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Laera a Reggio Calabria con i Fratelli d’Italia

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“Partenza in autobus prevista per le ore 5.00 da Parco 2 Giugno a Bari. Appuntamento a Reggio Calabria con gli altri circoli d’Italia alle ore 15.00 per formare una catena umana sul lungomare, a rappresentare simbolicamente un confine tricolore tra il Mediterraneo e la nostra terra e dare fisicamente l’idea di quello che vogliamo proteggere. A seguire, alle ore 17, comizio conclusivo della manifestazione, per spiegare la nostra posizione sull’immigrazione in modo chiaro e senza ipocrisie”.

Questo il programma previsto e attuato per la grande mobilitazione nazionale organizzata da Fratelli d’Italia sabato 18 ottobre per dire no all’immigrazione, a cui ha partecipato anche il consigliere Sandro Laera, il quale punta il dito su tre aspetti fondamentali: la mancanza di regole che disciplinino l’immigrazione, l’indifferenza dell’Europa e la necessità di risolvere il problema alla radice. Ecco quanto dichiarato al nostro giornale: “Sabato abbiamo fatto questa manifestazione per dire no all’immigrazione, prima di tutto gli italiani. Questo è un partito molto attivo, io sono un neo militante e per me sono quasi delle novità. Partecipo molto volentieri. Ovviamente il significato di questa manifestazione non deve essere frainteso, non è un messaggio di carattere discriminatorio, ma tutt’altro. Giorgia Meloni il giorno precedente ha visitato i centri di accoglienza che si sono dimostrati carenti, non offrono realmente un’accoglienza dignitosa agli immigrati, eppure queste strutture vengono retribuite in maniera abbastanza cospicua, si stanno creando delle realtà particolari, dove addirittura qualche imprenditore ha pensato bene di trasformare centri per anziani in centri di prima accoglienza. Come al solito si cerca di fare speculazione con soldi e risorse sottratte agli italiani, questo è il senso. Fratelli D’Italia dice sì all’accoglienza, ma con dei presupposti ben precisi come l’occupazione nazionale al 7%, il rispetto delle regole: se un italiano va all’estero, non può rimanere più di sei mesi senza un lavoro e quindi lo fanno rimpatriare. Questo significa che siamo carenti di regole a punto tale da aver depenalizzato il reato di immigrazione clandestina. Noi contestiamo gli eccessi di libertà per un certo verso, l’indifferenza da parte dell’Europa, siamo i soli ad ospitare gli immigrati che ad oggi arrivano con numeri importanti, che vanno a gravare sul nostro servizio sanitario nazionale, a dispetto di chi ne dovrebbe usufruire pagando le tasse. Non siamo nelle condizioni di poterci far carico di questi immigrati che purtroppo scappano dalle loro realtà. Le missioni di solidarietà si possono fare anche nei luoghi di origine e prima che l’immigrato arrivi come clandestino”.

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