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Nicolangelo Colapietro inserisce la “Password”

Nicolangelo Colapietro (1)

Il percorso artistico, la quarantena dei “featuring a distanza”, il nuovo brano al fianco di Gaia Gentile ed il futuro del musicista turese

Lo scorso 25 aprile, sulle piattaforme Spotify e Amazon Music, è apparso “Password”, un brano che vede protagonisti Gaia Gentile e Nicolangelo Colapietro, turese classe ’92, al quale siamo felici di aver donato la possibilità di ricostruire i suoi primi 12 anni di esistenza messi a disposizione della “Dea Musica” – la chiamerebbe così Piero Pelù, frontman storico dei Litfiba, gruppo che da parte dello stesso Colapietro non sarebbe affatto oggetto di sdegno.

Prima di entrare nel merito di “Password”, riavvolgiamo il nastro e torniamo al momento della vocazione, dell’epifania; al preciso istante storico in cui la musica, nelle sembianze di una chitarra, è stata in grado di rapire la mente e il cuore di Nicolangelo, non lasciandoli mai più, stringendoli in un legame inossidabile, peculiare di ciò che volgarmente chiamiamo “passione”.

In realtà, più che un ritorno al passato, è, come stiamo per vedere, un “ritorno al futuro”. Tutto infatti avrebbe avuto inizio grazie alla famosa pellicola con Micheal J. Fox e Christopher Lloyd protagonisti: «Già da piccolo ascoltavo parecchia musica. L’incontro con la chitarra è stato favorito da Chuck Berry, più nello specifico dalla scena di “Ritorno al futuro” in cui il protagonista suona “Johnny B. Goode”: guardando la scena capii immediatamente che avrei dovuto imparare a suonare la chitarra. A Chuck Berry, tra i vari meriti, va riconosciuto quello di essere stato un chitarrista Blues in grado di cambiare le sonorità classiche di una chitarra d’accompagnamento con qualcosa di più deciso e d’impatto».

Quando hai iniziato a suonare la chitarra?

Nicolangelo Colapietro

«Ero in quinta elementare. Visto il film, mi iscrissi subito ad un corso di chitarra classica, ma non era il suono che cercavo e abbandonai subito. Intorno ai 15 anni, passavo molto del mio tempo libero con amici che suonavano strumenti o cantavano e di lì il passo alla chitarra elettrica è stato più che naturale: ho studiato per anni come autodidatta per poi seguire lezioni private per un paio di anni».

In questi ultimi dieci anni con quali formazioni hai suonato?

«Ho sempre cercato di fare qualcosa che mi rappresentasse, evitando la riproduzione di canzoni già famose, prediligendo piuttosto inediti o la rivisitazione di canzoni edite seguendo lo stato emotivo del momento. Il gruppo con cui ho creato le prime canzoni si chiama “G.P.S.” (Gente Poco Seria) ed è stato fondamentale per il mio percorso: il mio ruolo non era fare il chitarrista bensì sperimentare la creazione dell’intera parte musicale che compone un brano, dovendo al contempo interpretare e adattare il rock ai testi hip hop dei due rappers che mi affiancavano. Nelle esperienze successive, ho portato avanti la mia crescita e la mia presenza come compositore della musica in un concetto più ampio, sfruttando la tecnologia per creare batterie, sintetizzatori e suoni che dessero una caratteristica ben precisa ad ogni brano: ho suonato nei “Giulius”, formazione rock con richiami al gospel, e attualmente suono negli “A Senzio Unico”; due gruppi molto diversi tra loro. Inoltre, tra le varie creazioni, ho avuto il piacere di collaborare con Michele Jamil Marzella, realizzando per lui una base musicale per una sua performance al Farm Festival. L’ultimo live rilevante in cui ho suonato nelle vesti di chitarrista acustico risale a Natale scorso, in apertura del concerto di Irene Fornaciari».

Oggi, per quanto concerne la chitarra, prediligi la sua anima acustica o quella elettrica?

