“La Prima Guerra Mondiale: le donne”
La storica americana Gerda Lerner, ci ricorda che “fare storia, per le società come per gli individui, non è un lusso intellettuale superfluo, ma è una necessità sociale”. Fare storia è di fatto un processo attraverso il quale gli esseri umani conservano ed interpretano il passato e poi lo reinterpretano alla luce del presente. Se memoria collettiva e storia sono i quadri entro i quali si costituiscono la memoria e l’identità individuale e collettiva, bisogna riconoscere che le donne, così a lungo escluse o, nella migliore delle ipotesi, relegate ai margini della storia insegnata, hanno rivestito un ruolo cardine in molte epoche storiche ed in particolare nella Prima Guerra Mondiale. Un’attenta analisi del ruolo della donna nel primo conflitto mondiale è stata fornita, venerdì 18 marzo, presso il Centro Studi di Storia e Cultura di Turi , dalla Prof.ssa Marisa Cacciapaglia, nella conferenza dal titolo: “La Prima Guerra Mondiale: le donne”. Nel corso del suo approfondimento storico la Prof.ssa Cacciapaglia ha evidenziato come lo studio degli eventi storici , relativi al primo conflitto mondiale, ci trasmette, oggi, un’idea della guerra come di un universo tutto maschile, in cui rivestono un ruolo centrale i soldati, le battaglie, le decisioni dei grandi generali e la vita di trincea. Eppure, anche le donne, pur non combattendo in prima persona, diedero un apporto fondamentale allo sforzo bellico. Un apporto che contribuì a modificare il loro ruolo nella società e a dare una spinta decisiva al processo di emancipazione femminile. Un processo di emancipazione fondato sul coraggio di queste donne perfettamente all’altezza della drammatica situazione che andava esplodendo. Particolare attenzione è stata riservata, nel corso della serata, alla figura delle Crocerossine professioniste che , nelle zone più crudamente martoriate, prestarono la loro opera di cura e di assistenza, spesso affrontando l’estremo sacrificio. Degne di nota risultarono anche le” portatrici della carnia”, eccezionali donne di umili origini, che con il loro contributo per mesi e mesi permisero agli Alpini di stanza sulle Alpi Carniche di mantenere le loro posizioni. Tutti i giorni – all’alba, anche se in caso di emergenza potevano essere chiamate a qualsiasi ora del giorno e della notte – le portatrici dovevano presentarsi ai magazzini e depositi disposti a fondo valle, su una estensione di circa sei chilometri; le gerle, svuotate delle messi e dei generi di necessità per casa e stalla, venivano riempite di munizioni, provviste e altri materiali, per un peso che poteva raggiungere i trenta-quaranta chili. Le esperienze femminili durante il periodo della Grande Guerra furono molteplici: alla guida dei mezzi di trasporto, negli uffici, telegrafici e di informazioni segrete, persino nelle fabbriche di armi rivelarono grandi capacità di amministrazione e di applicazione al lavoro che fino ad allora erano ignote. “Le donne presero coscienza del loro valore e dimostrarono che il loro ruolo non era solo quello di essere “angelo del focolare”. La prima guerra mondiale segna un periodo di rivalsa del mondo femminile”. La conferenza, conclusasi con un’attenta riflessione del Prof. Domenico Resta sugli “orfani dei vivi”, ha rappresentato uno spaccato di storia impregnato di riflessione, apertura mentale, sofferenza e amore.