Bigarreaux: prezzi in caduta libera
In “zona calda”, risparmiata dal gelo e dalla grandine di un mese fa, è iniziata la raccolta delle Bigarreaux: la quantità è tanta ed i prezzi crollano
Nella seconda settimana di aprile, prima il gelo e poi la grandine hanno vessato gli inermi ciliegeti in fiore turesi; qualcosa di simile è accaduto nel 2017, 2018 e 2020, sempre a cavallo tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, con i produttori cerasicoli sistematicamente messi in ginocchio. Tornando a quanto verificatosi lo scorso mese, va detto che la “zona calda” è stata non poco risparmiata dalle intemperie climatiche, uscendone tutto sommato indenne: per questo motivo si era dunque parlato di un’annata a due facce, una desolante in “zona fredda” e l’altra più rassicurante in “zona calda”.
Superata questa poco entusiasmante anticamera, siamo finalmente entrati nel momento clou: la raccolta, un evento che suscita in tanti turesi attesa e fibrillazione, se non altro poiché altamente imprevedibile è il suo esito. Imprevedibilità che non può che continuare ad aumentare con i cambiamenti climatici in corso da tempo, ai quali possono aggiungersi altre eventualità, magari più remote, come ad esempio lo scoppio di una pandemia.
A tal proposito, nello scorso numero de “La Voce del Paese”, abbiamo intervistato l’imprenditore agricolo Tonio Palmisano che, ai nostri microfoni, ha spiegato: «L’anno scorso, di questi tempi, avevamo pochi contagi; oggi non possiamo dire lo stesso. Fornire i dispositivi di protezione individuale (mascherine e guanti) è diventata una routine ed è il “minore dei mali”. Il vero problema è che, se un operaio dovesse contrarre il virus, si rischia di bloccare l’intera squadra per 15 giorni, il che vuol dire perdere l’annata: abbiamo un paio di settimane di tempo per raccogliere ciascuna varietà, e mettere insieme una nuova squadra non è affatto semplice. Si scarica ogni responsabilità sui produttori che, al contrario, andrebbero tutelati».
I PRIMI DATI
La prima forma di tutela che vorrebbero avere i produttori locali consiste senza dubbio in un prezzo di vendita del proprio prodotto che sia dignitoso. “Ce prìzze a fàtte?” – è questo il dilemma ricorrente, giacché il prezzo varia in base al momento, alla quantità e alla qualità del raccolto. Lo stesso Tonio Palmisano, da noi ascoltato anche a marzo, preannunciava ad esempio per quest’anno il rischio di una sovrapproduzione: e così è stato, almeno per le Bigarreaux, anche tenendo conto dei danni causati dalle gelate e dalla grandine.
In uno scenario del genere, dunque, è facile prevedere che i prezzi calino vistosamente giorno dopo giorno: dai 9-8 €/Kg iniziali, nell’arco di 72 ore, il prezzo si è infatti subito ridimensionato, assestandosi intorno ai 5-6 €/Kg. Martedì le Bigarreaux sono state vendute a circa 4€/Kg e per questo week-end di metà maggio si prospetta che il prezzo sia già sotto i 3€/kg.
LEONARDO FLORIO