«Ho sempre preferito la chitarra elettrica per l’impatto che può dare all’ascolto e perché vengo da un percorso musicale inizialmente orientato dal rock e dal metal. Devo ammettere tuttavia che, attualmente, la presenza della chitarra acustica nei miei brani è sempre maggiore: solo col tempo ho rivalutato l’energia che può sprigionare questo strumento all’apparenza molto calmo e delicato».

La riflessione puramente estetica cede tuttavia subito il passo alle speculazioni tecniche: non è forse importante il suono in sé per sé, quanto l’uso che se ne deve fare all’interno di una canzone. Qual è dunque il criterio che permette di operare una scelta definitiva? «Penso che la scelta di uno strumento debba sempre dipendere dall’idea di fondo che si vuole sviluppare. Lo strumento deve riflettere e quindi rappresentare un’idea particolare o un concetto dell’idea generale. Ad esempio, siccome prima si parlava di chitarra, per la sigla iniziale di “Detto tra noi” non l’ho affatto utilizzata».

Sappiamo che hai partecipato ad alcuni talent televisivi. Com’è andata?

Nicolangelo Colapietro (3)

«Con gli “A Senzio Unico” abbiamo partecipato alle selezioni di Amici, superando la prima fase; purtroppo il percorso si è fermato qui ma nulla vieta di partecipare ad altri concorsi».

E dunque, come accennavamo in fase introduttiva, pian piano la passione ha iniziato a ritagliarsi uno spazio sempre più importante nella vita di Nicolangelo Colapietro, tanto da diventare luogo di lavoro.

Da anni lavori nel mondo dello spettacolo come tecnico del suono: perché hai scelto questa professione?

«Creando canzoni mi sono sempre accorto del problema tecnico che avessi nel registrarmi. Oggi servono molte competenze e strumentazioni per poter creare una canzone valida, al livello delle canzoni che tutti noi ascoltiamo ogni giorno in radio; motivo per cui ho deciso di affrontare un percorso di crescita personale sotto questo aspetto e studiare a Torino per un anno come tecnico del suono. Un corso che oggi mi ha garantito tantissime soddisfazioni sotto l’aspetto lavorativo, infatti, oltre a registrare le mie canzoni, lavoro in studi di registrazione, tra cui Officina Musicale, studio dove sono state registrate la stragrande maggioranza delle musiche dei film di Checco Zalone; sono felice di poter vivere la musica anche come fonico nei concerti Live e appunto come arrangiatore: il titolo conseguito a Torino è riconosciuto a livello europeo, seppur oggi non esista un albo professionale a riguardo. Ma soprattutto, negli ultimi anni, ho registrato molti cantanti e gruppi di diverso calibro professionale».

Il cerchio dell’autoproduzione, insomma, si chiude, coesistendo la possibilità di suonare diversi strumenti e quella di registrarsi a livello professionale.

IL PROGETTO “A SENZIO UNICO”

Entrando, quindi, nel merito della produzione musicale di Nicolangelo Colapietro, partiamo dal progetto musicale più recente, ovvero gli “A Senzio Unico”, al quinto anno di attività: “Ha avuto tanti cambi all’interno, io sono l’unico ad aver visto tutti i cambiamenti. Attualmente è composto da Marino Roberto (batteria e percussioni), Giada Tateo (voce) e me.”. A proposito di rivoluzioni interne al gruppo, registriamo con felicità il ritorno in pianta stabile del “figliol prodigo” Marino Roberto, da qualche tempo impegnato ad ipnotizzare tutti con il suo mistico handpan, senza tuttavia mai dimenticare il cajon con cui è protagonista negli “A Senzio Unico”. Tra i lavori di questo trio, Nicolangelo Colapietro menziona particolarmente “Per sempre mio”, nel cui video appare un altro talento artistico turese, ovvero Vanessa Redavid.

