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La ProLoco festeggia Halloween

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Nella notte delle streghe, tra sacro e profano, tra un dolcetto e uno scherzetto la Pro Loco di Turi ha adibito, a partire dalle ore 18.00, fuori dalla propria sede in via XX Settembre, un banchetto di dolciumi e leccornie per i più piccoli che in occasione della festa più macabra dell’anno, si sono riversati per strada , travestiti da vampiri, streghe e fantasmi, al fine di soddisfare le proprie golosità . “Dolcetto o scherzetto”? È questa la formula di rito che questi buffi spiriti erranti hanno posto alle due streghe della Pro Loco che li hanno accolti con dolcetti, palloncini e tanti sorrisi . Molti sono stati i genitori che hanno preferito accompagnare i piccoli in questa notte mascherata lasciandosi coinvolgere in questo grande divertimento a cui anche la nostra Pro Loco ha contributo.

Ma da dove deriva questa tradizione? Per molti la parola Halloween ha origine anglosassone e probabilmente deriva da una contrazione della frase “All Hallowes Eve”, ovvero la notte di Ognissanti, che venne abbreviato in Halloew’Even, poi in Halloe-e’en ed infine in Halloween. La sua celebrazione tuttavia ha origini ancora più antiche e pone le sue radici nella civiltà celtica, più precisamente nel periodo pre-cristiano, nella fattispecie nella festività celtica di Samhain. Secondo il Calendario Celtico in uso 2000 anni fà fra i popoli che occupano l’Inghilterra, l’Irlanda e la Francia del Nord, il 1° Novembre rappresentava l’inizio del nuovo anno, una sorta di Capodanno per loro. Per le popolazione del tempo, che basavano il tutto sul ciclo naturale della natura e di ciò che li circondava, la festa di Halloween celebrava il definitivo passaggio alle metà oscura dell’anno, che per i Celti significava lasciarsi alle spalle la stagione della luce. E’ per questo che i tipici colori della festa sono il nero e l’arancio, che rappresentano il primo il buio dell’inverno che arriva e l’altro il colore dell’estete che sta per svanire. L’usanza moderna di travestirsi nel giorno di Halloween nasce appunto dai Celti, che dopo il rito dei sacrifici nella notte del 31 Ottobre festeggiavano per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per esorcizzare e spaventare gli spiriti. Vestiti con queste maschere grottesche ritornavano al villaggio illuminando il loro cammino con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui erano poste le braci del Fuoco Sacro. Ricordiamo che per i Celti non esistevano nel diavoli, ne demoni ma bensì le Fate che appunto nella notte di Samhai erano solite fare “scherzetti”. Tuttavia il detto “dolcetto o scherzetto” non ha le sue radici in esse, ma nel periodo tardo-medioevale. Si pensa infatti che i primi cristiani in cammino da un villaggio all’altro, elemosinavano per un pezzo di “dolce dell’anima”, che altro non era se non un pezzo di pane. Più “dolci dell’anima” una persona riceveva, più preghiere questa persona prometteva di recitare per i defunti della famiglia che aveva a lui donato il pane. Infatti a quei tempi si credeva che i defunti potessero giungere al Paradiso non solo attraverso la preghiera dei propri cari, ma anche degli sconosciuti. Tuttavia non erano solo i Celti a festeggiare questa data. Anche i Romani nell’intorno del 1° Novembre onoravano Pomona la dea dei frutti e dei giardini. Durante questa festività venivano offerti frutti alla divinità per propiziare la fertilità futura. In altre parti del Vecchio Continente, ove si privilegiava la cultura pagana, il 31 Ottobre si celebrava la festa del Black Sabbath. Una tradizione dunque ben radicata nelle popolazioni dell’Europa tant’è che nemmeno l’avvento della chiesa cattolica riuscì a sradicare completamente.

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