Trivelle: “Il referendum costato 300 milioni di euro e che non serve a niente”
Il 17 aprile 2016 si avvicina e con esso la data fissata che prevede, “Con l’astensione al referendum, il silenzio tombale sulle politiche energetiche del Paese”. È bene fare chiarezza su questo che “sarà un Referendum inutile sul quale si giocheranno, in materia di rinnovo, le concessioni delle estrazioni petrolifere all’interno delle 12 miglia marine” – spiega ai nostri microfoni Natalino Ventrella, amministratore delegato del Consorzio Mediterrae. Ricordiamo che, il Governo, con le disposizioni contenute nel decreto “Sblocca Italia” ha ritenuto di assicurare la continuità a vita delle attuali estrazioni oltre ad autorizzare ulteriori attività di prospezione, ricerca ed estrazione petrolifere oltre la distanza di 12 miglia dalle coste.
“La frenetica attività di numerosi Presidenti di Regione, esattamente nove, ha assicurato la possibilità di realizzare questo referendum, finalizzato ad abrogare alcuni articoli del disposto “Sblocca Italia”, esattamente quelli relativi al rinnovo della concessione impianti di estrazione petrolifera e gas posti all’interno delle 12 miglia marine”. Pertanto, risultano esenti dagli effetti del Referendum tutte le attività di prospezione ed estrattive dislocate oltre il perimetro citato delle 12 miglia marine dalla costa.
Con l’astensione al Referendum, “il Governo – prosegue – potrebbe ottenere il silenzio tombale sulle politiche energetiche del Paese e di questo ne è convinto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano che lancia, così, la sfida al premier Matteo Renzi”. Oltre alla Conferenza Episcopale Italiana, che invita a “discutere con i fedeli” partendo dall’enciclica ‘green’ “Laudato si” di Papa Francesco, anche Romano Prodi è intervenuto nel dibattito nazionale sul referendum trivelle, definendolo “un Suicidio Nazionale”. Lo stesso ha affermato a tal proposito che “è un tema importantissimo, ci ho riflettuto bene e devo dire che mi sono sempre schierato sull’assoluta necessità di avere, ovviamente nella massima sicurezza, una produzione nazionale, come hanno tutti i Paesi. È assolutamente necessario anche attrarre gli investimenti esteri, come accade in tutte le nazioni del mondo, certamente, come detto, garantendo la massima sicurezza. Se non lo facciamo noi nello stesso mare lo fanno altri”. “E se lo dice Prodi, dopo le tante chiacchere sull’euro, c’è da stare tranquilli!” – commenta Ventrella. “Su un punto, però, Prodi ha ragione: “Se dovessi votare voterei certamente per mantenere gli investimenti fatti, su questo non ho alcun dubbio anche perché è un suicidio nazionale quello che stiamo facendo”. Ovvio, Romano Prodi sa bene cosa sono i poteri forti!”.
