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I Santi Medici, antidoto al nostro egoismo

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Don Giuseppe Dimaggio riflette sulla figura di Cosma e Damiano, commentando la festa di sabato 26 celebrata in loro onore

In questo 2020, che in futuro sarà certamente ricordato come l’anno del Covid-19, abbiamo potuto apprezzare un ritrovato altruismo, condiviso da tutta la popolazione italiana e, non da meno, da quella turese. Ciò se non altro si è verificato nei momenti più duri, ovvero durante il lockdown e nei primi momenti di stentata riapertura. In tal senso, come abbiamo potuto documentare anche su queste colonne, si annoverano tutti gli operatori nel settore sanitario, medici, infermieri ecc. che volontariamente e a titolo gratuito hanno prestato servizio per far fronte all’emergenza sorta nei nostri ospedali. Un gesto senza dubbio encomiabile, non troppo distante dall’esempio lasciato da Cosma e Damiano, i due medici e guaritori soprannominati “Anargyroi” (dal greco antico ?????????, “senza argento” o “Santi non mercenari”), poiché non richiedevano mai nulla in cambio per il lavoro svolto.

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Lo scorso 26 settembre, i fedeli turesi hanno potuto ancora una volta festeggiarli, non senza qualche ostacolo. Tuttavia la fede, come insegnano i grandi martiri – tra cui gli stessi Cosma e Damiano – non è un “qualcosa” che vacilla facilmente dinanzi alle avversità; anzi sono proprio quest’ultime, paradossalmente, a rafforzarla. Di seguito vi proponiamo le impressioni e le riflessioni post-festa di don Giuseppe Dimaggio, sacerdote della parrocchia “Maria SS. Ausiliatrice”.

LA FEDE INSCALFIBILE DEI TURESI

«La Festa dei Santi Cosma e Damiano connota e identifica l’intero quartiere dell’Oratorio che, ogni anno, si riunisce intorno ai Santi Medici, già nei giorni della novena in preparazione ai festeggiamenti che hanno luogo il 26 settembre. Il legame di devozione tra il popolo credente e i Santi Anàrgiri, nella nostra città di Turi, è molto forte: tantissimi fedeli si riversano in chiesa per implorarne l’intercessione».

RITROVARSI COME CRISTIANI

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«Purtroppo, per la lenta ripresa dei contagi, abbiamo dovuto rinunciare alla processione esterna. Non solo in obbedienza alle norme previste in materia di contenimento della infezione, ma più ancora come scelta ecclesiale in questo singolarissimo e difficile momento storico. Tutti siamo stati sollecitati a “vivere questi momenti di festa con maggiore sobrietà e attenzione alle povertà accentuate dalla pandemia”. Ma non è sicuramente mancata la Celebrazione dell’Eucaristia che resta l’apice della preghiera e della comunione per il popolo cristiano, né sono mancati momenti intensi di supplica e raccoglimento, né opere non chiassose di carità che animano sempre questi momenti di fede. La festa di quest’anno ha avuto, dunque, lo scopo di ritrovarci come cristiani, abitanti del quartiere e devoti, tutti intorno ai nostri Santi per recuperare slancio, identità e speranza nella fede in Dio e nella vita di ogni giorno. Per cogliere gli aspetti della Grazia e dell’Amore che hanno fatto di questi due uomini, due Santi, e per evidenziare l’elemento essenziale del loro messaggio, nella sequela di Cristo Signore».

L’ANTIDOTO DEI SANTI MEDICI

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«Venerare i Santi Medici ci rimanda, infatti, all’esistenza esemplare di questi “insigni, santi fratelli”. Mi piace evidenziare alcuni simboli che li ritraggono tradizionalmente e ci spronano a crescere come persone e cristiani: la palma del martirio che manifesta l’amore autentico di questi Santi per Gesù e la loro fede carica di solida speranza; la gratuità del loro servizio medico, segno di carità che ci aiuta a guardare chi è nel bisogno, non solo economico, ma anche della nostra parola e del nostro sostegno, ” antidoto al nostro egoismo” (Papa Francesco)».

LA FESTA È… COMUNIONE

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«Non dobbiamo tralasciare, pertanto, un altro importante carattere della vera festa: la comunione. Chi vive veramente la festa, abbandona ogni tendenza all’individualismo, sente la festa come occasione di riconciliazione, diventa capace di perdonare e di guardare l’altro come fratello in Cristo. Nella festa, nessuno è estraneo: è doveroso che in ogni festa ci sia spazio per i poveri. È un’occasione per intervenire nelle concrete situazioni di bisogno presenti nel proprio territorio. Festeggiare i Santi diventa, allora, un momento per riscoprirsi comunità, un’occasione di condivisione e socialità».

…E POI LUCI, COLORI E MUSICA

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«La festa dunque è, senza ombra di dubbio, sinonimo di devozione, ma è, allo stesso tempo, allegro turbinio di luci, di colori, di musica. Sia pure in misura più contenuta, ho voluto che anche quest’anno, in segno di gioioso ringraziamento, non mancassero le luminarie, la diana mattutina, l’omaggio della banda ai Santi prima della solenne Celebrazione Eucaristica. Al termine della festa religiosa, un gruppo musicale di giovani percussioniste, le “One beat-Drumline”, ha vivacemente animato una parte della serata. E non per garantire esclusivamente la continuità della tradizione, ma per permettere agli operatori del settore di continuare a lavorare. Sono certo – conclude don Giuseppe – che con l’aiuto di Dio, dopo aver celebrato la Festa Liturgica in onore dei Santi Cosma e Damiano, continueremo a metterci in ascolto dello Spirito Santo, formandoci alla scuola di Gesù attraverso la catechesi e, soprattutto, gustando la Sua Presenza reale nell’azione liturgico-sacramentale».

LEONARDO FLORIO
Foto Giuseppe Florio

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