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Cultura

“Legalità e Costituzione” nella società italiana

Il Giudice, Angela Arbore e il dott. Domenico Resta

È ormai entrato nel linguaggio comune il termine “Legalità”, ma difficilmente si conosce, e si attua, il suo significato più profondo. A conversare su quanto sia rispettato e applicato, la dottoressa Angela Arbore, Giudice presso la Corte d’Appello del Tribunale di Bari, invitata dal Centro Studi di Storia e Cultura di Turi.

Presso la sede di via Massari, nella serata di sabato 25 ottobre, è stato il dott. Domenico Resta, presidente del Centro, a dare il “Benvenuto” alla Dottoressa, aprendo la conversazione sui due importanti concetti portati all’attenzione della serata.

“Legalità è subordinazione del potere alla legge; Costituzione è l’insieme di norme che stabiliscono l’ordinamento di uno stato e sanciscono i diritti e i doveri dei cittadini”. Definizioni da dizionario che hanno lascito la parola al magistrato barese che ha presto posto l’accento sull’abuso che la nostra società impiega per la parola “legalità”. “In giro ci sono troppi professionisti della legalità” – ha iniziato, portando poi l’attenzione dei presenti a quello che è il concetto più puro del termine: “Osservanza delle regole”. “Perché è nella natura umana la capacità di seguire un codice etico e senza regole, si cadrebbe nel pieno caos” – ha proseguito la dottoressa, portando esempi anche dalla letteratura greca e italiana.

Presto il confronto si è spostato sulla necessità di trasmettere ed infondere nelle nuove generazioni il valore del rispetto delle regole. In famiglia, come a scuola, “è fondamentale alimentare questo codice etico, trasmettere l’importanza delle norme”.

L'intervento del Sindaco, Menino Coppi

E alla base delle regole della nostra società civile, prosegue la dottoressa Arbore, “vi è la nostra Costituzione, norme basate sulla persona e che non dimentica il concetto di dignità” (art. 36).

A partire da questo, si è presto aperto un interessante confronto con il pubblico presente alla serata, che non ha mancato di fare chiari riferimenti alle recenti notizie di cronaca che hanno scioccato l’intera nazione. Protagonisti, sempre quegli stessi ragazzi a cui bisogna insegnare ed alimentare il piacere al rispetto delle regole e che, purtroppo, si rendono colpevoli di azioni spregevoli nei confronti di loro coetanei, guadagnando anche il perdono delle loro famiglie: “Sono solo bravate” – si ascolta.  “Siamo bombardati da una cultura mediatica di violenza” – ha aggiunto il magistrato, poi sostenuta dall’intervento del sindaco Menino Coppi che, a partire da esperienze professionali personali, ha inquadrato l’immagine dei ragazzi moderni, poco inclini al rispetto delle regole e “trascurati” dalle loro famiglie che, per semplicità e comodità, minimizzano e difendono i comportamenti negativi dei loro figli imputando le colpe agli altri.

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