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“Per il Comune io non esisto”

ROMAGNOLI1

A più di un mese dal crollo dalla casa in via Forno D’Adddante, vi raccontiamo la storia del signor Claudio Romagnoli che, da quanto ci è stato raccontato, è diventato una sorta di “fantasma” agli occhi delle istituzioni.

Il 18 febbraio, come altri concittadini che abitavano nelle immediate vicinanze del luogo del crollo, Claudio Romagnoli si vede notificare un’ordinanza sindacale che intima lo sgombero fino al 4 marzo per consentire l’esecuzione delle operazioni di messa in sicurezza dell’area. Fatta eccezione per qualche trascurabile disagio, il signor Claudio è sereno perché un posto in cui dormire lo ha ancora. Non potrà dire lo stesso quattro giorni dopo. Difatti, il 22 febbraio, un sopralluogo dell’Ufficio Tecnico e della Polizia Municipale certifica che la sua abitazione è stata ulteriormente compromessa dal crollo ed ora, leggi alla mano, gli spetta eseguire a proprie spese tutte le opere “indispensabili per la messa in sicurezza dell’immobile”.

ROMAGNOLI2Probabilmente sfugge alla macchina amministrativa che Romagnoli è disoccupato da più di dieci anni: finora si è arrangiato con lavoretti saltuari, guadagnano quel poco che bastava per sbarcare il lunario, senza chiedere niente a nessuno. Non possiede le risorse per rimettere in sesto la propria abitazione e non ha parenti in grado di provvedere al suo posto.

Senza un tetto e con l’intimazione ad iniziare i lavori, il signor Claudio non vede altra strada che rivolgersi ai Servizi Sociali, fiducioso di ricevere un sostegno. Questo avveniva circa un mese fa. Da allora l’unica risposta che ha avuto è stata la promessa di una telefonata in caso di novità.

Evitando la facile retorica e i formalismi degli “atti dovuti”, non riteniamo comprensibile il disinteresse dimostrato da parte delle istituzione che, soprattutto in queste circostanze, non possono chiamarsi fuori e declinarsi in un cinico apparato burocratico. Il Sindaco e la sua giunta avrebbero dovuto chiedersi, se non per esigenza morale almeno per responsabilità amministrativa, dove il signor Claudio fosse andato a vivere nel frattempo. Avrebbero dovuto verificare se riuscisse a procurarsi l’essenziale per sopravvivere; se fosse assistito da qualcuno o, diversamente, se bisognasse sollecitare la procedura di presa in carico da parte dei Servizi Sociali.

Nulla di tutto questo risulta sia stato fatto. Gli unici a dare una mano sono stati il presidente dell’associazione “I Vecchi Tempi”, Paolo Florio, ed uno stretto parente del Romagnoli che lo ha ospitato in un sottano-deposito che, come denunciano le immagini che pubblichiamo, non può essere considerata un’abitazione dignitosa.

Concludiamo, fermo il diritto di replica degli interessati, augurandoci che si intervenga quanto prima.

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