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“È UN ARRIVO… NON LA FINE”

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Il Maestro Michele Cellaro conclude la carriera in Conservatorio ma continua a coltivare il suo amore per la musica

“È un arrivo” afferma il direttore d’orchestra Michele Cellaro, che lo scorso 1° novembre ha annunciato il suo pensionamento: per lui un momento felice durato 41 anni e mezzo. Attenzione, però, ritiro che riguarda solo l’insegnamento dal Conservatorio di Monopoli “Nino Rota”, perché per uno come lui, la musica, più che una professione, è acqua, passione, vita… e come si sa, non si può smettere di vivere. Ed effettivamente, la fine non la vede neanche lui, che ha ammesso sorridendo di essere impegnato in eventi e progetti musicali fino all’anno prossimo: di certo, non è uno che se ne sta con le mani in mano, anzi le mani le ha quasi sempre impegnate sul suo amato strumento, il contrabbasso, caro a lui quasi come un figlio.

Michele Cellaro, classe 1952, è uno che la musica ce l’ha dentro, o meglio, l’ha sempre avuta. Nasce e trascorre la sua infanzia a Turi, dai nonni, vicino all’Oratorio di Don Giovanni Cipriani, il quale, negli anni ’60, acquista alcuni strumenti musicali a fiato e a percussione, che i ragazzi avrebbero imparato a suonare, formando una banda.

Come ha avuto inizio la sua passione per la musica?

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«Sono di Turi, tutto è cominciato per caso quando suonavo la tromba con la banda dell’Oratorio. I miei insegnanti dissero che ero bravo e che avrei dovuto iscrivermi al Conservatorio. Quando lo dissi ai miei genitori, rimasero inizialmente straniti perché era un tempo che nemmeno si sapeva cosa fosse il Conservatorio. Poi però, vedendo che avevo successo ed ero capace, si convinsero e mi appoggiarono in questa scelta. All’epoca il Conservatorio era diretto dal grande Nino Rota».

In seguito, si è diplomato al Conservatorio di Musica “Niccolò Piccinni” di Bari sotto la guida del Maestro Franco Petracchi, che ricorda calorosamente, e Michele Valerio, dedicandosi principalmente al contrabbasso e “strimpellando” il pianoforte, come ammetterà. Ha studiato Composizione con i Maestri Sarno e D’Avalos, Direzione d’Orchestra con il Maestro Marvulli e Direzione di Coro con il Maestro Marcel Couraud.

Una carriera da far paura, piena di impegni e attività: per molti anni è stato altro primo Contrabbasso dell’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari e successivamente, per 10 anni, Primo Contrabbasso dell’Orchestra Sinfonica della Provincia di Lecce dove ha svolto anche il ruolo di Maestro Sostituto. Ha inoltre collaborato come Primo Contrabbasso con l’Orchestra del Teatro “Petruzzelli”, l’Orchestra “Symphonia Mediterranea” e la “Laborintus Chamber Orchestra”.

Ha fatto molti concerti in Italia e all’Estero?

«Beh sì, mi hanno chiamato in diverse parti d’Italia e anche all’estero, ho avuto molta fortuna e successo. In particolare, mi chiamavano perché sono specializzato nel suono del contrabbasso: richiedendo quello strumento particolare, e vedendo che avevo suonato già da altre parti, chiedevano di me. Ho avuto un’intensa attività concertistica come solista, direttore d’orchestra e in formazione da camera».

Revisiona il “Capriccio” a due contrabbassi di Giovanni Bottesini, uno dei più grandi contrabbassisti di tutti i tempi, e ne esegue l’integrale delle composizioni per due contrabbassi e pianoforte con Leonardo Presicci e l’Insieme Strumentale “Bass Sonority”. Vince inoltre il 2° premio al That’s Trophy 92 “Creativity Master” con la sua Composizione “Virgole, Punti e…” per contrabbasso e voce recitante, che eseguiva e recitava lui stesso: un grande successo che ha incrementato notevolmente e lodevolmente la sua fama.

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Com’è diventato insegnante al Conservatorio di Monopoli “Nino Rota”?

«Erano gli anni ’70, uscì il bando per insegnare al Conservatorio e ci provai… Nel 1978 sono diventato docente di contrabbasso. Qui mi sono trovato molto bene, ho avuto dei colleghi stupendi, grandi professionisti e amici, per non parlare dei miei allievi… alcuni di questi suonano in orchestre, altri insegnano, sono stati tutti molto bravi».

Ha mai avuto rimpianti?

«No, anzi, mi reputo molto fortunato, ho fatto nella vita quello per cui avevo passione e sono bravo. Cosa posso volere di più? Ho la stima e l’appoggio di mia moglie, professoressa di Lettere al Liceo Scientifico di Putignano, la quale mi ha sempre incoraggiato ad andare avanti e la ringrazio molto. Anche mio figlio è molto appassionato di musica e ciò mi rende orgoglioso di lui. Ho sempre impegni e collaborazioni, la musica è il mio pane quotidiano, non posso desiderare altro».

Che ne pensa della musica di oggi? Le piace? E chi sono i suoi grandi idoli?

«Come diceva il mio Maestro Nino Rota, non esistono generi musicali, esiste solo bella musica e cattiva musica. Quando sono in macchina ascolto veramente di tutto, però i miei idoli a cui ispirarmi rimangono Nino Rota, Ennio Morricone, Beethoven, Mozart… insomma, i classici».

Nel 2004 il Maestro Cellaro mette su un gruppo musicale chiamato “Sonoramente” composto da Giovanni Ventrella, docente al Conservatorio e 1° tromba all’Orchestra Sinfonica di Bari, e da allievi diplomati. Contribuisce largamente a diffondere la musica del grande compositore Nino Rota sia nel genere cameristico che sinfonico.

E ora come festeggerà il pensionamento?

«Organizzerò un grande pranzo il 15 dicembre, con tutti i miei familiari, amici e colleghi. Voglio ringraziare tutti perché sono stati parte importante di questo lungo traguardo… che è un arrivo, ma non la fine. E poi sono sicuro che loro mi staranno organizzando qualche festa a sorpresa».

E ce lo auguriamo anche noi che non sia la fine, tanti auguri Maestro Cellaro.

S.B.

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