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“Ho visto rinascere la speranza per Turi”

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L’emozione del sindaco Tina Resta, testimone della prima vaccinazione eseguita nel Poliambulatorio dell’ASL di Turi

«Da oggi a Turi è attivo un centro territoriale Sisp dedicato alla somministrazione delle vaccinazioni Covid- 19 presso il nostro Poliambulatorio. La prima fase interesserà gli operatori sanitari come da programmazione regionale. Questo avvio rappresenta una giornata storica per la nostra comunità».

Poche parole quelle condivise dal sindaco Tina Resta in cui si condensa la smisurata emozione per il traguardo raggiunto martedì 12 gennaio, data che si iscrive di diritto nei “memorabilia” degli annali turesi.

Una meta inseguita con caparbietà fin dal 4 gennaio, quando il primo cittadino inviava una nota ai vertici dell’ASL, sollecitando l’individuazione di un centro dove poter eseguire le vaccinazioni. Si apriva così un canale di interlocuzione, fatto di quotidiane comunicazioni, grazie al quale in meno di una settimana Turi ha avuto il suo “centro vaccinale” con un’equipe medica dedicata, guidata dal dott. Franco Miale, dirigente responsabile del SISP – Area Sud, coadiuvato dal collega dott. Giovanni Mazzamurro, dalla coordinatrice infermieristica Maria Grazia Avella e dall’infermiera Maria Laera.

“Un raggio di luce dopo 10 mesi di buio”

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«Dal 5 marzo – riflette il sindaco – abbiamo vissuto dieci mesi di sofferenza e dolore: ci siamo visti scippare la nostra quotidianità, che abbiamo imparato a caro prezzo a non dare per scontata. È calata prepotente la barriera della “distanza di sicurezza”, tanto odiata quanto preziosa, che ha stravolto la routine dei nostri figli, ci ha imposto di rinunciare a coltivare le relazioni sociali e ad inventare una nuova mimica per esprimere l’amore verso i propri cari. Siamo stati annichiliti dall’orrore della perdita di un nostro concittadino, salutato in un assordante silenzio, senza poter esprimere il tributo d’affetto che meritava».

«Quando ho assistito alla preparazione del primo vaccino somministrato all’interno del nostro Poliambulatorio – confida – nella mia mente sono passate le immagini di tutti i momenti più angosciosi del periodo terribile che abbiamo attraversato e che, tutt’oggi, continuiamo a vivere. Ho voluto essere testimone di questo momento, che mi ripaga di ogni sforzo compiuto in difesa dei cittadini, per assaporare la gioia di vedere rinascere la speranza per la mia comunità, di cogliere un raggio di luce dopo dieci mesi di buio».

“Un anno di scelte tormentate”

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«Ringrazio il dott. Miale per essere stato protagonista di questo presidio ambulatoriale ma soprattutto perché, come referente dell’ASL nel Centro Operativo Comunale, ha accompagnato il Comune di Turi in tutte le decisioni che mi hanno portato a firmare le varie ordinanze “restrittive”. Mi ha rassicurato e incoraggiato ad andare avanti, comprendendo i timori di un sindaco preoccupato per la sua comunità».

«Sono consapevole – ammette il sindaco – di aver utilizzato alcune volte toni che possono essere apparsi duri, “rimproverando” i turesi e richiamandoli al senso di responsabilità; comprendo la rabbia per la chiusura degli esercizi commerciali o per la sospensione del mercato settimanale; ho sperimentato in prima persona la frustrazione di un paese desolato, con la Villa comunale transennata e i giardini pubblici svuotati della propria anima, i bambini. Vorrei che i cittadini comprendessero che ognuna di queste tormentate decisioni è stata presa per evitare la diffusione dei contagi. E, se sarà necessario, non avrò esitazioni a continuare ad imporre misure più “restrittive”. Al di là delle polemiche e degli opinionisti che amano salire in cattedra, il mio obiettivo è stato e sarà sempre uno: preservare la vita di tutti noi e guidare il paese fuori dall’emergenza Covid».

“Ogni vita è sacra a prescindere dall’età”

«La campagna vaccinale – prosegue il sindaco – è giustamente iniziata dagli operatori sanitari, coloro che hanno lavorato in trincea senza risparmiarsi, arrivando ad immolare anche la propria vita. Si proseguirà con la popolazione degli ultraottantenni, sfatando il “retaggio storico” che ci ha spinto a pensare che gli anziani non siano una priorità; al contrario, i nostri nonni sono i soggetti più fragili e vanno protetti: abbiamo l’imperativo morale di tutelare chi ha contribuito a costruire il nostro presente e rappresenta il filo rosso della memoria collettiva. Dobbiamo ritornare ad affermare con forza che ogni vita è sacra a prescindere dall’età».

«La “battaglia” non è finita, c’è ancora molto da fare e bisogna resistere. Tuttavia – conclude – non nascondo che il mio cuore è più leggero: abbiamo anche a Turi l’unica arma che, insieme al rispetto delle regole che ormai conosciamo tutti, ci consentirà di uscire da questo incubo. Ora l’auspicio è che la disponibilità delle dosi di vaccino aumenti celermente».

Fabio D’Aprile

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