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Attualità

Indagini a Largo Pozzi

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Lo studio, affidato al prof. Reina, valuterà il rischio idrogeologico dell’area e ne ricostruirà la “memoria del sottosuolo”

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«Nella mattinata di lunedì 25 gennaio, è stata effettuata una prospezione georadar di Largo Pozzi con il doppio obiettivo di valorizzare la testimonianza storica del luogo e valutarne la potenziale pericolosità geologica. Questa attività ovviamente sarà la base per pensare ad una riqualificazione di quell’area che tenga conto della sua storia e dell’ambiente.

I risultati della complessa ricerca tecnico-scientifica, diretta dal prof. Reina, e di quella storica, a cura di Stefano de Carolis, saranno oggetto di una pubblicazione nella rivista ufficiale del Consiglio Nazionale dei Geologi “Geologia Tecnica e Ambientale”».

Questo il post con cui l’assessore Stefano Dell’Aera ha informato la cittadinanza in merito all’iniziativa dell’Amministrazione di studiare il sottosuolo di Largo Pozzi; una scelta ispirata principalmente all’esigenza di «scongiurare eventuali situazioni di pericolo e tutelare la pubblica sicurezza nell’area che, essendo depressa, vede il confluire delle acque delle zone circostanti».

A spiegarci i dettagli dell’operazione è lo stesso prof. Alessandro Reina, geologo, docente e ricercatore presso il Politecnico di Bari, nonché direttore scientifico delle Grotte di Castellana.

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«Oltre a eseguire un rilievo topografico del sito – esordisce – si è proceduto all’analisi tramite georadar; un’indagine strumentale che, mediante l’invio di onde elettromagnetiche, restituisce un’immagine della composizione del sottosuolo, individuando la natura e la disposizione dei diversi materiali, offrendo dunque un quadro accurato dell’assetto attuale della piazza. Nel nostro caso, questo esame è servito per avere contezza della presenza delle strutture che storicamente insistevano nell’area, come le cisterne e i pozzi, sepolte dai vari interventi antropici. Ove possibile, inoltre, proveremo anche a ricostruirne l’esatta ubicazione».

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Ad un approccio di “archeologia” geologica, volto a disegnare il profilo di come un tempo si presentava Largo Pozzi, si unisce una finalità strettamente pratica: «Potremo comprendere se sussistano elementi riconducibili a una pericolosità idrogeologica, tali da configurare un rischio per le abitazioni costruite decenni fa. Difatti – prosegue il prof. Reina – nell’area è presente un inghiottitoio, determinato dallo sprofondamento della parte sommitale di una dolina. Si tratta di una sorta di “imbuto” naturale, in cui convergono le acque meteoriche, che ha “assorbito” l’antico lago carsico che si veniva a creare dopo le piogge. Un lago che, collegato a un sistema di circa 60 pozzi, ha rappresentato per anni un’importante riserva idrica per l’abitato di Turi».

«Nei prossimi giorni – conclude il professore – analizzeremo i dati raccolti, incrociandoli con altri materiali, quali fotografie aeree e cartografie preesistenti. Il tutto sarà compendiato in una relazione geologica che fornirò al Comune di Turi, in modo che l’Ente possa orientarsi nella riqualificazione funzionale di Largo Pozzi, optando per l’intervento tecnicamente più corretto, valorizzando le tracce storiche e, al tempo stesso, preservando l’incolumità dei cittadini».

Fabio D’Aprile

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