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“Sogno un paese pieno di eventi!”

Alina Laruccia

Cara Lavinia,
ti scrivo dandoti del tu perchè in pubblico ci diamo del tu, per amicizia e cortesia, e darti del lei in questa lettera aperta suonerebbe falso e inutile. Ti scrivo per sottoporre alla tua attenzione alcune mie riflessioni. Da qualche giorno sono a Turi per occuparmi della Rassegna di letteratura Didiario, giunta alla V edizione, Rassegna che sta raccogliendo consensi sempre più ampi da parte delle scuole che vi stanno aderendo. Ieri sera in biblioteca alle 18 c’era un interessante appuntamento, un evento organizzato dal consigliere Serena Zaccheo, su una serie di incontri a tema. L’incontro di ieri sera aveva come tema la pneumologia, con l’intervento del dottor Castellana. Senza troppi giri di parole, eravamo in 12 ieri sera, ad ascoltarlo.
Certo si parlava di malattie, e che volete, siamo un paese sano, che facciamo, ci tiriamo i piedi da soli?
Mi guardavo intorno e pensavo, come spesso negli ultimi tempi, che noi non ci vogliamo bene come paese. Eppure conosciamo a meraviglia tutti gli eventi che si svolgono nei paesi vicini: ecco i miei concittadini in fila per l’opera a Conversano, a Noci per Bacco nelle Gnostre, a Polignano per il Libro Possibile. Lo so perchè vedo le foto che pubblicano su facebook: i turesi che si fanno immortalare ovunque, tranne a Turi.
Cara Lavinia, mi dicono e deve essere vero, che nel nostro comune sono iscritte regolarmente 45 associazioni, più altre di ragazzi sparse nei vari locali. Queste associazioni pensano forse che il comune sia una mucca da mungere? Sanno invece che potrebbe essere una centrale del latte capace di nutrire l’intero territorio?
Ti scrivo dunque per lanciare una provocazione: Se ieri sera in biblioteca, o anche all’evento all’oratorio, a cui purtroppo non ho potuto prender parte, ci fosse stato un esponente per ogni associazione, le sale sarebbero state piene, e piene sempre, per ogni evento fatto a Turi.
Mi dicono che al castello di Sammichele, alcune sere fa, per l’incontro con Aldo Cazzullo (ricordo doveva essere nostro ospite lo scorso luglio), non c’erano posti liberi, neanche in piedi. Noi che ci lamentiamo che non si fa nulla, qui a Turi, che ricordiamo i tempi passati, quando c’era Michele Resta, e quando Matteo Pugliese voleva realizzare la biblioteca, e le varie esperienze teatrali che battevano in pubblico persino il Petruzzelli, ci lamentiamo ogni giorno, eppure la soluzione è tanto facile da far arrossire per la vergogna.
Ed ecco la provocazione: i contributi alle associazioni vengano dati a seconda degli eventi che si realizzano e a cui si prende parte. Una sorta di carta fedeltà, più fai, più partecipi, più ricevi. E più il paese riceve. Credi sarebbe possibile realizzare tutto questo? creare una sorta di collante, finalmente, che faccia smettere ai giovani di dire qui non si fa niente, e a proposito, giovane, tu perchè non fai? hai bisogno che ti dicano altri quello che senti dentro, che sia pittura, che sia musica, che sia scrittura? ci devono essere per forza denari a fiume per farti realizzare un evento? vai in piazza, e di ad alta voce quello che hai dentro. Ci vuole coraggio? davvero? e come mai lo scopri solo ora che accusi gli altri di non far nulla perchè hai paura di ammettere a te stesso che hai paura? Shakespeare faceva un palco con quattro assi e recitava vestito da donna le sue opere, in Grecia il teatro di strada è talento, e il pubblico ripete a memoria le tragedie che vengono rappresentate, e noi invece? No, io all’evento di quello non ci vado, lui non è venuto al mio. No, a quello c’erano quattro gatti, scriviamolo sul giornale, così la prossima volta non farà più niente. E così i giorni passano, e passano le stagioni e le amministrazioni che si accusano a seconda di chi governa. I giovani vanno, vengono, vanno e non tornano. E anche gli adulti, mica scherzano. Parcheggiano chilometri lontano quando vanno a prendersi il gelato a Polignano sotto la statua di Modugno, e a Turi pretendono di entrare nel locale con l’auto. Fosse per me io chiuderei al traffico l’intero paese, non siamo una grande metropoli, possiamo muoverci a piedi, e quando ci incontriamo ci potremmo anche salutare, che uscire il fiato per dirsi buongiorno fa bene, al cuore e a tutto il resto. E vogliate bene al paese nostro, che chi se ne è andata perchè qui non si poteva vivere, anzi sopravvivere, lo sogna ogni notte, un paese vivo, pieno di eventi, dove cultura e coltura sono la stessa cosa, dove non ci si scontra per cazzate e si investe per il futuro. A diventare cibo per i vermi non ci vuole nulla. Concimare da vivi un paese con sane idee e rimboccandosi le maniche, so che non è facile, ma dopo, credetemi, ci si sente ancora più vivi.

Con infinito affetto,
Alina Laruccia

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