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“Ricostruiamo la storia dei nostri pozzi”

I lavori del 2012 - ph Archivio de Carolis

L’appello di Stefano De Carolis, autore di una ricerca sul “lago di Turi” che ha ispirato le indagini tecnico-scientifiche di Largo Pozzi

A spronare l’indagine dell’area di Largo Pozzi, iniziato lo scorso 25 gennaio, è stata una ricerca storica che porta la firma di Stefano de Carolis. Il giornalista e ricercatore turese, infatti, è riuscito a recuperare e contestualizzare una preziosa testimonianza che immortala la nascita della “grave”, datandola al 1919.

Vito Grazio de Grisantis -  ph fam. Scotella

«Anni fa – ci racconta de Carolis – il compianto Don Vito Ingellis mi riferì la testimonianza che aveva raccolto negli anni ‘70 da un cittadino turese, Vito Grazio De Grisantis. Questi narrò che nel 1919 era stato spettatore di un evento straordinario: mentre stava rientrando a casa con il suo traino, giunse nei pressi di Largo Pozzi, pieno d’acqua a seguito delle copiose piogge che c’erano state nei giorni precedenti; qui vide una colonna d’acqua, alta quanto il campanile, innalzarsi verso l’alto per poi essere improvvisamente risucchiata dalla terra. Largo pozzi era pieno d’acqua a seguito di copiose piogge».

Un resoconto apparentemente fantasioso su cui de Carolis ha voluto vederci chiaro: «Ho contattato il prof. Alessandro Reina, geologo e docente presso il Politecnico di Bari, per comprendere se il racconto fosse attendibile. Con grande sorpresa, ho avuto conferma che il nostro concittadino aveva assistito alla nascita della “grave”, precisamente al fenomeno noto come “sinkhole”, ovvero lo sprofondamento improvviso di una porzione di superficie del terreno. A parere del prof. Reina si tratta di una testimonianza unica nel suo genere, in quanto in letteratura non vi sono resoconti così dettagliati».

«Sulla scorta di questo racconto – prosegue – ho proposto al prof. Reina uno studio approfondito di Largo Pozzi, un’area dalla storia millenaria se si pensa che, in una pergamena del 1174, ritroviamo l’attestazione del “lago di Turi” e di alcune cisterne. Avuta la disponibilità del prof. Reina, ci siamo interfacciati con l’Amministrazione comunale che ha sposato in pieno l’idea, finanziando la ricerca tecnico-scientifica che prevede, tra l’altro, il rilievo topografico e la prospezione tramite georadar del sito».

«L’auspicio – dichiara De Carolis – è di riuscire a individuare tutte (o quantomeno la maggior parte) le strutture antropiche (pozzi e cisterne) attualmente sepolte, ricostruendo la loro ubicazione originaria. Abbiamo il dovere di tutelare questo patrimonio che già nel 2012 potrebbe aver subito delle alterazioni: in occasione degli scavi effettuati per installare le vasche di raccolta delle acque meteoriche, fu ritrovato un antico muro in pietra; il manufatto venne smontato e i conci (blocchi di pietra) furono numerati e depositati all’interno del vecchio macello. Spero che quei lavori non abbiano compromesso le antiche cisterne».

L'antico pastificio Gasparro - ph Archivio de Carolis

«Per il rilievo topografico – precisa – sono stati presi quattro punti di riferimento: la chiesa di San Rocco, il palazzo De Carolis, la Croce dei Devoti di via Sammichele e la casa padronale dell’antico mulino-pastificio a vapore, costruito a fine ‘800 dal monopolitano Turchiarulo e poi acquistato e gestito da Marco Gasparro. Il dato interessante è che lo stabilimento fu realizzato in quell’area non a caso: essendo un pastificio alimentato da un motore a vapore, necessitava di grandi quantità di acqua che, per l’appunto, attingeva direttamente dalla falda, particolarmente ricca per la vicinanza al “lago” di Largo Pozzi. Nota dolente è che questa monumentale struttura in pietra, grandioso esempio di pura archeologia industriale, è stata in parte abbattuta una trentina d’anni fa, cancellando un patrimonio straordinario di cui oggi è visibile solo l’annessa casa padronale».

I risultati dell’indagine verranno pubblicati nella rivista ufficiale del Consiglio Nazionale dei Geologi. Il prof. Reina curerà la parte tecnico-scientifica, supportata dall’analisi dei dati geologici acquisiti; Stefano De Caroli fornirà, invece, un contributo storico, corredando la testimonianza di Vito Grazio De Grisantis con fotografie, anche inedite, di Largo Pozzi, risalenti a inizio ’900 e metà degli anni ’50.

FD

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