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Uniba: 57° su 61 atenei statali

La facciata trionfale

L’Università di Bari al 57° posto nella “classifica di qualità” redatta dal Sole24ore che vede competere ben 61 atenei statali. Il dossier riporta innanzitutto le graduatorie complessive, frutto della media dei punteggi ottenuti da ogni ateneo nelle classifiche costruite sulla base dei nove indicatori della didattica e dei tre indicatori della ricerca. Con un punteggio totale di 30 punti su 100, Bari è seguita solo dalle università di Napoli II, Perugia Stranieri, dall’ateneo di Palermo e dalla Napoli Parthenope. Va meglio per il Politecnico di Bari, che si colloca al 47° posto con 36 punti, seguito dall’Università di Lecce a cui viene attribuito lo stesso punteggio. Tra gli atenei statali pugliesi riceve la medaglia d’oro l’Università di Foggia, posta al 35° posto con 48 punti. Il titolo di migliore università del meridione viene conquistato dall’ateneo di Salerno che si colloca al 23° posto, preceduto nella classifica da centri universitari del Nord, al cui podio troviamo Verona, Trento e il Politecnico di Milano, rispettivamente in prima, seconda e terza posizione. La situazione pugliese non migliora nemmeno se si considerano le università private: in una classifica di 16 atenei non statali, che vede tra le prime tre classificate il San Raffaele di Milano, la Bocconi e la Luiss, la Jean Monnet di Bari si colloca al terzultimo posto, seguita solo dalla Kore di Enna e dalla Europea di Roma.

Più della posizione complessiva, però, le indicazioni di maggiore interesse arrivano dai singoli indicatori, che provano a offrire un esame il più possibile completo su pregi e difetti di ogni ateneo. Le classifiche sulla base dei singoli indicatori vengono suddivise in due gruppi: didattica e ricerca. Nella sezione “didattica”, l’Università di Bari si colloca al 44° posto per l’”attrattività” (% di iscritti fuori Regione), al 26° posto per “sostenibilità” (numero docenti di materie caratterizzanti per corso di studio), al 10° posto per “stage” (crediti acquisiti in stage), al 48° posto per “mobilità” (% di studenti che hanno acquisito crediti con programmi di scambio), al 23° posto per “borse di studio” (% di percettori di borse di studio sul totale degli studenti idonei), al 55° posto per “dispersione” (% di studenti che hanno abbandonato l’ateneo al secondo anno), nuovamente al 10° posto per “efficacia” (% di studenti inattivi) ed infine al 30° posto per l’indicatore “soddisfatti” (valutazione degli studenti sull’efficacia della didattica). Per quanto riguarda la ricerca, troviamo tre importanti classifiche basate sui parametri “ricerca” (giudizi ottenuti dai prodotti di ricerca nella valutazione Anvur), “fondi esterni” (capacità di attrazione di risorse per progetti di ricerca) ed infine “alta formazione” (giudizi ottenuti dai prodotti di ricerca nella valutazione Anvur) secondo cui l’Università di Bari si collocherebbe al 58° posto per i primi due indicatori, al 51° posto per il terzo. Altro dato importante è l’”occupazione”, ovvero il tasso di studenti in cerca di lavoro a un anno dal titolo, secondo cui Bari si posiziona al 44° posto, mentre il costo medio degli affitti mensili per studenti sarebbe di 250 €.

Migliorerebbe la situazione per il Politecnico, soprattutto per occupazione e ricerca. Nel dettaglio: “attrattività” 48° posto nella classifica, “sostenibilità” 7° posto, “stage” 45° posto, “mobilità” 58° posto, “borse di studio” 25° posto, dispersione 26° posto, efficacia 56° posto, “soddisfatti” 52° posto, “ricerca” 46° posto, “fondi esterni” 17° posto, “alta formazione” 59° posto, “occupazione” 37° posto.

Sulla base di questi risultati, abbiamo intervistato alcuni studenti universitari, i quali ci hanno confessato di non essere per nulla sorpresi di tali sconfortanti dati, tanto che qualcuno aggiunge ironicamente: “io l’avrei piazzata anche al 61° posto”. Alla domanda “ritenete adeguato il rapporto qualità dell’istruzione – costo delle tasse?” la maggior parte degli universitari risponde negativamente, lamentando soprattutto la mancanza di chiarezza nel criterio di assegnazione delle fasce di reddito. Nessuno sgomento nemmeno quando si espongono i numeri della ricerca: questa è ormai ferma da anni – ci dicono. Infine chiediamo loro se hanno mai pensato di proseguire gli studi in un’altra città e quasi tutti hanno risposto di sì, perlomeno lo farebbero se avessero le disponibilità economiche. Nessuna discrepanza dunque tra la classifica di qualità e il giudizio degli studenti. L’Università barese dovrà rimboccarsi le maniche.

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