Archivio Turiweb

La Voce del Paese – un network di idee

Cultura

Federico e le sue donne

pasquale corsi

Col prof. Pasquale Corsi un percorso medievale al Centro Studi di Storia e Cultura

Chi non conosce Federico II. Chi non ha mai ascoltato, visto, raccontato, letto vicende e leggende attorno alla sua vita e le sue gesta. Uomo, figlio, marito, amante, abile stratega che nel corso della sua vita ha dominato la politica e la cultura medievale, con intuizioni e azioni che spaziavano in diversi campi dello scibile del tempo. È attorno a questa figura che si è concentrato l’incontro organizzato presso il Centro Studi di Storia e Cultura nella serata di venerdì 15 marzo.

Accolto dal presidente del Centro Studi “Matteo Pugliese”, Vitangelo Scisci e dal presidente del Lions Club di Turi, Domenico Resta, ha percorso i meandri della storia medievale il professor Pasquale Corsi. Non un battesimo, per il pubblico turese, col professore di Storia Medievale dell’Università degli Studi di Bari, ma ormai un appuntamento particolarmente gradito da chi, attraverso le sue parole, si fa trasportare in un’epoca che, nonostante i numerosi studi, scritti e ricerche, nasconde e fa immaginare pagine che attendono ancora di essere scoperte e riscritte.

È di un Imperatore che rappresenta quasi il simbolo di una lunga epoca, che si è concentrata l’attenzione della serata. “Tanto è stato scritto ma è ancora difficile padroneggiare gli studi su Federico II. È uno dei personaggi più studiati ma non uno dei più capiti” – ha aperto il prof. Corsi. “È difficile separare il mito dal nucleo storico”.

“Federico e le sue donne” è il tema dell’appuntamento della serata e dalla donna che più e prima di altre influì nella sua vita che ha preso il via la conversazione del prof. Corsi. Grande fu l’impronta lasciata nella sua personalità dalla mamma, Costanza d’Altavilla, una donna che, prima monaca, sposò in tarda età il giovane Enrico di Svevia che acquisì, in tal modo, un grande dominio, divenendone poi imperatore. Fu attorno all’età di quarant’anni che Costanza, imperatrice di Germania e regina di Sicilia, sposa di un re tedesco, in una piazza pubblica diede alla luce Federico II di Svevia. Quando Enrico morì, Costanza dimostrò notevole intelligenza politica assicurando al figlio Federico, che lasciò quando lui aveva solo 4 anni, sotto la protezione della Chiesa e al riparo dalle mire dei familiari che volevano impossessarsi di un regno vastissimo, una solida e grande eredità.

Nella vita di Federico II, in seguito, la presenza delle donne ha avuto un peso determinante. Tre mogli (Costanza d’Aragona, già moglie di Emerico re d’Ungheria, Iolanda Isabella di Brienne, figlia del re di Gerusalemme, e Isabella Plantageneta, sorella di Enrico II d’Inghilterra), almeno due conviventi more uxorio (Alyata di Ursilingen, nel cui castello svernò allorquando raggiunse per la prima volta la Germania, e Bianca Lancia, incontrata per caso in Piemonte) e un non precisato numero di amanti dalle quali ebbe un altrettanto imprecisato numero di figli.

Fatta eccezione per Costanza d’Aragona, la prima moglie, che forse per la differenza d’età e per la esperienza della stessa, suscitò nel giovane quasi una sorta di devozione filiale, il comportamento tenuto da Federico sia con le sue mogli legittime che con le sue amanti – anche in questo caso c’è una significativa eccezione per Bianca Lancia, colei che avrebbe generato il bel Manfredi – non è stato sicuramente improntato a quello che oggi definiremmo rispetto. Molti racconti tramandano un’immagine dell’imperatore libertino, dai modi sbrigativi che lasciavano intravedere quanto poco contasse il cosiddetto sesso debole nella sua vita.

Ma, quasi in contraddizione con questo comportamento, sul piano normativo, viene fuori un atteggiamento assolutamente diverso. Dagli studi sulla intensa attività di legislatore di Federico emerge infatti che una concezione assolutamente rivoluzionaria, le donne nella società continuavano infatti ad essere sì soggetti deboli ma non private di una loro dignità che era tutelata per legge. Federico II accordava ai suoi tempi anche alle donne più reiette della società la stessa difesa accordata a tutte le altre donne, che fossero vergini, spose, vedove, maritate, che subissero stupro o rapimento. Basta pensare che lo stupratore o il rapitore era passibile di pena di morte.

CINZIA DE BIASE

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *