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MA CHE RAZZA DI PAESE SARÀ MAI QUESTO?

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Riceviamo e pubblichiamo.


Ho chiesto cosa gli fosse accaduto e mi ha raccontato di aver fatto uno strano sogno e di non riuscire ad ambientarlo in un luogo preciso.

Mi ha detto di aver sognato di vivere in un posto dove gli abitanti sono abili lavoratori mentre una parte di essi riesce ad estrarre dalla terra frutti meravigliosi. Quasi li regala a chi si arricchisce nel rivenderli. Gli altri, invece, che hanno spirito di iniziativa, non potendo ampliare la loro bottega o impiantare un nuovo capannone, sono costretti ad evadere nei Comuni vicini dove amministratori più sensibili e più avveduti hanno dotato il loro paese di strutture idonee. È un posto davvero strano quello, dove i cittadini dormono come gli struzzi, con la testa sotto l’ala o sotto la sabbia, e quando votano per farsi rappresentare nelle amministrazioni eleggono sempre non coloro che hanno dimostrato di possedere la conoscenza dei problemi, la preparazione per poterli risolvere e la disponibilità per potersi dericare, ma quelli più sprovveduti, poco competenti e con impegni divergenti.

Così si ritrovano un sindaco sempre assente e poco efficiente, con chi, ricattando una maggioranza in bilico, si fa nominare vicesindaco, forte del fatto di aver racimolato voti facendo il fattorino, non per essersi accreditato sul piano politico. Gli assessori, pedine con scarsa dignità, sono trattati come calciatori: prima convocati, poi mandati in panchina e poi ancora riconvocati per sostituire quelli che hanno abbandonato il campo in forma di protesta. Mentre tra i consiglieri ci sono quelli che cambiano casacca.

È un paese che per alcuni decenni non ha visto l’apertura di una sola nuova strada, ma dove si continua a costruire in modo indiscriminato e caotico, a volte bloccando o facendo deviare le strade, come il prolungamento di quella di un grande supermercato.

È un paese dove l’inefficienza regna sovrana perché accade anche che prima si realizzano le opere pubbliche e poi si demoliscono.

È un paese dove la scarsa competenza tecnica non riesce a centrare un rondò, dove le strade sono diventate gruviere ed i viali dei giardini pubbbici piste ciclabili.

È un paese dove la dimostrata inefficienza amministrativa è figlia legittima di una più generalizzata mentalità sub-culturale e castrante.

È un paese del quale sono tutti scontenti, ma che nessuno tenta di migliorare. Come si potrebbe definire un posto così, dove undicimila abitanti non sono mai riusciti ad esprimere una decina di uomini saggi, onesti e capaci per invertire le decadenti sorti?

È un paese dove tutto è il contrario di tutto.

Ma che razza di paese sarà mai questo? Ricordo che si scriveva con quattro lettere e che gli abitanti si chiamassero turisti, non interessati ai problemi locali.

Caro amico, mi sa tanto che questo sogno coincida con la nostra realtà, perché questo paese mi pare proprio di conoscerlo, in quanto è simile a quello che abbiamo sotto gli occhi. Per cui, avendo preso coscienza di questa amara realtà, per non continuare ad annegare in questa palude, mi auguro che in te possa prevalere quel doveroso senso civico di cittadino ben pensante, di uomo, e di padre di famiglia, per gettare le basi di un futuro migliore. “Ad maiora amico”.

Turi, 18 ottobre.

 

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