Di altra faccia, come spiega Natalino Ventrella, Forza Italia, che approfitta dello scontro interno al Pd. L’affondo, come ancora spiega Ventrella, arriva dal coordinatore regionale, Luigi Vitali, che si chiede: “Se alla fine il Pd in Puglia farà come dice Renzi o come dice Emiliano, il nostro NO alle trivelle è convinto – aggiunge perché è un no a deturpare il nostro territorio e un no alle politiche di Renzi”. “A differenza del Partito democratico, che a Roma e a Bari dice cose diverse – continua Vitali – noi non abbiamo nessun imbarazzo nel promuovere il “Sì convinto” al referendum sulla durata delle concessioni petrolifere”. Emiliano, invece, chiede: “Soprattutto partecipazione, perché se andiamo a votare i cittadini avranno la possibilità di informarsi sulle politiche energetiche del Paese. “Ho l’impressione che il Governo avrebbe voluto invece il silenzio tombale. Il referendum è un luogo nel quale si può, anche, preparare una nuova legge per il futuro, non è una sentenza capitale, ma un prodromo del futuro di questo Paese che non potrà realizzarsi senza democrazia e senza partecipazione”. Ma il presidente pugliese va oltre e invita a votare “se possibile ‘Sì’ all’abrogazione della norma che consente ai petrolieri di sfruttare i giacimenti senza limiti e senza controlli”, mi riferisco, ovviamente, a quei giacimenti dislocati all’interno delle citate 12 miglia. “Noi, prosegue Emiliano, vorremmo che la fase finale dello sfruttamento dei pozzi petroliferi fosse controllata, come era stata controllata dalla legge precedentemente in vigore, la n. 9 del 1991, che non aveva fatto licenziare nessuno, non aveva creato nessun problema e quindi è bene che torni in vigore”. Una legge che, peraltro, consente alle Regioni di dire una parola al Governo sulle modalità attraverso le quali si deve decidere se un pozzo deve proseguire la sua vita o deve essere chiuso, attraverso il rinnovo della concessione di sfruttamento, la quale, di durata quinquennale, teoricamente potrebbe essere ratificata di lustro in lustro fino all’esaurimento delle risorse del giacimento sottoposto a questo regime di rinnovo confessorio. In sostanza stiamo assistendo ad un duello tra Renzi che ritiene inutile il Referendum ed invita all’astensione ed Emiliano, Capo bastone dei 9 Presidenti di Regione pro Referendum, che invece finalizza le sorti della sua vittoria al “Si nel Referendum” per gettare una seria ipoteca sulle capacità proprie, unitamente ai Presidenti delle altre Regioni, di poter gestire sine die la proroga quinquennale delle citate concessioni. In pratica mai come in questo Referendum si sviluppano “Giochi di Potere” quali semplicemente finalizzati, come per esempio nel sogno di Emiliano, a voler detenere lo scettro del rinnovo quinquennale che, sicuramente, per la regione Puglia è cosa buona e giusta! In pratica la vittoria del “Si al Referendum” potrebbe teoricamente far cessare qualche concessione petrolifera scomoda mentre, in via generale possiamo esserne diversamente sicuri, accadrà, che moltissime Concessioni attuali, di 5 anni in 5 anni, saranno rinnovate nel giogo della ascesa politica e di potere di alcuni Governatori Regionali che, sicuramente, non saranno capaci di sottrarsi all’oscuro gioco delle multinazionali del Petrolio. In pratica votare “No” oppure “Si” al Referendum risulterà un esercizio banale perché, per molti casi di quegli impianti estrattivi, ora posizionati all’interno delle 12 miglia, nulla cambierà nella opportunità di sfruttamento a vita: nel primo caso, con il “No”, si attiverà una concessione unica che concentrerà il potere delle lobbies del Petrolio su Renzi, mentre, nel secondo caso, con il “Si”, con i rinnovi quinquennali, possiamo esserne certi, porteranno le lobbies petrolifere a corteggiare i Presidenti di Regione la ove sono dislocati i loro impianti estrattivi”.
“In tutto questo nulla si dice sull’inquinamento degli impianti attivi e sui danni all’ambiente ed al territorio – conclude infine l’amministratore del Consorzio Mediterrae. Un caso che vale per tutti è Tempa Rossa in cui la fase di estrazione Petrolifera della Basilicata, con l’estrazione di una frazione di idrocarburi fortemente tossica e pericolosa, sta inquinando la falda acquifera del Pertusillo, compromettendo, con ciò, la salute e la potabilità dell’acqua per oltre mezza Puglia. Pertanto, alla luce di questi chiarimenti, appare evidente, salvo qualche caso sporadico, quanto sia pienamente inutile questo Referendum che costerà 300 milioni di € alle tasche del cittadino. La Politica e le Istituzioni si guardano bene dal pubblicare idonei chiarimenti in merito. Evviva l’Italia dei mediocri!”