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Emergenza Covid a scuola?

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Insegnanti e genitori chiedono maggiori tutele: sanificazioni e monitoraggi con test antigenici per “disinnescare l’insorgenza di nuovi focolai”

Il consueto aggiornamento dei nuovi contagi Covid, condiviso lo scorso 7 febbraio sulla pagina istituzionale del Comune di Turi, ha alimentato un inaspettato dibattito in merito alla gestione della pandemia all’interno degli istituti scolastici.

Finora la realtà scolastica turese era stata al centro delle polemiche per i problemi legati alla fruizione della didattica a distanza (DAD), dovuti a quartieri privi di connessione internet o all’insufficiente potenza della rete del Comprensivo, non tarata per sopportare contemporaneamente un elevato numero di connessioni.

Oggi, invece, ad essere messa in discussione è la stessa sicurezza della frequenza in presenza: «Le scuole non sono luogo di contagio – scrive un’insegnante – ma dopo le festività, pian piano lo stanno diventando, glielo dice una docente turese che ha già avuto due classi in quarantena e che mai avrebbe pensato ad una DAD».

Un commento, cui ne seguiranno svariati, che riteniamo degno di nota: dall’inizio della pandemia, è forse la prima volta che il corpo docente turese – o almeno una parte – prende una posizione pubblica, denunciando le lacune del sistema dei tracciamenti e sollecitando una maggiore attenzione da parte delle Istituzioni competenti.

Tamponi a proprie spese e addio al tracciamento

«Se una classe va in quarantena – rivela una docente – la Asl non fa più tamponi a tutta la classe e quindi bisogna agire privatamente, ma non tutti possono permetterselo e ci si affida ai 14 giorni nella speranza che tutto vada bene o ci si affida alla didattica a distanza con tutte le conseguenze e difficoltà».

Molti genitori – aggiunge una collega – eseguono il tampone privatamente e comunicano l’esito in modalità ufficiosa; se vengono fuori nuovi casi, «il dato ufficiale non c’è o se arriva è molto tardi. Per questo l’effetto domino è assicurato».

A colmare una carenza strutturale e organizzativa dell’Asl, arriva l’appello di un’altra insegnante indirizzato al primo cittadino: «Sindaco, per favore, più tutela verso la scuola, sanificazione settimanale dei locali, incrocio dei dati e controlli per chi sta in giro. Genitori, collaboriamo tra di noi, visto che il tracciamento salta anche perché ci si rivolge ai laboratori privati, comunichiamo tempestivamente alle segreterie delle scuole le eventuali positività. Evitate di mandare troppo in giro i ragazzini e se escono controllate se indossano la mascherina quando sono con gli amici. Interrompiamo la catena dei contagi con comportamenti responsabili».

Appello prontamente condiviso e rafforzato dall’intervento di un’ulteriore docente che, in attesa del vaccino, invita a «mettere in atto un forte e significativo monitoraggio di tutta la popolazione con la somministrazione di test antigenici che possano andare ad individuare e disinnescare l’insorgenza di nuovi focolai».

La richiesta dei genitori: “Sindaco, chiuda la scuola”

Le fondate preoccupazioni degli insegnanti sono condivise dalla maggior parte dei genitori, anch’essi intervenuti nel confronto sui social, che chiede a gran voce un intervento netto da parte del sindaco Tina Resta: un’ordinanza di sospensione della didattica in presenza per il tempo necessario a effettuare le sanificazioni degli ambienti scolastici e rallentare la velocità dei contagi.

«Chiudiamo per un po’ la scuola – afferma un genitore – fate una sanificazione completa e solo così potremmo vedere un’altra volta la luce». «Servirebbe un atto di responsabilità da parte del sindaco. Chiudere le scuole di ogni ordine e grado, decontaminare tutte le classi e poi rientrare» – si legge in un commento successivo.

C’è chi però la vede diversamente, ritenendo la chiusura delle scuole un atto che, oltre a danneggiare i genitori che lavorano, non risolverebbe il problema: «Le scuole non sono luogo di contagio – obietta un utente – se continuate a riunirvi la domenica per mangiare insieme o andate al bar a farvi l’aperitivo per poi fumarvi la sigaretta e parlare con la mascherina abbassata… Se c’è in classe un bambino positivo è perché è stato contagiato fuori, perché non riuscite a fare a meno della passeggiata nel centro commerciale ecc… Se fate attenzione, ne usciamo prima… siete sempre liberi di scegliere la DAD!»

«Secondo me – replica un cittadino – è troppo comodo “scaricare” sui genitori la scelta di mandare in presenza o meno i figli così chi di dovere se ne lava le mani… Ma come può essere la mia una scelta libera nel momento in cui mi rendo conto che quasi tutta la classe è in presenza e, aggiungo, la connessione scolastica non permette di usufruire al meglio di questo strumento?».

Una ragionevole sintesi

Tante le opinioni emerse nel dibattito, che abbiamo provato a riassumere nei passaggi salienti. Una sintesi ci pare di poterla rintracciare nel ragionamento proposto da un cittadino, in cui si contempera l’adozione di misure di sicurezza più stringenti all’interno della scuola con la necessità di avere atteggiamenti responsabili nella vita extra-scolastica.

«Il provvedimento di chiusura per il tempo necessario viene preso solo se c’è criticità, solo se ci sono i numeri! Credo che, il problema sia proprio questo: prima molti infettati e poi i provvedimenti, magari troppo tardi! Ci si infetta dappertutto, in giro e a scuola: in giro dovrebbero essere tutti responsabili, soprattutto i genitori che permettono ai figli di andare a passeggio. A scuola si dovrebbero adottare misure di sicurezza maggiori: sanificazioni ulteriori, messa in quarantena di classi anche a scopo precauzionale e non solo se c è un caso positivo, tracciamento e comunicazione del numero di casi, più pulmini a disposizione per il distanziamento, termoscanner anche per i bambini, ingressi e uscite a orario scaglionato… e poi… chiudere, anche per soli 14 giorni, per permettere di riequilibrare i periodi più difficili, continuando a studiare con la DAD, e con una connessione che ancora non va per niente bene, purtroppo, e sarebbe da potenziare al più presto con la fibra. Invoco l’aiuto di chi può fare qualcosa!».

Fabio D’Aprile

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