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PRESIDIO DEL LIBRO: QUATTRO CHIACCHIERE SU COLETTE

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Nella serata dell’11 marzo il Presidio del Libro di Turi ha tenuto presso il Salone della Biblioteca Comunale di Turi la presentazione incrociata dei libri “La scrittrice abita qui” di Sandra Petrignani e “Lezioni di nuoto” di Valentina Fortichiari. Filo conduttore della serata è stata la scrittrice francese Colette, protagonista del romanzo della Fortichiari e una delle scrittrici descritte nel testo della Petrignani.

Ecco alcune domande poste da Alina Laruccia, Presidente del Presidio, alle due autrici.

Valentina, perché hai deciso di raccontare Colette?

“Non conoscevo Colette, avevo letto solo romanzi e testi inglesi. Sapevo poco della letteratura francese. Poi ho letto di questa donna nel libro di Sandra e, poiché sono stata io stessa una nuotatrice, un’agonista e insegnante di nuoto, ho rivisto nelle parole di Sandra le lezioni tenute da Colette nel 1920. Ho ritrovato diversi punti in comune con lei: l’amore per il nuoto e per il mare, ma anche l’anno 1920, che è l’anno di nascita di mio padre. Mi sono quindi interessata sempre più a questa scrittrice, ho letto e riletto tutta la sua produzione, ho vissuto il mese di agosto nella stessa baia e ho nuotato nella stessa acqua gelida della Bretagna. Ho rivissuto le sue stesse emozioni, sensazioni e visto lo stesso paesaggio.”

Sandra, com’è cominciato il tuo viaggio con Colette?

“Cercavo scrittrici del ‘900 che avessero una casa-museo perché adoro immergermi nella loro vita attraverso i luoghi da loro vissuti. Cercavo scrittrici emozionanti e ricche di sentimenti. Il mio libro è germogliato da altri libri e le mie 5 scrittrici sembrano come fiorire tra loro. Una invoca l’altra e via di seguito. Sono entusiasta ed orgogliosa del fatto che qualcuno abbia preso il mio lavoro come maternage per il proprio. La letteratura è fatta di questi “furti” ed ogni scrittore è quasi il genitore per un altro.”

Personaggio opposto a Colette è Hélène Picard. Perché è sempre maltrattata da Colette?

“Hélène era una poetessa e per un breve periodo ha fatto da segretaria a Colette, al giornale Le Matin. Era tendenzialmente una persona un po’ depressa. Colette era infastidita dal fatto che fosse sempre malinconica, che piangesse spesso per un amore non corrisposto. Non a caso nel mio libro ho immaginato Colette come l’acqua, Hélène come il fuoco. Tendenzialmente opposte, anche se Colette era solo apparentemente forte. Nascondeva un animo fragile e vedeva in Hélène i suoi stessi fantasmi, le sue stesse paure. Mi è piaciuto immaginarla come la contro-faccia di Colette. Con un po’ di libertà, naturalmente, ma non credo di esser andata lontana dal vero.”

Che rapporto aveva Colette con le case?

“Lei, sia con le case, sia con se stessa, amava esibire tutti i lati della femminilità, trattata in maniera eccessiva. Abusava del colore rosso, indossava molte pellicce, usava molto trucco. Ha modellato la sua casa e, nella fase finale della sua vita, anche la sua camera da letto secondo le sue esigenze, capricci e desideri.”

Nel libro “Lezioni di nuoto”, ampio spazio è dato alla frequentazione del salotto di Colette da parte degli intellettuali francesi. Quanto è stata influenzata dalla loro presenza?

“Faccio subito un esempio: lei impara a nuotare da suo padre, un uomo che aveva una sola gamba, ma con una grande forza di volontà. Alla sua morte, Colette ritrova nella sua casa ben 12 volumi tutti rilegati, ma completamente bianchi. Erano il simbolo di una incapacità del padre di riuscire a scrivere e, secondo me, questo aspetto l’ha particolarmente segnata. Inoltre lei aveva un buon rapporto di amicizia con Proust, conosceva Balzac e molti altri.”

Per entrambe, perché Colette?

“Credo che sia molto vicina ai problemi femminili, che sia ancora molto attuale. Sottomessa ad un padre-padrone, legata ai bisogni femminili e spinta da un desiderio di conquista. Penso che sia anche una donna che fa riflettere sul difficile equilibrio fra intelligenza e sensibilità. Curiosa ed affascinante allo stesso tempo.” (Petrignani)

“Perché scrivere Colette, non lo so. Forse perché in Italia non ha mai avuto grande fama, sia poco conosciuta, nonostante in Francia Colette è stata una delle glorie nazionali, riconosciuta come tale e adorata dai connazionali. Ha un suo posto preciso ed indiscusso nell’Olimpo letterario francese. In Italia non ha mai attecchito tanto. Oggi è pressoché dimenticata, temo. Scrivere questo racconto è stato per me con entrare in confidenza con quei stessi personaggi, mi ha aiutato a comprendere più a fondo la società letteraria di quel tempo, che ormai non esiste più”.

Sandra Petrignani racconta il pellegrinaggio dalla Sardegna di Grazia Deledda all’America della Yourcenar, alla ricerca delle case-museo di alcune grandi scrittrici europee. Nella descrizione degli oggetti, dei paesaggi, degli arredi, l’autrice scruta nel segreto della personalità e delle scelte sentimentali delle protagoniste. Cinque capitoli, uno per scrittrice, un unico lunghissimo viaggio che porta l’autrice da Parigi al Maine, dalla Danimarca al Kenya, dal Tibet al sud della Francia inseguendo i fantasmi di queste cinque donne eccezionali e delle loro, spesso travolgenti, storie d’amore.

Nel romanzo “Lezione di nuoto“ di Valentina Fortichiari viene descritta l’estate del 1920 trascorsa dalla scrittrice Colette nella sua casa dal nome celtico roz ven, rosa dei venti, in Bretagna sul mare vicino a Saint Malò. In questo luogo da favola, che profuma di spezie e di verbena, Saint-Coulomb, le ore trascorrono liete con amici scrittori ed intellettuali nuotando, conversando, andando in gita e giocando a carte. Ne parliamo con l’autrice. Insieme a lei, oltre alla figlia Bel-Gazou di otto anni e l’amica-segretaria, la quarantasettenne Colette ha portato con se Bertrand, figlio sedicenne del suo secondo marito, il barone Henry de Juvenel, al quale impartisce lezioni di nuoto. Ma il rapporto tra i due avrà uno sviluppo impensato. Il romanzo racconta la prima estate di questo amore vissuto apertamente davanti a tutti.

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