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“Passate u sande, arrive la feste”.. parla il regista

domenica teatro

Turi – Prosegue una domenica tutta da ridere

L’esperienza teatrale turese è proseguita, l’8 dicembre, con il Teatro Stabile della Pro Loco di Sammichele di Bariche ha portato in scena, presso l’Auditorium ITES “S.Pertini”, all’interno della rassegna “Una domenica tutta da ridere”,  la commedia “Passate u sande, arrive la feste”, scritta, diretta e interpretata da Silvio Tateo.

L’evento è stato organizzato dal Prof. Osvaldo Buonaccino D’Addiego.

La commedia racconta la condizione di solitudine in cui si vengono a trovare gli anziani soprattutto in prossimità delle festività natalizie. La vita prosegue per i giovani ma c’è, invece, chi è arrivato al capolinea.

Tra i temi c’è l’amore incondizionato dei genitori per i figli, l’egoismo ed il materialismo delle nuove generazioni,  la fedeltà al ricordo di una moglie defunta con la quale il protagonista s’immagina un valzer che sarà, poi, il preludio all’incontro con la morte.

Un incontro triste e malinconico ma per nulla tragico: il fanciullo che è stato si unisce all’anziano, insieme ai ricordi, accompagnandolo verso il Paradiso, in un’atmosfera di una dolcezza che tocca lo spettatore, senza deluderlo dopo la genuina comicità che caratterizza il racconto.

La prima rappresentazione è avvenuta il 16 dicembre 2012, presso la Biblioteca Comunale di Sammichele di Bari, ottenendo un grande riscontro.

Successivamente è stata messa in scena in altri paesi quali Putignano, Bari, Casamassima ( Officine Ufo) e  Ruvo di Puglia.

domenica teatro

La lingua usata è solo in parte dialettale; del dialetto è ripresa soprattutto la cadenza. Lo scopo di questo nascente gruppo teatrale, fatto di giovani motivati, è quello di valorizzare le tradizioni.

                                     Intervista al regista Silvio Tateo

Abbiamo intervistato anche il regista del Teatro Stabile di Sammichele, Silvio Tateo.

Quali sono i motivi ispiratori della commedia da lei scritta?

“I motivi sono quelli classici che spingono gli autori a scrivere: la necessità di raccontare il proprio territorio facendo emergere la bellezza del nostro tessuto sociale. Inoltre, in questo specifico lavoro, avevo voglia di raccontare la solitudine degli anziani, spesso considerati come un qualcosa da accontentare ma senza mai integrarli realmente nelle nostre famiglie. E l’ho fatto in maniera comica, perché i messaggi che passano nella comicità sono quelli che si apprendono meglio.”

Come mai ha scelto questo finale così malinconico?

“Non è una scelta, è il mio modo di scrivere. Io sono un comico ma ritengo che la risata sia una cosa molto seria. Io distinguo sempre il far ridere dal farsi deridere. Secondo me, un racconto che non lascia nulla è un racconto sprecato. Ogni storia dovrebbe lanciare dei messaggi. Io cerco di farlo. Il finale è molto commovente e la gente lo apprezza molto. Spesso mi dicono: sono passato dal ridere al piangere. Io credo che suscitare emozioni così contrastanti sia davvero bello, ma anche molto difficile.”

C’è qualcosa di autobiografico?

“Sì. I miei genitori erano anziani, ed io che ero rimasto l’ultimo figlio in casa. Spesso mi ritrovavo a non uscire con gli amici durante le feste. I miei fratelli avevano le loro famiglie e quindi erano impegnati e per diversi anni ho anche detestato il Natale, però allo stesso tempo ero felice di stare con loro.”

Ha scritto altre commedie? se si, di cosa parlano?

“Si ho scritto diverse cose per il teatro. Io ho fatto parte per 7 anni del Labor Zelig on The Road (i laboratori comici di Zelig) scrivendo diversi monologhi e testi comici. Inoltre, ho scritto un’altra commedia dal titolo: ‘Tra destra e sinistra io che ‘centro’?’ (centro scritto così perché ha un doppio significato). E a febbraio la metterò in scena con i miei ragazzi.”

Mi darebbe alcune brevi informazioni sulla compagnia Teatro Stabile?

“Il Teatro Stabile l’ho ideato circa 4 anni fa con un’unica finalità: dare la possibilità ai ragazzi di conoscere il teatro quale forma di aggregazione, di divertimento e di crescita personale. Chi sale su un palco cambia se stesso. Chi sale su un palco cambia profondamente ed in meglio il proprio modo di essere. Si capisce il valore del prossimo, in cui l’errore dell’altro è un tuo errore e il tuo successo è il suo successo. Non per niente si parla di compagnia teatrale.
Inoltre, l’opportunità di esprimersi in pubblico o di interpretare personaggi che hanno modi di fare diversi dal tuo ti danno la possibilità di conoscere meglio te stesso e le ragioni delle persone che incontri sul tuo cammino. Spesso un ragazzo, quando è nella fase idealistica che arriva sino ai 25 anni divide tutto in giusto e sbagliato. Chi fa teatro comprende che un uomo, a seconda del suo percorso di crescita ha le sue ragioni in tutto quello che fa. Per l’uomo 2+2 non sempre fa quattro, spesso può far 5 o 3 ed è giusto che sia così, senza alcun errore.”

Quali sono i vostri prossimi appuntamenti?

“A Corato il 29 dicembre 2013 al Teatro Comunale.”

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