I FEATURING A DISTANZA

Nicolangelo Colapietro (2)

Venendo al presente, i nuovi sviluppi del percorso musicale del nostro intervistato trovano alcuni punti di congiunzione con il COVID-19, e più nello specifico con la quarantena necessaria a limitarne il contagio; il nostro concittadino, infatti, negli ultimi tempi ha dato prova del suo estro complessivo con alcuni video musicali, tra cui un “featuring” a distanza con Carlo “Doxa” Giangrande, da noi intervistato poche settimane fa: per l’occasione Colapietro ha rispolverato le sonorità più aggressive e care al “periodo G.P.S.” degli inizi, quando il testo veniva per l’appunto eseguito dai rappers. L

a quarantena, quindi, è stata un momento importante per il nostro concittadino, tant’è che: «È raro avere così tanto tempo per concentrarsi nelle proprie creazioni; sto sfruttando questo periodo per studiare delle nuove tecniche, sonorità e creare nuove canzoni. Grazie a Instagram ho potuto condividere con molte persone le mie creazioni e ho avuto modo di trovare alcune affinità con altri musicisti, con cui mi sono divertito a fare canzoni insieme, seppur a distanza. Tra queste c’è Password».

PASSWORD

L’unico dettaglio che possiamo “spoilerare” a proposito del brano “Password” è che la password in questione sarebbe un melodico “Nainaina”.

È abbastanza sicura come password?

«Mi piace pensare di sì. Password è l’esempio lampante di come uno stato emotivo possa condizionarci al punto tale da far generare nella testa di ognuno di noi immagini e desideri. Password rappresenta la voglia che ognuno di noi ha di uscire di casa e di riprendere la propria vita in mano. È un brano fresco e disimpegnato che vuole regalare un piccolo momento di svago e spensieratezza proiettandoci sul prossimo futuro, colorato, che ci aspetta».

Anche in questo caso trattasi di un singolo featuring a distanza o c’è un progetto?

«È la prima canzone ufficiale in collaborazione con Gaia Gentile, un’artista di Cassano che oggi vanta un grande seguito sui social; prevediamo di creazione di più di un brano che vede una prova di stile da parte di entrambi. C’è grande intesa e voglia di cimentarsi nella sperimentazione di canzoni nuove dando il 100% dell’impegno».

Riguardo invece il video di “Password”?

«Tutte le riprese sono state fatte in casa perché la nostra idea è sempre stata quella di rappresentare questo momento storico, importante della nostra civiltà. Oltre alla presenza mia e di Gaia ci sono anche molti fans che hanno voluto dare il proprio contributo alla canzone riprendendosi e interpretando, cantando o ballando, la nostra canzone».

Hai curato l’intera parte strumentale o avresti preferito suonare solo la chitarra?

«Ho curato interamente la parte strumentale della canzone; ammetto che mi piacerebbe concentrarmi soltanto sul mio strumento ma non posso sottovalutare la possibilità di completare il tutto con una musica che valorizzi sia le mie parti che quelle del cantato. Comunque mi sia concesso di ringraziare Lorenzo Maffia, tastierista e compositore di vari artisti di spicco come Laura Pausini, Michele Zarrillo e Gigi D’Alessio, che ha deciso di investire e puntare su questo brano perché crede nella nostra idea di fare musica».

LA MUSICA, TURI E IL FUTURO

Che significato ha per te la musica?

«La musica è espressione; tante persone si esprimono nelle maniere più disparate: chi ballando, chi pittando ecc. Il concetto comune a tutti è quello di creare qualcosa che prima non esisteva».

A Turi ci sono molti musicisti. Cosa pensi che si debba fare per voi?

«Organizzare concerti con artisti che possano stimolare le menti di ognuno di noi».

Un messaggio per chiudere?

«Password rappresenta l’inizio di un nuovo mio percorso come solista in collaborazione con vari artisti: presto usciranno nuove canzoni realizzate con artisti di varie zone d’Italia e con influenze sempre diverse».

Nicolangelo ha dunque tracciato la propria rotta per il futuro prossimo, decidendo di salpare verso il mare aperto ed approdare ad artisti e dimensioni musicali distanti non solo geograficamente: ai lettori non resta che imbarcarsi e seguirlo sui social e sulle piattaforme musicali. “Bon voyage, Monsieur Incroyable”.

LEONARDO FLORIO

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