Nella Grotta la musica di Giovanni Maria Sabino
Si è tenuto, domenica scorsa, 20 luglio, presso la Grotta di Sant’Oronzo, l’evento ‘Giovanni Maria Sabino e il culto oronziano tra Umanesimo e Barocco’ a cura di Paolo Valerio, in collaborazione con l’associazione ‘Il Viandante’, l’associazione Bersaglieri ‘A. Pedrizzi’ e con il patrocinio del Comune di Turi.
Gli astanti accorsi numerosi hanno ascoltato quattro mottetti di Sabino, tra cui ‘Sacrum Convivium’, tratti dalla ‘Ghirlanda’, famoso florilegio di musicisti, inframmezzati dalle spiegazioni storiche sulla vita e sulle opere dell’autore, relazionate da Valerio, che si è occupato degli adattamenti musicali e della scelta dei documenti storici. I brani sono stati eseguiti dal soprano Valeria Polizio e dal clavicembalista Jacopo Raffaele. Paolo Valerio ha ringraziato tutte le istituzioni presenti, l’assessore alla cultura Lavinia Orlando e il consigliere alle associazioni Leo Spada, l’ass. Bersaglieri ed ‘Il Viandante’. “Questo progetto è al decimo anno; è nato, infatti, nel 2004. C’è stata continuità grazie anche ad Antonio Tateo. Le slide che vedrete sono state curate dal musicologo Francesco Luisi. Vi esporrò anche parte di una mia relazione presente negli Atti del Convegno, tenutosi sul nostro Giovanni Maria Sabino.”
Giovanni Maria Sabino nasce a Turi nel 1588 e muore a Napoli nel 1649. E’ stato un compositore ed un organista. Visse in una casa del centro storico di Turi, ad un unico vano, con soprano e sottano. Il primo documento che conosciamo è del suo battesimo ed è il registro dei battesimi del 1588, dove si legge che ricevette il sacramento, il 30 giugno, in Chiesa Madre. Esponente di una famiglia di musicisti e compositori, visse a Turi fino a tutto il 1602, anno in cui, quattordicenne, con l’appoggio dei Moles, di cui erano compari, si recò a Napoli per studiare musica sotto la guida di Don Prospero Testa. C’è un documento che testimonia il suo avvio al sacerdozio come clerico, all’età di 14 anni. Fece provvisoriamente ritorno a Turi nel 1610 per prendere possesso del beneficio di San Giacomo Apostolo, col titolo onorifico di abate. Nel 1612 fu ordinato sacerdote e questa volta rimase nella città natale fino alla fine del 1613, per poi tornarsene a Napoli dove proseguì la sua carriera musicale. Sabino, pur non risiedendo più a Turi, rimase comunque membro del Capitolo della Collegiata dell’Assunta. La sua reputazione come compositore gli valse la nomina, nel 1622, a primo maestro di cappella della scuola di musica della Pietà dei Turchini, carica che tenne sino al 1626. Da questa scuola nascerà l’attuale Conservatorio di S. Pietro a Majella. Nel 1627 diventò maestro di cappella della Chiesa Reale di Santa Barbara di Castel Nuovo (questa informazione è peraltro presente nell’archivio diocesano di Conversano) e tra il 1630 e il 1634 fu organista presso l’Oratorio di San Filippo. Il suo ultimo incarico fu quello di maestro di cappella della Santa Casa dell’Annunziata, dove svolgeva anche il ruolo di organista e insegnante. Egli è il padre della Scuola Musicale Napoletana che nel Settecento divenne famosa e invidiata in tutto il mondo occidentale. Probabilmente la più antica cantata napoletana è di Sabino. Il nuovo stile musicale è importato direttamente da Venezia ed è conosciuto come ‘musica barocca’, grazie a rapporti diretti con Claudio Monteverdi, testimoniati dalla presenza di musiche del maestro cremonese in una raccolta di salmi del Sabino e nell’archivio dei Girolamini di Napoli, e di mottetti del Sabino nella ‘Ghirlanda Sacra’ . Il Sabino sarà l’unico ed il primo musicista napoletano presente in una raccolta di musiche di soli maestri veneti, compreso il Monteverdi. Egli avvia una catena di maestro-allievo che attraverserà tutto il Seicento e Settecento generando grandi musicisti quali: Francesco Provenzale, Domenico Scarlatti, Leonardo Leo, Tommaso Traetta, Giovanni Paisiello, Niccolò Piccinni.