che in questi giorni, ben 67 anni fa, un’altra pagina della nostra storia nazionale venne segnata con un episodio che parole e luoghi ancora raccontano: l’Eccidio delle Fosse Ardeatine.

“Il 23 marzo 1944 in un’azione di guerra a Roma in via Rasella, un gruppo di partigiani dei Gap uccideva 33 soldati del battaglione Bozen e ne feriva 38 facendo scoppiare una carica esplosiva e attaccando la colonna nemica con armi automatiche e il lancio di bombe da mortaio leggere. Accuratamente preparata, l’azione colpiva uno dei battaglioni specializzati in azioni di rappresaglia e faceva seguito a una serie di massacri perpetrati nei mesi precedenti dai tedeschi nelle zone intorno alla capitale ai danni di persone innocenti, spesso donne, vecchi e bambini: 18 vittime a Canale Monterano, 32 a Saturnia, 14 a Blera, 40 a San Martino, 14 a Velletri ecc.

In seguito all’azione partigiana Hitler comunicò che Roma doveva essere interamente distrutta e tutta la popolazione deportata, ma subito dopo rettificò che per la vendetta sarebbe stato sufficiente radere al suolo l’intero quartiere nel quale si era svolta l’azione. Infine Kesselring e il comandante della piazza di Roma, Kurt Maeltzer, stabilirono le modalità della rappresaglia: dieci italiani per ogni soldato tedesco ucciso. L’eccidio avvenne immediatamente e fu affidato al colonnello Herbert Kappler, coadiuvato dal capitano Priebke: il giorno dopo l’azione partigiana, 335 uomini furono uccisi alle fosse Ardeatine, ciascuno con un colpo alla nuca. La maggior parte delle vittime venne prelevata dal carcere di Regina Coeli e dal comando di via Tasso, cinquanta furono scelte e consegnate dal questore fascista Caruso”.

“Dalla lezione del passato i giovani devono trarre le motivazioni per sostenere la democrazia, la libertà e la giustizia”. Valori, questi, raccolti dalle parole del presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna, “difesi dalle donne e dagli uomini che li hanno preceduti, nella storia e nella Resistenza e nella guerra di liberazione” e che giornalmente dovrebbero essere inseguite e perseguite.


 

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