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Cultura

“Adottiamo una bella risata!”

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Per chi ha avuto modo di applaudirli e per chi ancora non li conosce. Abbiamo voluto fare qualche domanda a Pasquale del Re, presidente dell’Associazione culturale “I dìscjadìsce”, al termine delle due serate che hanno regalato ai tantissimi presenti presso la sala convegni del Pensionato Mamma Rosa, circa due ore di risate e divertimento. Un piacere ascoltarli, un divertimento assistere alle loro rappresentazioni, un augurio che la loro attività possa proseguire, perché ridere e far ridere non è cosa facile, e loro lo fanno con passione e crescente professionalità. “Ridere non è solo contagioso, ma è anche la migliore medicina!”.
“Su..pposta per te”, un titolo che a tutti richiama il nome del programma della De Filippi. Come nasce, da questo, il nuovo lavoro teatrale?
“Era da tempo che volevamo provare a fare qualcosa di diverso da quello che abbiamo proposto fino a qualche giorno fa. Tutto è nato dalla voglia di cercare nuove sensazioni, di metterci in gioco, di ascoltare con attenzione la gente. E, tra una chiacchierata e l’altra, non per questo siamo “i dìscjadìsce”, abbiamo deciso di fermare il tempo e dato voce a questa nuova rappresentazione, del tutto sperimentale, dal titolo “Su…pposta per te”. Non solo, ma questo nuovo lavoro ci permetteva di riempire un lungo spazio di tempo tra una commedia e l’altra.
Così mi sono messo a scrivere, raccogliendo l’entusiasmo e i suggerimenti che mano mano venivano dagli altri componenti dell’Associazione, ed è venuta fuori una parodia fresca, divertente, frizzante che non tralascia le caratteristiche di Turi e del suo popolo. Caratteristiche che ritengo appartengano anche ad altri paesi.
Nelle due storie proposte, infatti, è presente il nostro dialetto, il turese; inoltre, non mancano proverbi e cenni della nostra storia locale. Così come non manca la denuncia di un meraviglioso centro storico violentato nel tempo (la rimozione/sparizione della fontana “a quàtte vòcche”) e lasciato a se stesso e la violenza che, ormai da diversi anni, si perpetua sulle nostre ciliegie”.
Dopo “Mènùcce s’acchèse… forse” e “U fermàgge pùnde”, questo nuovo impegno. Dove trovi lo spunto per questi lavori?
“Dall’ascolto, dall’osservazione e dal bisogno, mio personale, di confrontarmi in un modo diverso e divertente con la parte più nascosta dei miei concittadini. Un sorriso o una sana risata allontana, seppur per poco, le angosce, i dolori, le sofferenze e danno ossigeno alla vita. Oggi, in tanti sono bravi a vendere parole, molto meno ad ascoltare e tradurre in azioni bisogni veri”.
 I Discjadisce nascono, se non ricordo male, nel 2012. Cosa è cambiato da allora?
“È cambiato che da quella data ci siamo conosciuti meglio.  Sono emerse le nostre diversità di opinioni e anche incomprensioni ma non hanno leso la voglia di fare; anzi hanno finito per rafforzare il legame e avvicinare altre persone all’Associazione. Oggi, siamo più consapevoli dei nostri limiti ma anche del coraggio che abbiamo avuto in questi anni nel confronto con un palcoscenico. Credo che il coraggio e la spregiudicatezza sono, ancora oggi, due caratteristiche fondamentali del nostro gruppo”.
Prerogativa del tuo lavoro teatrale è raccontare e far conoscere la tradizione linguistica di Turi. Quale sarebbe il tuo desiderio?
“Creare sempre più momenti  di aggregazione sociale e culturale. A tal proposito, penso di coinvolgere a breve i turesi per una petizione popolare con l’obiettivo di invitare, per l’ennesima volta,  l’amministrazione a farsi carico della necessità di dare al nostro paese, e se lo merita, un Contenitore Culturale dove poter svolgere diverse attività. Un altro desiderio è quello di invitare tutti a riflettere sulla nostra identità, sulle nostre origini e soprattutto a “non aver paura” di sentirsi orgogliosi di Essere Turesi! E non, come spesso accade, di raccontare Turi e i turesi con distanza e magari con espressioni negative”.  
Avete presentato al pubblico l’ultima commedia… quanto tempo hai impiegato per scriverla e quanto lavoro è stato necessario per portarla in scena?
“Non così tanto quando si ha almeno un’idea di partenza. Il resto viene da sé. Il tanto, spesso, è il tempo da cercare per concretizzare una scrittura.
Invece, portare su un palcoscenico teatrale una trasmissione televisiva, con tutte le imperfezioni che la caratterizzano, non è stata una passeggiata (tranne quella del postino). Le riprese nel borgo antico di Turi sono state in assoluto la novità. E, ritengo che ce la siamo cavati  abbastanza bene se consideriamo che è stata la prima volta per tutti. Abbiamo lavorato sodo, fatto prove su prove e integrato, nel cast degli attori, due nuovi interpreti”.  
Hai già in mente qualcosa per il futuro teatrale della tua associazione?
“Innanzitutto, con grande gioia desidero annunciare che per la prima volta, su invito degli amici di Putignano, “I figli di Farinella” e la “Filodrammatica” di Castellana Grotte, esporteremo la mia prima commedia “U fermàgge pùnde” fuori Turi. Queste le date della 2^ edizione di “LIBERA UN SORRISO”, spettacolo teatrale itinerante: il 21 giugno a Putignano, il 28 giugno a Castellana Grotte e il 4 luglio a Turi presso la sala teatro del Pensionato Mamma Rosa.
In cantiere ho due nuove fatiche: “Làsse a merìje e fùsce a parterìje” di cui ho ultimato la scrittura ma c’è molto da lavorare per portarla in scena. Penso di proporvela, forse a Natale, forse! Un’altra  è in fase di scrittura, avendo ultimato solo la prima parte. È una cosa speciale a cui tengo moltissimo e voglio fare con calma”.
Vuoi ringraziare qualcuno?   
“Sento di dover ringraziare diverse persone: mia moglie per i preziosi suggerimenti; tutti i componenti dell’Associazione per la loro collaborazione, per le intuizioni ed alcune battute che suscitano ilarità e perchè grazie a loro tutto ciò che scrivo poi si traduce in spettacolo; tutte le persone che continuano a seguirci e coloro che con il proprio contributo ci permettono di dare continuità ai nostri progetti”.

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