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Politica

Elezioni regionali, guida al voto

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Domenica 20 e lunedì 21 si aprono le urne per le elezioni regionali: i cittadini saranno chiamati a eleggere il Presidente della Regione e i 50 membri che costituiranno il nuovo Consiglio regionale.

I seggi resteranno aperti dalle 7 alle 23 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì.

Per votare occorre presentarsi al proprio seggio muniti di tessera elettorale, documento di identità in corso di validità e mascherina chirurgica. La scheda elettorale che gli elettori si troveranno davanti è unica in quanto comprende sia i candidati alla presidenza della Regione sia le liste regionali, ciascuna delle quali è collegata ad un candidato presidente.

COME SI VOTA

L’elettore esprime due preferenze, una al candidato presidente, l’altra ad una lista (con i candidati consiglieri): è possibile esprimere un voto disgiunto, cioè votare il candidato presidente di uno schieramento e allo stesso tempo la lista di un candidato concorrente.

In caso si voti solo il candidato presidente, il voto non si estende a nessuna delle liste collegate: se invece si vota solo una lista, il voto si estende in automatico al candidato presidente collegato. Per quanto riguarda le liste, l’elettore può esprimere fino a due preferenze per i candidati consiglieri, a patto che siano di genere diverso (doppia preferenza di genere).

LA LEGGE ELETTORALE

Anche nel 2020 i pugliesi saranno chiamati a esprimersi attraverso la legge elettorale varata nel 2015 e che ha fatto il proprio esordio durante le scorse elezioni regionali.

Il sistema di voto è di stampo proporzionale a turno unico: per vincere, il candidato presidente non avrà bisogno della maggioranza assoluta, ma solo di ottenere un voto in più rispetto ai suoi avversari. Dei 50 seggi riservati ai Consiglieri regionali, 27 vengono suddivisi in base al listino unico regionale e i restanti 23 invece sono ripartiti a livello circoscrizionale.

RIPARTIZIONE DEI SEGGI

Per poter accedere alla ripartizione dei seggi, una coalizione e una lista che si presenta da sola devono superare la soglia di sbarramento dell’8%. Per una lista facente parte di una coalizione l’asticella da dover oltrepassare è quella del 4%. Con lo scopo di garantire la governabilità, al candidato vincitore viene attribuito anche un premio di maggioranza pari a 29 seggi nel caso si ottenga oltre il 40% dei consensi, 28 seggi se le preferenze si attestano tra il 35% e il 40%, 27 seggi se scende sotto il 35%.

IL REFERENDUM

Assieme alla scheda per le elezioni regionali, ai cittadini verrà consegnata anche quella relativa al quesito referendario sulla riduzione del numero dei parlamentari.

Ricordiamo che si tratta di un referendum confermativo, si vota cioè per confermare o meno il taglio del numero dei parlamentari, e che non è previsto il raggiungimento di un quorum: la riforma verrà respinta o approvata a prescindere da quanti elettori si recheranno alle urne.

In caso di vittoria del “Sì”, il numero dei parlamentari scende, in totale, da 945 a 600. In particolare, i deputati (che ad oggi sono 630) diventerebbero 400, mentre il Senato sarebbe composto da 200 rappresentanti (rispetto agli attuali 315). Con l’approvazione della riforma, verrebbe modificato anche il criterio della rappresentanza: il numero minimo di senatori che ogni regione potrà eleggere scenderebbe da 7 a 3, ad eccezione del Molise che potrà eleggere due senatori e della Valle d’Aosta che sarà rappresentata da un senatore.

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