ANTONIO COPPI:“ TÙTTE I PÈTE ABBESÒGNENE O’ PARÈTE”
“Credimi, non ci capisco più niente” si lascia scappare l’ex senatore Tonino Coppi, quando gli riferiamo che Gigantelli ha ritirato le dimissioni. “Con queste dimissioni date e poi ritirate penso che il sindaco abbia voluto dare un segnale molto forte alla maggioranza, i cui componenti ultimamente sono sembrati andare ognuno per conto suo, mentre il sindaco li ha voluti mettere in riga.”
Lei, che è stato senatore della Repubblica, potrebbe dare loro qualche consiglio?
“Meglio di no. Una volta ebbi ad invitare tutti quelli del Pdl a ricompattarsi e a mettere insieme tutti i cocci. Non me lo perdonarono e fui rimproverato. Mi fu detto che stavano lavorando benissimo insieme e non avevano bisogno dei miei consigli. Essendo stato assalito a suo tempo, ora io mi faccio da parte e: sbrigatevela da soli!”
E’ un periodo che in Comune succedono avvenimenti a grande velocità. Ora il sindaco pare abbia ritirato le dimissioni. Si può riprendere il cammino come se niente fosse successo?
“No. Daranno risposte e chiarimenti. Bisognerebbe rimettere tutti insieme, ‘tùtte i pète abbesògnene o’ parète’, a cominciare dal gruppo di Onofrio Resta con il quale ci si dovrà sedere per trovare una strada comune e confrontarsi su alcuni temi, onde sbloccare la situazione urbanistica. Manca in questa maggioranza un tessitore che smussi ogni spigolosità. Un tessitore molto paziente, che ascolti tutti e sappia mediare.”
Tanti rimpasti, tante perdite di tempo e cadute di stile.
“Qualcuno non si adegua e dimentica che non è titolare di se stesso. Bisogna bandire l’individualismo e mettersi insieme per risolvere i problemi altrui e non quelli propri. Purtroppo ognuno si sente indispensabile e questo è un male. Bandire anche le sceneggiate che finora sono state troppe. Se dovessero continuare meglio che andiamo a casa.”
Non trova che Gigantelli stia creando seri danni anche alla sua immagine politica?
In questo momento, in giro per il paese, non si parla per niente bene della maggioranza. Vorrei tanto che la smettessero. Se mancano concentrazione, affiatamento, confronto, se non ci parliamo, come si fa a crescere e a risolvere i problemi del nostro paese?
20 anni fa, quando stava lei, che avrebbe fatto per risolvere la situazione?
“Me ne sarei andato. Per esempio me ne sarei andato perché non condivido la mancanza di scontri dialettici, che hanno caratterizzato i tempi della ‘vecchia’ DC, quando ci si scontrava e subito dopo ci si riappacificava.”
Cosa significa avere un commissario prefettizio?
“E’ una iattura. Lo dico non solo io, ma anche Vito Donato Valentini. Noi li abbiamo conosciuti i loro modi di fare. Spero che questa intervista venga interpretata come un tentativo di miglioramento e non di rottura.”