Archivio Turiweb

La Voce del Paese – un network di idee

Attualità

MONS. RUPPI A TURI, MOLTA POLITICA E POCA “EDUCAZIONE”

ruppi_turi

Domenica 21 novembre, nella giornata in cui la Chiesa celebra Cristo Re dell’Universo a conclusione dell’anno liturgico, la comunità turese ha accolto in Chiesa Madre Mons. Cosimo Francesco Ruppi, Arcivescovo emerito di Lecce, che ha presieduto una Messa solenne, concelebrando con i nostri don Giovanni Amodio, don Lino Fanelli e don Maurizio Caldararo.

Durante i riti di accoglienza, don Giovanni ha presentato l’ospite come “un grande uomo del Sud, un vero pastore, un assertore autentico del meridionalismo, una personalità ecclesiastica unica”.

“Il vostro arciprete è molto amabile – ha sorriso Mons. Ruppi – io sono felice di essere nella città dove ha operato don Peppino Contento, santo della carità. Sono venuto a pregare per voi.”

Ha poi salutato le autorità presenti tra cui il sindaco Enzo Gigantelli, il sindaco di Conversano Giuseppe Lovascio, e il direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, Giuseppe De Tommaso, che ha definito “il più illustre turese vivente”.

Durante l’omelia, Mons. Ruppi ha sottolineato il significato della festa di Cristo Re: “Cristo regna non come i re di questo mondo; il regno di Dio o è dentro di noi o non esiste”, soffermandosi sui suoi ricordi del 2 giugno 1945, quando l’Italia sceglieva tra re e presidente, “certo non voleva la Repubblica di ora, ma quella del popolo!”

Dopo la messa, don Giovanni ha invitato i presenti – la chiesa era gremita – a trattenersi perché l’Arcivescovo si accingeva, dall’alto di una vera e propria cattedra allestita sul presbiterio, a “tenere una lezione”, ovvero a presentare il documento contenente gli orientamenti pastorali per il  2010-2020, dal titolo “Educare alla buona vita del Vangelo” e ha presentato “l’uditorio qualificato”, fatto di maestri e professori, tra cui il direttore della scuola elementare Giuseppe Vernì, agenti di pubblica sicurezza, catechisti e operatori pastorali e rappresentanti delle diverse associazioni turesi.

Tuttavia “l’uditorio qualificato” ha ben presto capito che l’Arcivescovo non aveva voglia di parlare né di educazione, né tantomeno del documento dei Vescovi.

L’incipit  “io non sono di quelli che dice di non vedere la tv o di non leggere i giornali; anzi, io vi dico: fatelo! Fatelo e sappiate giudicare! Il popolo non è fatto di pecoroni ma di persone che sanno giudicare!” è stato accolto da un caloroso applauso.

Ruppi ha poi ricordato il Concilio Vaticano II, culla dell’idea di programmare in maniera decennale le operazioni pastorali, “la chiesa non è una piramide, dove chi è importante sta sopra e via via gli altri sotto, ma un cerchio: al centro c’è Cristo, e tutti andiamo verso di Lui”.

Ha poi presentato i cinque capitoli in cui si articola il documento, conditi di aneddoti di vita vissuta raccontati con senso dell’umorismo: l’incontro con il Presidente Pertini, l’aver scritto appunti per un discorso di Giovanni Paolo II, appunti per altro mai usati, lo sbarco degli albanesi in Puglia e il lavoro della Caritas, il volo in compagnia di Mario Assennato, deputato comunista, che si faceva il segno di croce perché “in aereo siamo tutti uguali”.

Mentre parlava dell’esigenza di accostarsi con fiducia ai mezzi sociali della comunicazione e tesseva le lodi di Telenorba e della Gazzetta del Mezzogiorno, ha speso una parola anche per la regione Puglia, con un preoccupato “Eh, Dio salvi questa regione!, infine l’approvazione per il lavoro del Presidente Napolitano: “Lui tiene alla famiglia … lo vedete… E’ sempre in compagnia della moglie!”

“La crisi non è nella scuola, né nella chiesa: la crisi è nella famiglia – ha decretato – con la speranza che non si arrivi mai a quei ‘patti salutari’ che sarebbero la tomba.”

Ha auspicato una fiducia reciproca tra le diverse agenzie educative, fiducia che si guadagna con pazienza e con il tempo… “Voi vi fidate del vostro arciprete perché lo conoscete! Se fossi il vostro Vescovo dopo nove anni l’avrei fatto andare via, verso un posto più importante. Invece don Giovanni resta qui perché il mio confratello è molto lento nelle decisioni”.

“Il succo è che o prendiamo la strada dell’educazione cristiana o il mondo non si aggiusterà” ha concluso. Don Giovanni ha poi preso la parola, con la speranza di poter iniziare un dibattito con i presenti sui temi dell’educazione. L’Arcivescovo ha fatto segno di voler andare via: “Il primo quarto d’ora è di Dio, il secondo quarto d’ora è della sedia, il terzo è del diavolo! Non sono ancora le otto, quindi fate in tempo a tornare a casa e vedere il telegiornale!”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *