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Cultura

L’ARTE INCONTRA SANT’ORONZO

Daniela Angelillo  (4)

La scultrice Daniela Angelillo ci racconta il percorso che l’ha portata a “sfidare” la tradizione, reinterpretando l’icona del nostro Santo Patrono


Come vi abbiamo raccontato, mercoledì 19 settembre Daniela Angelillo, giovane artista turese, ha partecipato insieme alla nutrita delegazione di turesi alla visita di ringraziamento a Papa Francesco.

La trasferta nella Città Vaticana è solo l’ultimo atto di un personale cammino all’insegna dell’arte sacra e della reinterpretazione della devozione nei confronti di Sant’Oronzo che Daniela ha iniziato più di un anno fa.

Lasciamo alle sue parole (e alle immagine a fine articolo) il piacere di tratteggiare questo percorso e di figurare, sullo sfondo, il rapporto, a volte ostile a volte osmotico, che Turi riesce a instaurare con l’arte.


Quando nasce la tua passione per l’arte e come l’hai coltivata nel tempo?

«Fin da piccola ho sempre amato l’arte. Ho iniziato frequentando l’Istituto d’Arte a Monopoli, dove mi sono diplomata in designer della porcellana per la produzione seriale. Qui ho imparato la riproduzione di manufatti di stampi complessi. Poi ho conseguito la laurea presso l’Accademia della Belle Arti di Lecce, sezione conservazione e restauro lapideo. Ed è proprio nel settore del restauro che ho iniziando a lavorare, seguendo vari cantieri in Puglia e anche fuori Regione.


Uno dei tuoi maestri è stato Fabio Basile

«Sì, durante gli anni del liceo ho iniziato a collaborare con Fabio Basile sia nella decorazione di interni, come ad esempio dipinti murari, sia nel restauro. A tal proposito, il mio lavoro di laurea era basato sul restauro della Madonna di Loreto, attribuita a Stefano da Putignano, che si trova in una delle cappelle della chiesa madre di Noci; un lavoro che ho seguito come tirocinante proprio sotto la guida di Basile».


La laurea è stata una svolta anche per la tua futura concezione artistica.

«Ho portato in seduta di laurea due copie della statua restaurata a Noci con l’intento di dimostrare, forte delle stratigrafie che avevamo trovato durante i lavori di restauro, come la stessa statua si fosse evoluta dal ‘500 ad oggi, fino ad assumere i tratti iconografici che oggi conosciamo.

Da questa esperienza ho capito che tutti quei beni classici che abbiamo nel nostro territorio sono dei “gioiellini” troppo spesso non considerati o valorizzati. Ho deciso quindi di scommettere sul territorio turese, concentrandomi su uno dei simboli più amati: il busto ligneo del ‘700 che è collocato sul Carro Trionfale. Una scommessa, un esperimento che è stato apprezzato, tanto che mi sono state commissionate varie copie del busto da committenti privati».


Qual è la tecnica artistica che privilegi?

«Mi sono specializzata nella scultura, nella modellazione dell’argilla e nella realizzazione di stampi. Tutte le riproduzioni del busto di Sant’Oronzo sono realizzate attraverso un modello in argilla, duplicato su uno stampo in gomma siliconica per poi essere replicato in vari materiali. Attualmente sto utilizzando resina e polvere di pietre».


Ormai operi da vari anni a Turi, quanto è difficile fare arte nel nostro paese?

«Fare arte a Turi è un po’ complicato. È un paese in cui è difficile potersi permettere di essere un artista in senso stretto, ovvero dedicarsi esclusivamente alla realizzazione di quadri o statue, oppure essere solo un restauratore. Riesco a sopravvivere perché faccio entrambe le cose, ovviamente con approcci differenti».


Nell’ultimo anno hai concentrato la tua ispirazione sulla figura di Sant’Oronzo. A cosa hai lavorato?

«Tutto è iniziato lo scorso anno, quando ho realizzato per Paolo Florio una porta lignea che è stata esposta nella nostra Chiesta Madre in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giubilare. Poi ci sono state le opere commissionate da don Giovani, cui va il mio sincero ringraziamento per aver creduto nella mia arte, prodigandosi affinché le mie opere potessero essere fruite e apprezzate in un’occasione così particolare come il Giubileo. Per don Giovanni ho realizzato una serie di miniature del nostro Patrono, alcuni bassorilievi in resina e foglia d’oro, utilizzati come omaggio alle autorità che si sono succeduti a Turi, e vari busti di Sant’Oronzo».


Sappiamo che ti sei dedicata anche all’allestimento artistico dello showroom del fiorista Saffi.

«È stato un lavoro abbastanza lungo: si tratta di 85 maioliche, tutte diverse e dipinte a mano, che riproducono il pavimento della Grotta di Sant’Oronzo. Ho selezionato quelle più significative allestendo un pannello che è ancora esposto nello showroom di Saffi insieme ad un busto di Sant’Oronzo.

In questo lavoro, come in tutti gli altri, l’obiettivo è quello di unire la parte storica a quella artistica, rileggendo i soggetti in chiave moderna».


Mercoledì hai partecipato alla visita di ringraziamento a Papa Francesco. Durante l’udienza al pontefice è stato donato un busto di Sant’Oronzo che hai realizzato. Cosa ha significato per te questo momento?

«È stato un grande onore. Non avrei mai pensato che un mio pezzo potesse essere accolto nelle collezioni del Vaticano. Ed anche per questa occasione sono grata a don Giovanni».


I tuoi progetti per il futuro?

«Spero di continuare a poter vivere di arte, mantenermi e mantenere la mia famiglia con qualcosa che possa contribuire a far crescere il nostro territorio».


Cosa suggeriresti ai ragazzi che volessero seguire la tua strada?

«È una strada complicata ma da tante soddisfazione. Alla passione, che è il requisito primario da cui lasciarsi guidare, bisogna però unire un’altrettanto forte determinazione a portare avanti il proprio saper fare».

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