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Giornata contro la mafia del caporalato

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C’è chi a Pasquetta andava all’Auchan e si faceva selfie nel centro commerciale, provocando giustamente l’ira dei sindacati e di chi difende quanti nei giorni festivi sono obbligati a lavorare, e chi, come la vicesindaco Lavinia Orlando – assieme ad un  gruppo formato da singoli cittadini, scrittori, parrocchie e partiti – ha ritenuto di partire per una Pasquetta “alternativa”, in difesa dei diritti dell’uomo, in questo caso assurdamente calpestati. Lunedì 17 aprile, infatti, si è svolta una simbolica marcia in occasione di quella che è stata definita “la giornata contro le mafie”. Come luogo per manifestare pacificamente è stata scelta una zona simbolo del caporalato e dell’indiscriminato sfruttamento dei lavoratori, Borgo Mezzanone. Il borgo è tristemente famoso per quello che viene definito “il ghetto bulgaro”, una baraccopoli a cinque chilometri dal paese dove sono “confinati” circa 250-300 braccianti di nazionalità bulgara, sfruttati dalle grande aziende agricole.

Alla marcia avrebbero partecipato circa 300 persone ed erano presenti tutti i rappresentanti delle associazioni che vi hanno aderito, tra cui Lega Coop, Amnesty, Emergency, Migrantes, Libera e Aiab (Associazione italiana per l’agricoltura biologica). Per l’occasione era anche presente una nutrita delegazione venuta da Turi e formata da Lavinia Orlando, Mary MoschettiNico Catalano, Fabiana LevantoStefano Orlandi, Vito Notarnicola e Fabrizio Resta. Il corteo ha percorso circa otto chilometri prima di arrivare all’agghiacciante ghetto.

Racconta la Orlando: «Il ghetto esiste da circa dieci anni  ed è attorniato da campagne dove si coltiva molto grano, pomodori e carciofi. Campi sterminati dove queste persone per paghe bassissime vengono sfruttate. Si tratta di  un agglomerato di auto e capannoni di fortuna, costruiti sul momento e talvolta ricoperti con lastre di eternit. È una situazione allucinante: queste persone vivono senza fogna, senz’acqua e senza servizi igienici; hanno difficoltà con la raccolta dei rifiuti e i bambini giocano tra immondizia ed escrementi. La situazione di totale indigenza di queste persone fa ovviamente comodo alle grandi aziende che le sfruttano; non parlo dei piccoli produttori ma proprio delle grandi aziende. Gli abitanti di borgo Mezzanone, se si chiede loro cosa ne pensano, scrollano le spalle asserendo che quella “è la loro cultura”: io ho cercato di far capire loro che  un conto è avere cultura rom, un conto è vivere nell’immondizia, situazione che ovviamente lamentano; in secondo luogo contesto che si dica che queste persone lavorano, perché queste persone vengono sfruttate e questo non significa lavorare».

Davvero una situazione assolutamente inaccettabile che ignora i più basilari diritti umani. Ci uniamo pertanto all’appello della Orlando affinché le istituzioni intervengano nel più breve tempo possibile.

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