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Dal 1954, la parrocchia di San Giovanni.

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A partire da sabato scorso, presso la Chiesa di San Giovanni, ci sono stati vari momenti, dedicati alla parrocchia. Il 4 ottobre, c’è stata la giornata di S. Francesco d’Assisi. La celebrazione eucaristica è stata presieduta da Padre Giuseppe Ciccimarra ed è seguito l’incontro/dibattito sul tema ‘La parrocchia oggi’, a cui sono intervenuti il prof. Filippo Losacco, da laico, il dott. Pierangelo Antonio Pugliese, da cattolico praticante e Ivan Gigantelli come moderatore. La chiesa di San Giovanni è una chiesa francescana; con Don Lorenzo si costituì il gruppo di laici francescani, Gi.Fra, la cui esperienza è poi proseguita con Don Lino.

Ieri, 7 ottobre, si è festeggiato il 60° anno della costituzione della parrocchia per opera del vescovo Gregorio Falconieri. Si è voluto approfondire il significato della vita comunitaria parrocchiale, attraverso il ricordo di due particolari figure storiche: Don Vitantonio Pugliese e Rita Lo Greco. Sono intervenuti a riguardo, l’insegnante Maria Pia Lenato ed il dott. Domenico Resta.

Il dott. Resta ha presentato tutto il percorso storico dal 1954, data di istituzione della parrocchia. “Questa parrocchia ha il nome della sua Chiesa, un nome molto importante per Turi: San Giovanni Battista. I nostri padri, da  quando Turi si è donata alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana scelsero come patrono, protettore, proprio San Giovanni Battista, ed ancora oggi è il primo patrono di Turi. In un lontano pomeriggio del 1954, Monsignor Gregorio Falconieri, vescovo di Conversano, nella cui diocesi si trova il nostro paese, convocò nell’ufficio parrocchiale della Chiesa Madre, l’arciprete don Peppino Contento, don Vitantonio Pugliese e don Vito Ingellis ed ex abrupto, come era il suo costume, comunicò loro che aveva intenzione   di istituire in Turi altre due parrocchie. Primo parroco di San Giovanni fu nominato don Vitantonio Pugliese, che ordinato sacerdote il 16 luglio 1939 dallo stesso Monsignor Falconieri, in quella occasione si sentì dire che bisognava trovare i fondi per costituire il patrimonio della istituenda parrocchia, come stabilito dal diritto canonico. Il Vescovo decise che questo patrimonio non potesse essere inferiore a £ 850000 in contanti o in beni mobili o immobili. Si trattava di una cifra considerevole, tenendo conto che erano appena passati nove anni dalla fine della seconda guerra mondiale e l’Italia era ancora in fase di ricostruzione. Alcuni parrocchiani benestanti, interpellati da don Vitantonio e sotto la spinta emotiva, immediatamente promisero di offrire una abitazione, che copriva ampiamente la somma richiesta, per cui il 12 dicembre 1954, giorno dell’inaugurazione della parrocchia questi signori fecero bella mostra, occupando la prima fila durante la cerimonia di investitura. In seguito, non sappiamo per quali motivi, rimangiarono la loro promessa, per cui il povero don Vitantonio fu costretto a racimolare, in breve tempo, la somma necessaria, che venne messa  insieme con l’aiuto del padre, che offrì al figlio un locale sito in Piazza Colapietro, con sottostante cantina, più una casa antica composta di due vani, uno al piano terra ed uno al primo piano situata in via San Pietro. Per raggiungere la famosa somma furono aggiunti i risparmi che don Vitantonio aveva, grazie al suo insegnamento di religione nella Scuola Media Statale. Don Vitantonio Pugliese dette alla parrocchia un indirizzo missionario in quanto era già direttore spirituale del gruppo missionario cittadino e sin da quel momento iniziò a raccogliere fondi per aiutare il clero bisognoso delle zone più povere della terra.”

Rita Lo Greco è stata attiva in parrocchia per 50 anni, fino alla sua morte. Come catechista, ministro straordinario dell’eucarestia, nelle attività missionarie. ‘Ho deciso di dedicare la mia vita alla chiesa e ai poveri.’ Diceva Rita che, al di là, del ruolo istituzionale, ha consacrato la sua vita a Dio. Quando è diventato sindaco Matteo Pugliese, egli le chiese di occuparsi dell’ospizio dei poveri che era situato in un ambiente malsano, nell’attuale chiostro francescano.

Da cristiana laica, ha lottato ed ottenuto che gli anziani fossero trasferiti al primo piano dell’ex-ospedale civile. ’Caro sindaco finché ci sarò io, questi poveretti saranno trattati da cristiani.’ Queste le sue parole. Cambia il nome dell’ospizio in Casa dei Poveri, dove lei gestiva questa realtà, come una casa, evitando ogni spreco di fondi pubblici. La Lenato ha concluso: “Io credo che Rita sia stata una presenza importante per tutta la comunità turese e possa essere indicata come modello del laico nella chiesa di oggi. Del Laico-Chiesa che si fa anche promotore e attore della rivoluzione sociale cristiana, nelle realtà umane. Noi turesi le dovremmo essere grati per quello che ha fatto e conservarne il ricordo, facendo conoscere alle nuove generazioni l’impegno da lei profuso per la formazione cristiana dei ragazzi e il servizio alla parrocchia di S. Giovanni.”

A Don Vitantonio e a Rita sono stati dedicati due ambienti: la sacrestia al primo e la sala-incontri del primo piano, a Rita. La benedizione delle targhe è stata affidata a Don Giovanni Amodio, alla presenza di Don Lorenzo, Don Peppino, don Nicola D’Onghia, attuale parroco della chiesa e dell’assessore ai servizi sociali Giusi Caldararo, in rappresentanza comunale.

Domenica 12 ottobre, si terrà la celebrazione eucaristica di conclusione dell’anniversario, a cura di don Mario Lamorgese.

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