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Turi cessi di essere il feudo conteso dai signorotti locali

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Il circolo locale di Rifondazione Comunista saluta con amarezza la dipartita dell’amministrazione Resta.
Non fraintendeteci. Il fatto che una giunta di centrodestra abbia trovato fine, dopo solo un anno e mezzo dal suo insediamento, non può non strapparci un sorriso.
Si tratta, tuttavia, di flebile gioia, se confrontata con le tante macerie, fisiche e culturali, che l’amministrazione decaduta lascia dietro di sé. È inutile sottolineare ciò che è sotto gli occhi di tutti e che più volte, come Rifondazione Comunista, abbiamo stigmatizzato. Non c’è turese che non conosca la situazione disastrata delle strade urbane e rurali (con il lungo corollario di contenziosi e risarcimenti che le buche portano con sé), l’incuria cui sono periodicamente sottoposti verde e spazi pubblici, la sciatteria amministrativa che si ripercuote su tutti i settori in cui il Comune potrebbe fare qualcosa (dalla scuola ai vari ambiti del sociale), l’incapacità di stare al passo coi tempi (si vedano, da ultimo, le percentuali poco civili di raccolta differenziata, che genera, tra l’altro, l’aumento delle tasse tanto discusso), a tacere di tutto il resto. Ricordiamo ancora oggi l’urlo di battaglia dell’armata capitanata da Resta, quando, dai palchi della campagna elettorale, prometteva “rinnovamento, in continuità con quanto già fatto dall’amministrazione Gigantelli”; già allora ci eravamo permessi di sottolineare come il cambiamento non potesse essere raggiunto attraverso la semplice sostituzione di padri e datori di lavoro con prole e segretari particolari, totalmente privi di esperienza politica, militanza ed attivismo ed, in quanto tali, facilmente manovrabili dai burattinai turesi.
Non fummo ascoltati, forse perché “figli di ristoratori minori” e poco allettanti nelle nostre “ideali” promesse elettorali. Sfortunatamente per i turesi, a distanza di diciotto mesi, i nostri timori hanno trovato conferma; il rinnovamento tanto sbandierato era pura facciata, il decantato furore giovanile non ha smosso di una virgola il torpore del nostro paese e Turi si è riscoperta per quello che è sempre stata: un feudo conteso tra i due ricchi signori locali che, dopo essere stati acerrimi nemici, avevano siglato una tregua, giusto in tempo per non rischiare di restare estromessi dalla corsa elettorale; quando però i duellanti in questione si chiamano Onofrio Resta e Michele Boccardi non c’è da star tranquilli e, difatti, dalla pace apparente, si è ben presto ritornati alla guerra, scaturita non di certo dalla preoccupazione dei due signori per la sorte fiscale dei propri cittadini, ma da chissà quale ben più “interessata” motivazione (che a noi, poveri sudditi, resterà ovviamente ben celata).
A fronte di tutto ciò, restano le macerie di un Paese, già sfiancato da cinque anni di era Gigantelli ed ora definitivamente distrutto dall’amministrazione uscente. Noi pensiamo che la misura sia colma ed auspichiamo, come Rifondazione Comunista, che tutti i partiti, i movimenti ed i singoli soggetti che in questi anni si sono opposti al centrodestra turese ed ai suoi diversi centri di potere si uniscano per consentire a Turi di respirare aria nuova, per sostituire l’incompetenza con lo studio e la preparazione, i giovani controllati e/o succubi dei “padrini” locali con soggetti autonomi, liberi e pensanti, le vecchie pratiche fatte di promesse di lavoro, cene e minacce con la pura e semplice partecipazione.
Già in passato ci siamo fatti promotori di un incontro pubblico che consentisse ai singoli cittadini ed alle forze politiche di formulare idee sulla (ora dimenticata) questione della Città Metropolitana e di elaborare una proposta comune.
Proviamo ora, con lo stesso metodo quanto più partecipato possibile, a costruire l’imprescindibile alternativa per Turi.

Rifondazione Comunista – Turi

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