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Cronaca

Truffa fotovoltaico, rinviati a giudizio due turesi

Parco fotovoltaico Turi

 

Al centro dell’inchiesta sulla speculazione delle rinnovabili in Puglia, la coop modenese ‘Concordia’ e alcuni intermediari locali

 

Associazione a delinquere e truffa aggravata finalizzata a ottenere ingiuste erogazioni dello Stato. Questi i capi d’imputazione formulati dal pm Marco Niccolini al termine delle indagini sui tre megaimpianti fotovoltaici realizzati nel Parco Lama Balice, in un’area ricadente tra i Comuni di Turi e Noci.

La procura di Modena ha infatti formalizzato 24 richieste di rinvio a giudizio, mettendo in luce l’artificiosa creazione di dieci microsocietà di comodo – tutte riconducibili alla cooperativa modenese “Cpl Concordia – per realizzare impianti fotovoltaici di dimensioni tali da sottrarsi alle regole urbanistiche regionali ed ottenere illecitamente il rimborso dallo Stato destinato a chi produce energia pulita.

L’udienza preliminare, fissata per il 3 ottobre, vedrà comparire davanti al giudice Andrea Romito anche i legali rappresentanti delle dieci piccole aziende che gestivano gli impianti fotovoltaici tra cui due turesi: Pietro Novielli (53 anni) e sua moglie Vilma Belloni.

Tra gli altri imputati – oltre all’ex presidente della coop Roberto Casari e al suo braccio destro Maurizio Rinaldi – compaiono Francesco Fauzzi (63 anni) titolare barese della Fauzzi Costruzioni; Nicola Morgese (35 anni) di Acquaviva delle Fonti ma residente in provincia di Modena; l’ingegner Luca Aquilino (32 anni) di Alberobello.

 

L’attività investigativa. Fondamentali sono state le indagini condotte dai militari della Guardia di Finanza di Monopoli, conclusesi nell’ottobre 2015 con l’operazione denominata “Apollo d’oro”. Un blitz che portava al sequestro preventivo degli impianti fotovoltaici, alla notifica di 14 avvisi di garanzia nei confronti di progettisti e rappresentanti legali di dieci società, ed al relativo congelamento dei conti degli indagati.

I parchi fotovoltaici nell'agro di Turi

Partendo da un’anomala concentrazione di impianti fotovoltaici in alcune aree dei Comuni di Turi e Noci, i Finanzieri, attraverso l’incrocio dei dati, hanno accertato che i tre parchi fotovoltaici – che avevano un’estensione di circa 30 ettari – erano stati solo formalmente frazionati in otto impianti di piccola potenza (inferiore ad 1 megawatt), allo scopo di eludere la complessa procedura prevista per il rilascio della Autorizzazione Unica Regionale (A.U.R.) ed ottenere i contributi statali rivenienti dal cosiddetto “conto energia”. Difatti, questo escamotage avrebbe consentito agli indagati di garantirsi circa 16 milioni di indebito guadagno, sfruttando il sistema degli incentivi sull’energia pulita che premia con maggiori contribuiti proprio i piccoli impianti.

Per attuare la truffa, sempre secondo l’impianto accusatorio sostenuto dal pm Niccolini, venivano create dieci microaziende che, sebbene apparivano come entità autonome, nei fatti erano riconducibili ad un unico centro di interessi economici: la cooperativa modenese “CPL Concordia”. Azienda che non è di certo nuova alle vicende giudiziarie: già travolta nel caso della metanizzazione di Ischia è finita sotto l’attenzione dell’Antimafia dopo che il boss del clan dei casalesi, Antonio Iovine, aveva accusato i vertici dell’azienda di aver stretto rapporti con il clan di Casal di Principe per aggiudicarsi un appalto per la metanizzazione in sette comune dell’agro aversano.

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