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“I problemi in Libia”

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La preziosa testimonianza di un migrante accolto nel CAS di Turi

Di seguito pubblichiamo il racconto di una persona, H., che ha vissuto a Turi, nel 2017, presso il Centro di accoglienza straordinaria in via Domenico Resta, venuto in Italia attraverso il mediterraneo da un paese lontano dell’Africa occidentale. Il racconto nasce dalla domanda che il comitato antirazzista gli ha posto: raccontare il suo vissuto in Libia, perché di quel Paese come nazioni europee e atlantiche ne abbiamo deciso il destino, ma l’instabilità decide la vita di migliaia di persone che cercano una nuova vita o comunque un futuro.

Diamo spazio anche alla versione inglese del racconto, tradotto da Antonio Zita e Camilla Checchia, per lasciare una traccia della lingua con cui H. ha narrato la sua esperienza.

***

Sono H. e vengo dal Ghana, che si trova in Africa occidentale.

Sono partito per il Togo a Giugno del 2015 e qui ho trascorso 3 giorni prima di andare in Benin. Ci sono voluti tre giorni per il viaggio dal Benin al Niger.

Io sono stato a Dosso, un paese in Niger, per quasi quattro giorni prima di arrivare in Libia. Ho trascorso due anni in Libia con ghanesi e altri migranti da diversi Paesi come Niger, Senegal, Gambia, Nigeria e altri. Questi migranti lavoravano come carpentieri, imbianchini, piastrellisti, meccanici e così via. Qualcuno si recava a lavoro alle 7 di mattina e ritornava a casa alle 6 della sera.

Gli altri, soprattutto muratori e imbianchini, andavano a lavoro alle 5:30 del mattino e tornavano alle 6 della sera. Io lavoravo come imbianchino con un uomo del Ghana. Lavoravamo sei giorni a settimana e venivamo pagati dopo la fine del lavoro. La vita era abbastanza buona fino a quando le violenze della Libia non sono cominciate di nuovo. Alcuni libici brutalizzavano i migranti come capitava. Molti migranti non potevano andare a lavoro o nemmeno comprare da mangiare. Loro massacravano, picchiavano, uccidevano e assassinavano molti migranti.

Molte persone non venivano pagate dopo il lavoro.

Qualche volta se i lavoratori chiedevano di essere pagati dopo il lavoro, i libici andavano dentro le loro case e prendevano una pistola. Puntavano la pistola contro i lavoratori o i migranti e dicevano loro di andare via altrimenti li avrebbero uccisi.

C’erano volte in cui molte persone prendevano botte molto gravi anche solo per aver chiesto la paga dopo il lavoro. Qualche volta i libici perfino rapiscono i migranti dopo il lavoro e li picchiano.

I migranti vengono rapiti anche nelle loro case oppure per strada e a lavoro. Loro di solito li picchiavano con pistole, machete, con coltelli, bastoni, pietre, barre di metallo e altre cose. I libici prendevano tutti i telefoni e i soldi dai migranti e dicevano loro di pagare 200 o 400 euro prima che di essere liberati. I migranti vengono torturati, picchiati e viene detto loro di chiamare la loro famiglia o gli amici per farsi mandare i soldi per pagare il riscatto. Tutti quelli che non possono pagare sono picchiati e venduti oppure uccisi.

Nel caso delle ragazze, i libici le picchiano, le stuprano e le usano come domestiche senza pagarle. Molte di queste ragazze sono anche vendute per il commercio sessuale. I libici tengono i migranti, dopo averli rapiti, in una segreta. Solo in pochi sono tenuti all’aperto. In genere si fermano o si minimizzano questi crimini, ma io ho suggerito alle autorità di fare una ricerca casa per casa, perché quasi tutti in casa posseggono un’arma.

 

The problems in Libya

I’m H. from Ghana in west Africa.

I left there for Togo on June 2015 and spent about three days before i went to Benin. The journey from Benin to Niger took about three days.

I stayed in Dosso, a town in Niger for almost four days before i came to Libya. I spent two years in Libya with ghanaians and other migrants from different countries like Niger, Senegal, Gambia, Nigeria and so on. Some of these migrants worked as mason, painters, tilers, auto mechanics and so on. Some leave the house for work at 7:00 am and return home at 6:00 pm.

The rest especially the mason and the tilers go to work at 5:30 am and return at 6:00 pm. I worked as a painter with a certain ghanaian man. We worked six days in every week and get paid after finishing the work. Life was quite good until the Libya violence started again. They brutalized the migrants anyhow. A lot of migrants couldn’t go out to work or buy food. They sluttered, beat, kill and murder a lot of migrants.

Most people didn’t get pay after work.

Sometimes if the workers ask for pay after finishing the work, the libyans goes into their room and bring a gun. They will gun point the workers or the migrants and tell them to leave else they will get killed.

There are times a lot of people get severe beating for demanding money after work. Sometimes the libyans even kidnap the migrants after work and beat them.

They also kidnap the migrants in their houses, on the streets and at work. They usually beat them with guns, machet, jack knives, wood, stones, iron bars and many more. They collect all phones and money from the migrants and tell them to pay 200 or 400 euro before they get their freedom. They torture the migrants, beat and tell them to call their family and friends to send money for them to pay the amount. Anybody who couldn’t pay is beaten and sold or killed.

In the case of girls, the libyans beat, rape and use them as house maid without pay. Most of these girls are also sold for sex trade. The libyans keep the migrants after kidnapping them in a secret enclosure. Only a few are kept openly. Now in order to stop or minimize these criminal acts, i suggest the authorities have to conduct door to door search. Because almost each and every house in libya possess guns.

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