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Lavoratori stagionali, niente foresteria per quest’anno

La nota del 9 aprile

Il sindaco: “Non ci sono le condizioni per tutelare la salute di lavoratori e cittadini”

Il leitmotiv del maggio turese è l’accoglienza dei lavoratori stagionali extracomunitari, che raggiungono Turi nella speranza di essere ingaggiati per la raccolta delle ciliegie. Nei due anni precedenti, si è gestito il flusso dei braccianti sperimentando la strada della “foresteria”: un campo composto da 30 moduli abitativi, più 4 container adibiti a servizi igienici, installati a spese della Regione nei pressi del campo sportivo. Oggi, con l’emergenza sanitaria tutt’altro che risolta, ci si interroga se questa formula sia adeguata ai nuovi standard di sicurezza, tanto per i lavoratori quanto per i cittadini turesi.

Domanda che abbiamo girato al sindaco Tina Resta, che ci ha ragguagliato sul confronto intercorso con le Istituzioni sovracomunali, alla ricerca di una soluzione percorribile che, almeno per il momento, non è arrivata.

«Il 9 aprile – fa il punto il primo cittadino – ho inviato una nota indirizzata al Presidente della Regione, Michele Emiliano, al Prefetto e ai presidenti di ANCI e ANCI Puglia, comunicando il mio disaccordo sull’insediamento della foresteria, dal momento che non ravvisavo le condizioni per assicurare il rispetto dei requisiti igienico-sanitari e del monitoraggio sanitario richiesto dai vari Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM)».

Un paio di settimane dopo questa nota, si è svolta una videoconferenza con il Prefetto e alcuni rappresentati della Regione Puglia, durante la quale il sindaco ha ribadito le proprie perplessità: «Autorizzando la foresteria, che ospiterebbe almeno 200 persone, non vedo come sarebbe possibile attenersi alle misure di contenimento dei contagi e, al tempo stesso, proteggere la salute dei lavoratori e dei miei cittadini».

La risposta della Regione è stata di aggiornare il confronto al lunedì successivo, il 27 aprile, così da avere tempo per elaborare un protocollo sanitario specifico. «Nel pieno spirito di collaborazione – prosegue il sindaco – ho accolto di buon grado questo rinvio, certa che sarebbe stata presentata una soluzione che sciogliesse i vari dubbi sollevati e mi rassicurasse. Tuttavia, devo costatare con rammarico che, ad oggi, non c‘è traccia né del protocollo sanitario né di proposte alternative».

Nel frattempo, nella stessa giornata di lunedì 27 aprile, si è riunito il Centro Operativo Comunale, raccogliendo il parere del medico referente dell’ASL che, in sostanza, ha condiviso le stesse perplessità del sindaco: le modalità di accoglienza adottate lo scorso anno non sono rispondenti alle indicazioni dell’ultimo DPCM, che disciplina una “fase due” di per sé già delicata, in cui il rischio di fare una drastica marcia indietro è dietro l’angolo.

Arriviamo al 5 maggio. Di fronte all’incomprensibile silenzio della Regione, che ha rinunciato a priori ad un dialogo sui rischi sanitari e su come contenerli, il primo cittadino ha inviato una seconda nota in cui ribadisce l’assoluta indisponibilità a consentire l’insediamento della foresteria.

«Sia chiaro – sottolinea il sindaco – non c’è alcuna intenzione di vietare l’impiego di manodopera stagionale. Quello che chiediamo è un atto di responsabilità da parte dei datori di lavoro che, come in ogni altro settore, devono farsi carico della tutela dei propri dipendenti, a prescindere se siano stagionali, attrezzandosi per eseguire uno screening sanitario puntuale. Del resto, è un modo per tutelare anche i propri interessi: se un bracciante dovesse risultare positivo al Covid-19, scatterebbe la quarantena fiduciaria per tutti i lavoratori dell’azienda; due settimane di “fermo” che comprometterebbero definitivamente l’esito della raccolta».

«Il mio intento – conclude – è far comprendere che il rispetto delle regole vale per tutti: turesi e migranti. Un sindaco ha il compito di trovare il punto di equilibrio tra le richieste di tutte parti in gioco. In questo caso, tra la richiesta di manodopera da parte di alcuni imprenditori turesi e l’obbligo di difende il diritto alla salute di cittadini e lavoratori. Non servono bracci di ferro o guerre ideologiche».

Fabio D’Aprile

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