DALLA SCUOLA MEDIA DI TURI UN URLO DI PACE

Una serata dedicata alla pace. Potremmo sintetizzare così la manifestazione che si è tenuta negli ampi locali del palazzo marchesale “Venusio”, nel cuore del borgo antico di questa comunità. La manifestazione ha avuto per tema centrale il ricordo della shoah. Un termine inequivocabile che oggi è accomunato alla parola sterminio. Ed il pensiero va inevitabilmente ai sei milioni di ebrei eliminati dai nazisti nei campi di concentramento.
Un’accoppiata vincente ha fatto sì che circa duecento persone affollassero la sala. In particolare, la libreria-agenzia letteraria di Pasqua Laruccia, responsabile del “presidio del libro” ha pensato di commemorare la data del 27 gennaio, realizzando una manifestazione in ricordo delle vittime dell’Olocausto.
In quella data del 1945, le truppe sovietiche per prime scoprirono il primo lager in cui erano rinchiusi come bestie cittadini inermi la cui unica colpa era quella di essere ebrei. Si è rivelata preziosa la collaborazione di docenti ed alunni della scuola media statale “R. Resta”. Un vero e proprio spettacolo durante il quale il momento di riflessione si è imposto in maniera leggera.
Un brillante quartetto di giovani musicisti al sax ha delicatamente introdotto la serata. Giancarlo Petrone (sax soprano), Francesco Loiacono (sax contralto), Linda Caramia (sax tenore), Francesco Coppola (sax baritono), hanno presentato brani assai famosi di Astor Piazzolla, Ennio Morricone ed altri giganti della musica. Del resto, il quartetto collabora abitualmente con artisti del calibro di Renzo Arbore e gli Avion Travel.
Quasi in punta di piedi, i ragazzi hanno recitato alcuni versi più o meno noti al grande pubblico. Nel contempo, sullo sfondo, alle loro spalle, venivano proiettate alcune slide che raffiguravano alcune delle crudeltà in assoluto più efferate nella storia dell’umanità. In primo piano, ovviamente, le immagini delle atrocità che il regime nazista di Adolf Hitler compì per anni nei lager sparsi in Europa. E non solo. I genocidi sono ormai pratica diffusa nel mondo. Da Saddam Hussein al Vietnam sino alla Cambogia, non si contano le vittime.
Quando si dice la forza delle immagini. A volte, le parole non riescono a rendere quanto effettivamente accaduto nel tempo e nello spazio. Sebbene oggi, a ragion veduta, da cattedre e pulpiti, si abbondi in raccomandazioni a temperare la eccessiva crudezza delle immagini, vi sono delle debite eccezioni a tale principio. L’uomo, in certi periodi storici, si è macchiato di colpe gravi, lasciando un segno indelebile del suo passaggio sul pianeta, alla stregua di Attila. Non si può tacere. Non guardare quelle immagini equivale a girare lo sguardo da un’altra parte.
C’è uno scritto di Antonio Gramsci, di una potenza e di una incisività tali da incidere le nostre coscienze. E’ dedicato agli indifferenti:
“L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare”.
Ed è questo il grande merito che da queste pagine attribuiamo a questa iniziativa. Aver soffocato l’indifferenza di chi racchiude il proprio cuore nella prigione del cinismo. Il cinismo di chi “pensa agli affari propri”, di chi “vuol dormire tranquillo su sette guanciali ogni sera”.
No, signori. Per ogni indifferente nascerà un dittatore avido di potere. Al cinico, il prezzo del suo grigiore: l’asservimento. Ci piace concludere con il monito di un gigante della storia: Karol Woytila. Appena assiso sul soglio che fu di Pietro, si rivolse indirettamente, nel corso di una omelia storica, ai regimi comunisti. Esortava tutti, classi dirigenti e popolo ad aprire il proprio sistema economico. Come Cristo, usò la Parola come una spada per dividere anziché unire. “Non abbiate paura!”. Ecco, il segreto sta nel coraggio, la forza del cuore.